Confido nel fatto che i lettori di CM abbiano un’età tale per cui si ricordano ancora cos’è una fionda o, come la chiamavamo quando mi spaccavo la testa ogni due per tre, mazzafionda. In caso di confidenza mal riposta spiego: la mazzafionda è un oggetto affascinante ma assai pericoloso, non solo perché se ben costruita permette di lanciare oggetti di piccole dimensioni a velocità siderali verso il nemico, ma anche perché se non ben usata, ti torna in faccia e ti stende insieme al nemico contuso.
Problematiche infantili da tenere a mente, anche da grandi, anche se si è organizzatori, mentori, sponsor o qualunque altra cosa di un evento importante come l’Expo di Milano prossima ventura. Qualche mese fa, infatti e in tempi non sospetti, qualcuno aveva già provveduto ad avvisare organizzatori, mentori, sponsor e tutti gli altri che forse non era il caso di mettere Vandana Shiva, guru dei movimenti ecologisti di tutto il pianeta, al centro del cartellone. Meglio rottamarla, consigliava Marco Valerio Lo Prete sul Foglio adducendo motivazioni piuttosto comprensibili.
Neanche per idea, naturalmente. L’organizzazione dell’evento ha proseguito la sua marcia italicamente incerta e perigliosa, passando attraverso i fatti di cronaca che purtroppo ben si conoscono. Tanto bene che a latere di un suo recente illuminato contributo, la Shiva ha pensato bene di commentarli piuttosto aspramente, per dirla come il Direttore del Foglio, sputazzando nel piatto (biologico ça va sans dire) dove pur è invitata a mangiare.
C’è da scommettere che ora più di qualcuno vorrebbe rivedere quei cartelloni, ma prima dovranno ricordarsi cos’è una mazzafionda.
Le università italiane hanno notoriamente siti improntati al più grigio e paludato “politically correct”.
Colpisce dunque lo spazio che a Vandana Shiva ha dedicato l’Università di Milano Bicocca: http://www.unimib.it/open/eventi/Incontro-pubblico-con-Vandana-Shiva_-Il-futuro-della-terra-nelle-mani-di-chi/6648710237051083683,
Evidentemente il messaggio oscurantista, demagogico e palesemente antitecnologico di cui si fa portatrice Vandana Shiva piace in ambito accademico, tant’è vero che “Vandana Shiva, l’attivista indiana inventrice di Navdanya, organizzazione per la protezione della biodiversità e la salvaguardia dei semi, in vista di Expo Milano 2015, collaborerà con l’Università Bicocca nell’ambito del cluster dedicato al riso” (http://expo2015notizie.it/blog/expo2015-il-progetto/12794/vandana-shiva-al-fianco-di-expo/).
D’altronde penso che niente di più ci si possa aspettare da un paese che arriva ad attribuire l’onoreficenza di Grande Ufficiale al merito della Repubblica Italiana e la laurea magistrale honoris causa in Scienze e Tecnologie Agrarie a Carlo Petrini (http://www.unimib.it/upload/CARLO_PETRINI_CV_breve.pdf), che all’ideologia di Vandana Shiva è vicinissimo.
Qualche anno fa la facoltà di Agraria di Firenze attivò un Master in agricoltura biodinamica, riporto le impressioni di una promettente studentessa: “quando assistetti alla prima lezione di agricultura biodinamica, dopo aver concluso i cinque anni standard del corso di laurea in agraria tropicale all’Universitá di Firenze mi sentii pervasa da un milione di dubbi… tutti i principi dell’agronomia classica diligentemente appresi in quegli anni si stavano dissolvendo, ascoltando con passione quelle prime ore di lezione che raccontavano per la prima volta a una giovane platea scientifica un modo completamente sconosciuto, lontano, di approcciare la natura, il cosidetto “mondo vegetale”. Soffermandomi sui racconti di tutti questi agricoltori ed esperti che con sincera passione ci raccontavano la loro azienda, il loro lavoro, il loro approccio cosidetto olistico al mondo naturale, trovai sconcertante il fatto di conoscere l’agricoltura biodinamica solo dopo aver concluso il classico ciclo di studi in agraria. Mi sono sentita un agronomo a metá, privata della possibilitá di conoscere un altro modo di fare agricoltura, forse quello che sentivo più autentico e vicino al mio modo di percepire il mondo”.http://www.rivistadiagraria.org/riviste/vedi.php?news_id=302&cat_id=101
Con rammarico mi chiedo: Dove si sta sbagliando? L’unica certezza è che “i principi di agronomia classica diligentemente appresi” dalla nostra studentessa, non sembra siano stati appresi con tanta diligenza, anzi oserei dire non sono stati appresi affatto. Credo che la colpa sia da ricercare alla scarsa o nulla cultura scientifica del nostro paese, spesso oggetto di vanto o di sarcasmo. In più di un’intervista Carlo Petrini afferma che: “gli agronomi hanno distrutto l’agricoltura”, tuttavia questo non gli ha impedito di vantare nel suo curriculum una laurea in agraria honoris causa, lo stesso dicasi di Vandana Shiva, da sempre fiera attivista dell’anti scienza, si è costruita un profilo di scienziata di fama internazionale, attribuendosi una falsa laurea in fisica quantistica http://www.forbes.com/sites/henrymiller/2014/07/16/a-wealthy-activist-is-a-poor-advocate-for-the-poor/ che dire “la lingua batte dove il dente duole”.