Abbiamo chiuso (e iniziato) l’anno con una bella botta di global warming ;-), cioè con temperature quasi polari su gran parte del Belpaese, che per buona metà si è ammantato di bianco, anche dove in effetti non succedeva da decenni o forse non è mai accaduto. Scherzi del tempo, ovviamente, molto più che scherzi del clima. E’ un fatto però che la storia del clima delle palme che si estende all’Europa meridionale sta tornando al suo posto nella categoria delle fandonie, se non altro perché la neve si è posata anche sulle palme di Tunisi. Se avete voglia di un bel reportage andate sulle pagine di Meteoweb, sito molto attento, anche a quello che succede sotto al 42° parallelo.
Sicché, la realtà supera sempre l’immaginazione, i miti e le boutade del clima che cambia stanno venendo giù uno dopo l’altro. Di questo tra qualche giorno inizieremo a darvi conto dedicando appositamente una pagina a tutte le notizione su cui i media si lanciano di tanto in tanto e che a una certa parte del mondo scientifico piace tanto sostenere. Una di queste, per esempio, riguarda la capacità del sistema di gestire, ma sarebbe meglio dire giovarsi, dell’anidride carbonica presente in atmosfera.
E’ una di quelle notizie cui difficilmente spunteranno le gambe, come si dice in gergo giornalistico, ma è quel che ci vuole per iniziare l’anno con il piede giusto.
Dalle news scientifiche della NASA: Buone notizie su foreste e anidride carbonica.
Ci credereste? Sulle dinamiche di assorbimento e rilascio di anidride carbonica da parte delle foreste le cose pare stiano diversamente da quanto si credeva. Le foreste tropicali, che si pensava avessero un bilancio negativo, ovvero più emissione che assorbimento, sarebbero invece capaci di assorbire 1,4 miliardi di metri cubi di CO2 sui 2,5 totali che normalmente se ne pappano le piante del pianeta, facendo molto di più di quanto non facciano le foreste boreali, che pure si danno parecchio da fare. Il tutto intimamente collegato al fatto che la CO2, incidentalmente, è il cibo delle piante. Più ce n’è più loro crescono, più crescono, più ne assorbono. Cosa questa che pare riesca molto bene dove le temperature sono più alte, cioè ai tropici. Non è una novità per i lettori di CM, ma direi che vale la pena ricordare che questo è vero anche per le piante che producono cibo per gli uomini. Attenzione però perché la festa la si può rovinare facilmente perché secondo il dogma del disastro climatico più caldo vuol dire anche meno acqua, cioè più incendi, con tanti saluti alle foreste assorbitrici.
Comunque noi l’anno lo iniziamo con questa buona notizia, che si può riassumere nel fatto che non passa giorno che il sistema pianeta non ci dimostri di essere parecchio più grande di noi e parecchio più complesso e resiliente di quanto si pensi.
Un anno che, non temete, sarà comunque pieno di anatemi climatici. Inizieremo a giorni con la temperatura media del pianeta, che forse nel 2014 avrà superato di uno o due centesimi ove non millesimi di grado quella del record precedente. Tanto basterà per far tornare a parlare di arrosto climatico alle porte. Poi quelli che contano andranno tutti a Parigi a intingere la penna nel calamaio per non firmare l’ennesimo non accordo senza senso né responsabilità associate dopo averne non firmato uno ogni sei mesi circa nell’ultima decade e nelle più esotiche località che si possano immaginare.
A proposito, vi siete mai chiesti cosa sia esattamente il movimento salva-pianeta? Pochi numeri bastano a definirlo: in totale sono stati 11.185 i partecipanti all’ultima conferenza delle parti di Lima; 186 parti (stati) più due osservatori per 6.296 poltrone; 30 tra uffici e segretariati ONU per altre 245 persone; 19 agenzie specializzate e relative organizzazioni, 197 teste; 53 organizzazioni intergovernative, 439 paia di gambe; 624 NGO per 3.104 volenterosi salvatori; 434 testate giornalistiche per 904 tra uomini e donne impegnati a raccontare l’ennesimo nulla di fatto (in pratica uno ogni dieci persone). Un bel gruppetto vero?
