Quando si parla di clima e di potenziale effetto antropico sulle sue dinamiche, si punta sempre il dito contro l’anidride carbonica prodotta dalle attività umane. Queste sono molte e molto varie, ma sono tute riconducibili ad un solo fattore, la produzione di energia da fonti fossili. E, infatti, alla base di ogni ipotesi di mitigazione di questi effetti, c’è sostanzialmente una sola cosa, lo sviluppo di fonti energetiche alternative. E il mondo ha puntato tutto sulle rinnovabili, sulle quali sono stati sin qui investiti la bellezza di 1.700 miliardi di dollari. Sta funzionando? La risposta, purtroppo, è no.
Guardiamo il primo grafico, rappresenta la percentuale di energia consumata a livello globale dalle diverse fonti energetiche:
Si notano la forte discesa dell’utilizzo di petrolio, la discesa e nuova recente ripresa del carbone, l’aumento stabile dell’uso di gas, la sostanziale stazionarietà dell’idroelettrico, la discesa recente dell’impiego di energia nucleare e l’aumento, sempre recente, del ricorso alle rinnovabili, con queste ultime due che sembrano elidersi.
Secondo grafico, il consumo di energia a bassa intensità di carbonio, rinnovabili, idroelettrico e nucleare.
Tra discesa del nucleare e l’aumento delle rinnovabili, il consumo di energia prodotta con fonti a bassa intensità di carbonio era il 13,1% del fabbisogno globale nel 1995 ed è stato il 13,3% nel 2013. Sicché ora comincia ad essere più chiaro. Quel che è venuto meno dal nucleare è stato rimpiazzato dalle rinnovabili. Ma non del tutto, lo si capisce meglio dal terzo grafico.
La compensazione c’è stata ma non si è completata, mentre, ma lo abbiamo visto già dal primo grafico, le fonti fossili continuano a fare tutto il lavoro. Un lavoro sporco si potrà dire, ma qualcuno deve pur farlo. Sicché, considerato il fatto che le fonti rinnovabili stanno richiedendo altri pesanti investimenti nell’adeguamento delle reti e che comunque ancora è di là dall’essere risolto il problema della disponibilità intermittente e quasi mai sincrona con la domanda, è stata semplicemente parzialmente sostituita una quota di energia prodotta a bassa intensità di carbonio con un’altra. Con buona pace della CO2 e del clima, tanto che la prima continua ad aumentare e il secondo a fare quello che gli pare.
Da qui.
Ammesso che questi grafici rappresentino la realtà (e non ho nulla per sostenere il contrario), sarei curioso di osservare la reazione di un attivista ambientalista di fronte ad essi. La sproporzione tra la produzione energetica di origine fossile e le altre è disarmante e, come giustamente faceva notare G. Guidi, nonostante le energie cosiddette verdi siano state incentivate con una marea di soldi. Di fronte ad un quadro del genere mi sembra assolutamente velleitario pensare di poter arginare l’emissione di CO2 di origine antropica: come diavolo si fa a pensare di poter sostituire nel breve (ma anche nel medio) periodo una tecnologia che consente di produrre oltre l’85% dell’energia consumata nel mondo con una tecnologia che, a malapena, sfiora il 3% della produzione globale? E’ del tutto illogico ed irrazionale, una pia illusione e basta.
Sono d’accordo con chi sostiene che dobbiamo ridurre la nostra dipendenza dalle fonti fossili (non solo per la CO2, ovviamente), ma che lo si possa fare con il vento, il Sole e via cantando, mi sembra molto improbabile. L’unico modo che abbiamo per poter risolvere il problema (ammesso che lo sia) è tagliare tout-court, i consumi energetici, senza se e senza ma. Guardandomi intorno, però, non vedo come si possa fare: è bastato un piccolo abbassamento della temperatura per vedere piovere le richieste di accensione anticipata degli impianti di riscaldamento! Come si fa a rinunciare di colpo all’elettricità eternamente disponibile per soddisfare ogni nostra richiesta? Ed alla macchina o al motorino parcheggiati sotto casa?
Vivendo nel mondo reale e non in quello della decrescita felice o del baratto, mi rendo conto che sarà impossibile e, credo, che se ne rendano conto anche coloro che si prefiggono di salvare il pianeta riducendo il grado di benessere dei cittadini: ecco perché cadono preda alla depressione! 🙂
Mah, l’uomo è proprio strano!
Ciao, Donato.
Appena inviato il commento apprendo (fonte Ansa) che il prezzo del barile di petrolio a N. York è sceso sotto i 79 dollari: il minimo da oltre due anni. La continua riduzione del prezzo del petrolio è un’ulteriore dimostrazione della riduzione del suo consumo a vantaggio di altre fonti di energia (carbone e gas, sopratutto).
Se la discesa dovesse continuare che cosa succederebbe agli obbiettivi di politica energetica dell’UE per il 2030? E, infine, come si concilia questo andamento del mercato con il famigerato picco del petrolio?
Ciao, Donato.
Già, come si concilia il prezzo in discesa con il famigerato picco del petrolio? Me lo sono chiesto anch’io…
c´é bisogno di supporto sabato 8 novembre a Paciano (PG) … https://www.facebook.com/events/468457863292106/?ref_newsfeed_story_type=regular
IPCC docet!