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Un po’ di Sole, con l’aggiunta dei fulmini

Giro di blog ieri sera, con tappa su Tallbloke. Capita spesso di leggere dei post interessanti in materia di Sole e dintorni sulle loro pagine. Così per oggi ho deciso di riproporvene un paio. Il primo è più che altro una raccolta di grafici che mostrano l’attività dell’attuale ciclo solare sia in valore assoluto che a confronto con i cicli più recenti e quelli che sembra abbiano avuto un andamento simile.

Si comincia con le macchie solari del ciclo 24, che ha ormai virato verso la fase discendente, essendo intervenuta l’inversione di polarità in entrambi gli emisferi della stella. Un processo che ha preso più tempo del previsto (questa non è una novità perché le previsioni sull’attività solare stentano non poco), ma che per questa sua lentezza e lunghezza mette questo ciclo tra quelli potenzialmente indicativi di modalità climatiche ‘fredde’, laddove gli apici servono ad indicare che non si parla di temperature in assoluto, ma di dinamiche della circolazione atmosferica, ovvero della distribuzione della massa sul pianeta.

cycle24

Poi si prosegue con un grafico che racchiude l’attività solare degli ultimi due cicli solari.

cycles23_24

Poi ancora una comparazione tra il ciclo 24 e quelli che lo hanno preceduto. Un grafico quanto mai interessante perché mostra chiaramente la progressiva diminuzione dell’attività solare occorsa nelle ultime decadi, soprattutto le ultime due, dopo un lungo periodo di attività solare molto sostenuta.

comparison_recent_cycles

Per finire la comparazione tra il ciclo 24 e quelli più simili per andamento e/o numero di macchie solari.

comparison_similar_cycles

Tutto questo nel lungo periodo. In questo, ma anche nel breve e medio termine, recuperiamo sempre da Tallbloke il secondo post, un commento ad un articolo uscito su Environmental Research Letters in cui si parla di modulazione delle fulminazioni ad opera del campo magnetico solare e della sua interazione con quello terrestre. Una modulazione che interverrebbe aumentandone e diminuendone il numero, sia ad altissima frequenza, anche pochi giorni, che in periodi ben più lunghi, anche decadali.

Pare ci siano di mezzo i raggi cosmici, cui la letteratura scientifica esistente assegna comunque un ruolo di forzante dell’attività elettrica osservata in atmosfera. Raggi cosmici i cui flussi in ingresso sono modulati dall’attività solare. Tuttavia, al di là di questo meccanismo, in questo studio si propone l’ipotesi di una redistribuzione a livello globale del potenziale atmosferico di produrre fulmini generato dalle variazioni dell’orientamento del campo magnetico solare che si susseguono con la rotazione del Sole attorno al proprio asse. Le differenze tra le situazioni proposte nello studio sono significative, perché si parla di un’oscillazione pari al 40-60% in più di fulmini sulla Gran Bretagna nel periodo di osservazione (2001-2006).

Arriveremo a prevedere non solo i temporali (che già danno parecchi grattacapo), ma anche la loro attività elettrica con precisione? Per far questo, scrivono gli autori, si dovranno integrare i modelli di previsione atmosferica con quelli che simulano le variazioni del campo magnetico solare. Almeno, questo è quello che si ripropongono d fare, staremo a vedere. Nel frattempo, visto che l’argomento è per me alquanto ostico, passerò alla lettura del paper, cosa che se ne avete voglia potete fare anche voi, perché è liberamente disponibile qui.

NB: l’immagine in testa al post viene da qui. Se guardate bene si vede anche uno sprite, fenomeno di cui abbiamo parlato appena qualche settimana fa.

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Published inAttualità

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