Di norma la pessima abitudine di far esplodere ordigni di vario genere dovrebbe cessare poco dopo la mezzanotte del primo dell’anno, ma quest’anno ci tocca un’appendice. Gli specialisti del fantaclima stanno stilando le loro classifiche e si cominciano a sentire le prime bordate. Le ho raccolte per voi in una serie di tweet e relativi link:
Inizia il Consorzio LaMMA della Toscana, cui va l’onore di essere arrivato primo, ma probabilmente anche la delusione di poter sfoggiare soltanto un pareggio tra il 2014 e il 2003. Però c’è sempre la soddisfazione di poter contare su 60 anni di precedenti più freschi.
#wikiclima #clima 2014, il più caldo degli ultimi 60 anni in #Toscana a pari merito con il 2003 (dati MeteoAM). pic.twitter.com/Rkwl6JszdR
— Consorzio LaMMA (@flash_meteo) 3 Gennaio 2015
Poi c’è Steven Goddard, scettico impenitente, che preferisce le misure satellitari a quelle terrestri. Un grafico interessante quello riportato, perché visto dall’alto dei satelliti l’ultimo anno pare sia stato niente di che.
If enough government agencies lie about it being the hottest year ever, it must be true. http://t.co/yAUp6D4R6D pic.twitter.com/YG4UxNGAIg — Steve Goddard (@SteveSGoddard) 2 Gennaio 2015
Poi c’è Tom Nelson, altro super scettico, che rilancia il link a un post piuttosto curioso in cui l’autore si è divertito a dividere i 36 anni (1979-2014) di misure satellitari in sottomultipli, tirando fuori delle classifiche di diversi periodi. Se infatti l’ultima decade è stata più calda di tutte quelle che l’anno preceduta (da quando abbiamo deciso di saper misurare la temperatura), gli ultimi 9 anni sono stati invece più freddi dei nove che li hanno preceduti.
RSS: “most recent 9-year period was actually cooler than the previous one” http://t.co/udKXdoAC27
— Tom Nelson (@tan123) 3 Gennaio 2015
Un modo come un altro per dire che questo genere di classifiche sono del tutto prive di significato. Però, se proprio ci tenete, sappiate che rispetto alle differenze di alcuni centesimi di grado che leggerete nei prossimi giorni, il 2014 è stato per le sonde satellitari, che nessuno nomina mai perché evidentemente buone per tutto ma non per misurare la temperatura, circa 0,3°C più freddo del 1998. Chiudiamo con un bagno di realtà offerto dall’Earthland Institute, che invece di essere uno scettico solo ne è piuttosto un’associazione. Come si concilia secondo voi l’anno (forse) più caldo di sempre con il ghiaccio sul pianeta che ha chiuso l’anno con l’8,2% in più rispetto alla media 1981-2010 grazie alla frenata nello scioglimento dei ghiacci artici e al persistente aumento di quelli antartici?
Reality Check: Global Sea Ice Well Above Average For Most Of 2014 http://t.co/txeQGE3ouW via @sharethis — GWPF (@thegwpfcom) 3 Gennaio 2015
Buona domenica
Provate a confrontare l’attività solare e i suoi ultimi cicli con il comportamento dei vp artico e antartico, il regime pluviometrico a scala globale, le sst oceaniche e quindi il comportamento dell’AMO-PDO-e fasi enso e poi analizzate il comportamento dei ghiacciai sempre mantenendo la relazione( tenendo a mente il fenomeno dell’amplificazione polare e il fatto che sia nei riscaldamenti che raffreddamenti i primi effetti li vivono le alte latitudini quindi i poli, e le alte quote quindi i ghiacciai montani),distinguete poi i poli in considerazione del fattore “continentalità e oceanicità” (aiuterà a comprendere i ritardi dovuti all’inerzia termica) Io ho notato sinergie davvero interessanti subito di primo impatto, e continuerò a studiarmi da auto-didatta questa correlazione.
I ghiacci antartici sono sia su continente che sul mare. Non è possibile che parte del ghiaccio continentale antartico sia finito in mare e poi abbia contribuito a gelare parte della superficie marina circostante? (Non sono un esperto, un argomento simile l’ho letto tempo fa in un sito-non ricordo bene quale…skepticalscience?- in risposta a chi sostiene che il ghiaccio aumenta).
Daniele, il sito che citi si chiama furbescamente (secondo me) “Skepticalscience” ma è nemico acerrimo degli scettici. Quindi attento a non farti sviare dal nome. Non sono la persona adatta per risponderti, ma provo a darti una mia risposta, che ha valore esclusivamente personale.
Sì, penso che sia possibile, la massa enorme di ghiaccio pesa molto, e tende a scivolare nel mare. Non ci dimentichiamo che l’Antartide ha 14.000.000 km² che sono ampiamente di più dei 10.180.000 km² dell’Europa.
I ghiacci marini antartici a settembre dell’anno scorso hanno superato i 20.000.000 km² (secondo i dati dell’NSIDC) che si devono sommare a quelli continentali, ai fini di calcolare l’albedo che fece vincere l’oscar e il nobel ad Al Gore quando un suo cartone animato mostrò gli effetti di una diminuzione dei ghiacci artici. Si immagina che un aumento di ghiacci, per quanto vili e grossolani ghiacci antartici ( 🙂 ) abbia un effetto in senso opposto.
