Ieri, all’età di 97 anni, è morto il Generale Andrea Baroni. Una vita consumata attraverso epoche le cui difficoltà e tragedie sono giunte alla nostra generazione solo sui libri di storia. Ma, soprattutto, una vita spesa per la passione che ci accomuna, la meteorologia.
E’ buffo e strano come certe persone si avvertano vicine anche avendole solo appena incontrate o conosciute. Personalmente ho incontrato il Gen. Baroni una sola volta qualche anno fa, avendo iniziato il mio servizio quando lui stava per lasciarlo. E, neanche quella fu un’occasione professionale. Si trattava dell’inaugurazione di una Stazione Meteorologica dedicata all’altro pilastro della meteorologia Italiana, il Generale Bernacca, evento voluto da un’associazione che ci aveva voluti tutti insieme, la vecchia e la nuova generazione della comunicazione meteorologica. Beh, di quell’unica giornata trascorsa insieme ho un solo ricordo, la sua straordinaria energia vitale e professionale.
Per venti lunghi anni, quindi per una parte importante della sua carriera, il Gen. Andrea Baroni ha collaborato con la RAI nella trasmissione Che Tempo Fa, contribuendo a gettare le basi dell’informazione meteorologica sui media. Con la sua pacatezza, la sua precisione e la sua capacità professionale, è stato ed è tutt’ora l’idolo delle migliaia di appassionati di meteorologia che studiano e seguono questa materia soprattutto per passione. Ed è stato, per me ma sono sicuro di parlare anche a nome di molti di loro, l’esempio più bello che si potesse avere.
Ci mancherà.
[…] Andrea Baroni che scrissi nel 2014 a corredo della bella rievocazione di Guido Guidi dal titolo “Se n’è andato un Maestro” – 14 Novembre […]
Buongiorno Guidi,
mi appello a Lei affinché si provi a fare pressione per il ripristino alle ore 19.50 di una rubrica meteo seria e con lo stile che contraddistingueva la trasmissione negli anni ’70-’80-’90 del secolo scorso.
Utopia?
Puo darsi … ma io ci spero ancora …
Molti anni fa, appena laureato, scrissi una lettera al Gen. Baroni per chiedergli lumi circa possibili sbocchi professionali in ambito meteo in Italia e non solo.
Con mia grande sorpresa mi rispose poco tempo dopo, rispondendo a tutte le questioni che gli avevo posto. Fu anche grazie a quella risposta che qualche tempo dopo riuscii ad andare a Reading per seguire un ciclo di lezioni alle quali, se la memoria non mi inganna, era presente anche Guido Guidi.
Conservo tuttora gelosamente quella lettera.
Professionalmente da molto tempo mi occupo di tutt’altro ma la passione per la meteorologia non mi si è affatto sopita, anzi è viva più che mai.
Il più grande meteorologo di tutti i tempi
Mi unisco a tutti coloro che hanno descritto il Gen. A.Baroni come un Maestro della meteorologia,un uomo di una cultura enorme,con parole pacate e chiarissime riusciva a descrivere fenomeni e meccanismi dell’atmosfera molto complessi,rendendoli comprensibili a tutti;certamente per merito suo,molte persone si sono avvicinate ed appassionate a questa meravigliosa scienza.
Addio Gen. Baroni,finché vivrò conservero’ il ricordo di una persona speciale.
Roberto Breglia
Fu attraverso le mitiche previsioni del tempo di Bernacca e Baroni che l’Italia scoprì la meteorologia e quanto essa fosse importante nonché “imprecisa” nel senso che le previsioni potessero avverarsi o meno. Io, per esempio, fu tramite loro che appresi delle aree cicloniche ed anticicloniche, dei fronti, dei fronti occlusi e via cantando. Ricordo, per esempio, le lezioni di questi Maestri quando ci spiegavano i motivi per cui, prima dell’arrivo di un fronte perturbato aumentassero le temperature, della natura del foehn, del perché delle nebbie in Val Padana e via cantando. Le previsioni del tempo, con loro, erano una lezione di fisica dell’atmosfera, non un momento di spettacolo come, in molti casi, capita ora.
