Ne abbiamo avute circa una ogni 6/12 mesi di ultime chance di salvare il pianeta negli ultimi anni. Ogni volta che si è riunita la Conferenza delle Parti dell’organismo che l’ONU ha messo in piedi per studiare il problema delle origini antropiche delle variazioni climatiche, siamo stati chiamati all’ultimo sforzo per l’ultima occasione utile. Se non ve ne foste accorti, siamo sopravvissuti. E con noi le presunte moltitudini di profughi climatici che una deriva catastrofica del clima che avrebbe già dovuto aver luogo avrebbe dovuto causare. Qui, per esempio, un elenco delle ultime spiagge più frequentate, uscito su CM nell’aprile del 2012.
Chi segue le nostre pagine sa che non siamo mai stati molto teneri con questo genere di appelli e con l’atmosfera da ultima spiaggia che si respira nelle kermesse climatiche, ultima quella di Lima dell’autunno scorso. Ma è un fatto che, piaccia o no, da quelle adunate in genere escono documenti scritti in puro linguaggio burocratico, cioè privi di significati tangibili nel loro complesso, ma ricchi di dettagli che magari non perseguono lo scopo del documento stesso ma hanno il potere di influenzare le decisioni e quindi le nostre vite.
Direi quindi che valga la pena informarsi, se non altro per tener memoria di questo genere di appelli in stile armiamoci e partite. Però non è facile districarsi, non si trovano molte analisi lucide della situazione per esempio negoziale. E’ per questo che oggi vi segnalo un articolo uscito il primo dell’anno su il Fatto Quotidiano. Una volta spogliato il pezzo dei convincimenti alquanto dogmatici riguardanti la scomparsa già in itinere degli atolli del Pacifico (dove la World Bank finanzia la costruzione di aeroporti), o la possibilità di intervenire sulla temperatura del pianeta fissando la manopola del termostato a 2°C di differenza massima con le temperature preindustriali, o ancora la fiducia in un accordo USA-Cina che è già saltato (a proposito, è notizia di ieri che il presidente USA ha liberalizzato l’esportazione del petrolio), quel che resta è una buona fotografia della situazione. I grandi emetttitori che giocano a scacchi, l’Europa che spera di convincerne qualcuno ad emularla suicidandosi sui temi energetici, i paesi in via di sviluppo che sperano di veder piovere quattrini piuttosto che l’acqua che altrimenti manderebbe il clima e, infine, l’ONU che cura la regia e anela ad amministrare i quattrini suddetti.
Leggete, si può essere d’accordo o meno sulla necessità di mantenere in piedi il movimento salva-pianeta, ma di sicuro non si può evitare di essere informati.
Clima, il 2015 è l’anno decisivo: a Parigi l’ultima chance
PS: il fatto che per ben due volte, all’inizio e alla fine del pezzo, si debba sottolineare che questa è davvero l’ultima chance fa un po’ sorridere, ma non tutto si può avere 😉
Le fini del mondo e le ultime chances sono come le ciliegie, una tira l’altra.
Con la differenza che le ciliegie però, prima o poi, finiscono davvero.
Con tutti i miliardi di dollari che la Green Climate Fund si appresta a gestire è evidente che l’allarmismo sul clima la fa da padrone. Povera scienza asservita agli interessi economici Auguri di buon anno.