Su WUWT c’è anche una stima dei costi non so quanto accurata di questi spettacoli, del resto è difficile fare una media. Probabilmente Bianca Jagger (ex moglie del proprietario del famoso cognome) e la sua assistente alla ricerca (Bianca Jagger Human Rights Foundation, per dirne una) avranno alloggiato in sistemazioni simili a quelle dei 148 attivisti di Greenpeace, WWF et similia, con costi quindi paragonabili. I delegati ONU però li vedo meglio con qualche stella in più, per cui diciamo che l’operazione no clima no party è costata solo di alloggiamenti e trasferte diverse decine di milioni di Euro. Quanta CO2 avranno spruzzato per aria tutti insieme per portarla a termine non è dato saperlo, ma sospetto che abbiano saziato più di qualche ettaro di foreste. Tantomeno sapremo mai chi paga per tutto questo, anche se questa domanda non me la porrei, pena scoprire di aver subito oltre al danno anche la beffa di aver pagato ognuno di noi la propria quota per permettere a così tanta gente di fare qualcosa di indubitabilmente più divertente e allettante che andare a lavorare. Con in più l’intima soddisfazione di aver fatto qualcosa per salvare il pianeta da quelli che lo stanno accoppando ma incidentalmente pagano anche il conto.
Basta così, teniamoci la buona notizia, altrimenti l’anno ce lo roviniamo da subito.
Concordo con la critica sull’introduzione di piante fuori areale confidando nel Global Warming. E apprezzo molto le note sul fatto che non siano ancora chiari i bilanci di CO2 a livello globale. Però francamente non capisco tutta questa fregola di gridare “ecco vedete, il GW è una fandonia non è vero che ci saranno problemi” quando il 2014 si è dimostrato un anno caldissimo ma, al di là di questo…la temperatura globale non è il termostato di casa: non è serio tirare conclusioni sulle variazioni ogni anno, non ha senso. Tanto più che il trend al riscaldamento, comunque, non mi pare arrestato o del tutto assente. Cioè, è’ come uscire con una donna e dire che non mi ama perchè è andata un attimino in bagno mentre eravamo al ristorante…calma a tirare conclusioni contro la comunità scientifica, secondo me.
Breve puntualizzazione sul “clima delle palme” citato a inizio articolo da Guido. In realtà non esiste un “clima della palme” in quanto le palme presentano un grande varietà di specie con caratteristiche di adattabilità al clima oltremodo diverse.
Ad esempio una specie adattabilissima a inverno freddo è la palma giapponese (http://it.wikipedia.org/wiki/Trachycarpus_fortunei) che infatti troviamo in Canada e nel Nord Italia.
Del tutto inadatta a climi freddi è invece la palma da datteri (Phoenix dactylifera) come attestano i 4 esemplari stecchiti dalla gelata del 2012 che fanno ancor oggi bella mostra di sé in un parcheggio a pochi passi da casa mia (centro di Milano). Questo esempio fa’ il paio con quello riportato poco più sopra da Luca.
Peraltro non ho idea di chi paghi; quel che mi pare del tutto evidente è che bisogna andar molto cauti nello spostare di latitudine specie vegetali confidando nel global warming.
Luigi
Soprattutto quando un certo tipo di vegetazione viene impiantato artificialmente in zone non consone , credendo che sia una conseguenza naturale. Mi torna alla mente in un comune piemontese a me vicino, l’idea suggestiva di creare due filari di 300 mt di cipressi toscani all’ingresso del cimitero circa 5 anni fa. Nel 2012 sappiamo cosa è successo, morale, tutti morti e prontamente sostituiti da splendidi carpini, peccato però che i soldi pubblici spesi x la scelta scellerata hanno seguito la stessa sorte e altri ne sono stati spesi.