Vogliamo tenere conto che la situazione (che comunque ha variazioni, opposte, stagionali) dell’Artico riguarda una estensione di ghiaccio molto, ma molto minore di quella antartica, anche perché a Nord manca un continente, e il ghiaccio è solo quello marino ?
Ma la situazione dell’Antartide interessa molto meno; qualcuno prova addirittura a dire che sia un qualcosa a sé staccato dal sistema climatico terrestre (mica l’Antartide si è trasferita su un altro pianeta ? Non mi risulta). Personalmente la cosa mi lascia molto scettico (essendo io, appunto, uno scettico) perché io penso che, prima di prendere atto di un aumento o diminuzione della temperatura globale (ma allora, la vogliamo chiamare “globale a meno dell’Antartide” ?) dovremmo verificare se non sia anche, e in quanta parte, un problema di “distribuzione” del calore.
Magari al Sud ne arriva un po’ di meno ? E’ possibile ? In effetti sbaglio o l’inverno australe dura 93 giorni e 15 ore, mentre quello boreale 89 giorni ? Significherà qualcosa questo a livello della distribuzione di calore ? Sappiamo anche che la Terra non è una sfera perfetta, e la distribuzione delle terre non è omogenea, ma ce ne sono di più nell’emisfero nord. Significherà qualcosa questo ?
E potrei continuare, ma penso che il punto sia chiaro. Qualcosa mi suggerisce che forse il calore non viene distribuito in maniera del tutto uguale.
E se qualcosa pesa, mi sa che è perché ce n’è tanto. E mi domando perché ce ne sia tanto, e se le cause che l’hanno fatto diventare tanto siano ancora in effetto, e quanto.
Ovvero, quel ghiaccio che scivola, viene o non viene rimpiazzato, e di quanto ?
Oh, forse mi sono posto troppe domande per questa serata in attesa della Befana.
Grazie per la risposta. Il sito, ora che ci penso, avrebbe potuto anche essere climalteranti (vedi http://www.climalteranti.it/2013/01/27/il-riscaldamento-globale-e-arrivato-anche-in-antartide-occidentale/#more-2584 ) . Giustamente se aumenta la superficie ghiacciata aumenta l’albedo; quindi è significativo anche un semplice aumento di superficie ghiacciata. Questo 8,2% in più di cui si parla nell’articolo quanto “vale” in termini di “energia riflessa”?
Quando si parla di aumento dei ghiacciai ci si riferisce ad un aumento di superficie (poco significativo) o di volume? (Se del ghiaccio fonde e poi righiaccia su una superficie più ampia…).
Daniele, si parla di ghiaccio marino, non di ghiacciai.
gg
PS È nevicato pure in California del sud (non sulla Sierra Nevada, ma a poca distanza da Los Angeles), nel Grand Canyon e nel Joshua Tree National Park: mi sembra che siano posti inusuali per la neve. Ecco, l’altro punto è che se si vogliono citare i presunti record del caldo, si dovrebbero citare anche quelli del freddo.
Ciò che conta è la realtà dei fatti e non le supposizioni o le teorie fantaclimatiche,se il 2014 si è concluso con l’8.2% in più di ghiaccio sul pianeta rispetto alla media 1981-2010,vuol dire,evidentemente,che l’anno appena passato non è stato il più caldo o uno tra i più caldi,come sostengono alcuni fautori dell’imminente arrosto collettivo,di sempre.
Buona domenica a tutti
Roberto Breglia
In realtà questa deduzione è un po’ frettolosa: il problema è fare automaticamente una correlazione tra la temperatura globale e gli effetti locali. L’interpretazione chiave invece mi pare quella di Nelson, che le classifiche possono essere presentate come più aggrada. Io faccio altresì presente che, pur prendendo per buoni i dati del LAMMA, si vedono due anni che spiccano “sopra” gli altri, due invece che spiccano “sotto”, ma l’andamento medio delle colonnine dal 2000 in poi conferma che il trend è piatto.
Guido, grazie per la carrellata di opinioni.
Circa il diagramma Lamma mi vengono in mente due cose:
1. le cause dell’anomalia positiva del 2003 (il lungo persistere di un anticiclone di blocco con avvezione di aria tropicale marittima dall’Atlantico) sono profondamente diverse da quelle dell’anomalia positiva 2014 (lungo persistere nel periodo invernale 2013-2014 e nell’autunno 2014 di un regime atlantico con avvezione di aria umida e mite accompagnata da nuvolosità abbondante e molta pioggia) -> nel 2014 insomma “abbiamo avuto la primavera nell’inverno, l’inverno nella primavera, la primavera nell’estate e l’estate è iniziata a mezzo settembre. Insomma l’ordine antico delle stagioni pare che vada pervertendosi, e qui in Italia è voce comune, che i mezzi tempi non sono più.” (la citazione virgolettata è del toscano Giovanni Targioni Tozzetti, che nella sua Alimurgia così commentava l’anno 1765, che dal punto di vista circolatorio è stato forse simile al 2014…).
2. che le temperature hanno a occhio e croce oscillato intorno ad una media di 14°C nel periodo che và dal 1955 al 1990 mentre dal 2000 oscillano intorno ai 15°C, il che ha importanti conseguenze in termini gestionali (consumi energetici per riscaldamento e condizionamento, gestione delle colture, gestione del verde urbano, sanità pubblica, trasporti, ecc.).