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E per finire un piccolo aneddoto (fatto realmente accaduto, si badi bene) che descrive in modo efficace il peso che le apparizioni quotidiane di questi personaggi avevano nelle nostre famiglie: divennero una specie di consulenti gratuiti, di vicini di casa, di amici cui chiedere consiglio. Un mio compaesano, agricoltore, negli anni 60/70 del secolo scorso seguiva assiduamente “Che tempo fa” in quanto gli consentiva di organizzare la sua giornata lavorativa. All’epoca le macchine erano un optional per cui prima di recarsi a coltivare un podere lontano era meglio accertarsi che le condizioni meteorologiche fossero favorevoli pena bagni memorabili. Il mio compianto compaesano, quindi, prima di recarsi a potare le viti in un vigneto piuttosto lontano, si preoccupò di verificare che il giorno seguente fosse bel tempo. Chi poteva risolvere il problema? Il col. Bernacca, ovviamente (allora quello era il suo grado). Le previsioni furono favorevoli, ma non potevano essere riferite alla microscala, ovviamente, per cui il vignaiolo si recò al lavoro e, durante la giornata fu colto da un violento acquazzone. Tornato a casa, la sera, attese l’appuntamento delle previsioni meteorologiche e, quando apparve il colonnello, scagliò un bicchiere contro il televisore distruggendolo. Il mancato verificarsi della previsione era stato interpretato come un’offesa personale, il tradimento di un rapporto fiduciario che non poteva essere accettato.
Ecco, al di là del caso particolare, il rapporto che E, Bernacca e A. Baroni erano riusciti a creare con gli Italiani. Erano un punto di riferimento per autorevolezza, competenza e capacità didattica. Un agricoltore di uno sperduto paesello del Meridione d’Italia che a stento sapeva leggere e scrivere, riusciva a comprendere le previsioni ed a regolare la sua giornata su di esse. Ecco chi sono stati per l’Italia questi giganti della divulgazione scientifica (tali, per me, essi sono): i Maestri Manzi della Scienza.
Ciao, Donato.
un Maestro … non un Mestro
Per quelli della mia generazione, quelli che andavano a letto dopo Carosello, quelli che vedevano la mappa barica e le perturbazioni disegnate a mano con il gesso su di una lavagna che faceva tanto scuola, il Generale Baroni resterà, suo malgrado e senza che questo ne sminuisca il valore, il “Bernacca di scorta”. E questo solo perché ai tempi le sue apparizioni in TV avvenivano in caso di assenza del ben più famoso Bernacca.
Nell’occasione mi piace ricordare la correttezza con la quale questi Maestri sapevano riconoscere i loro limiti e quelli della loro materia, al punto che non credo sia un caso che il titolo della trasmissione fosse “Che tempo fa?” e non “Che tempo farà?”.
Buon riposo, Generale, e che lassù la temperatura di Potenza ti possa finalmente pervenire.
Di sicuro non lo ho sentito parlare mai di “bombe d’acqua”.
Riposi in pace.
Nel titolo credo ci sia un errore 🙂
Ebbi l’onore di avere Andrea Baroni come docente nel 1984 ad un corso nazionale di formazione in agrometeorologia che si tenne presso la Domus Mariae a Roma e che vide la partecipazione di alcuni grandi personaggi della meteorologia italiana (fra gli altri ricordo Giorgio Fea ed Ezio Rosini).
A livello epidermico della lezione di Baroni mi rimane il ricordo legato ad alcuni esempi che ricavava dalla sua esperienza professionale maturata in Nord Africa negli anni 30 e 40.
Inoltre, per superare il livello epidermico, sono andato a rispolverare il mio quaderno degli appunti di quel corso (in tutto 14 pagine sono dedicate alla lezione di Baroni). La lezione comportò una parte introduttiva dedicata alla dinamica delle grandi celle latitudinali, cui seguirono approfondimenti sulle strutture meteorologiche delle medie altitudini attive alle diverse scale (dalla scala sinottica alla mesoscala). La parte finale fu poi dedicata agli aspetti previsionali e qui parlò in particolare di Afrodite, il sistema statistico di downscaling allora in uso al Cnmca.
Concludo la mia testimonianza ricordando che se Filippo Eredia rappresentò la prima generazione di meteorologi della scuola italiana, Baroni, Fea, Rosini e Bernacca sono stati fra i personaggi di maggior spicco della seconda, e con Baroni sono tutti scomparsi. Per chi ne conserva il ricordo costituiscono un esempio di pacatezza, correttezza e professionalità, frutto credo dell’enorme esperienza operativa maturata sul campo anche in condizioni difficili.
Luigi Mariani
Grazie Guidi, ci ha proposto una foto meravigliosa. Il ritratto dei due pilastri che hanno segnato un’epoca, e che hanno spinto tanti di noi ad innamorarsi della meteorologia e della climatologia. Da allora, nel bene o nel male sono cambiate tante cose, ma credo che il fascino di “Che tempo fa” delle 19,50 su Rai uno, tra l’altro condotta da loro in quella maniera, rimanga qualcosa di unico. Mi unisco al ricordo con cordoglio e tanta nostalgia.