E’ domenica, giorno di riposo, per molti ma non per tutti. Per esempio non riposano i blogger, perché quanti si affannano per dar loro spunti di commento sono instancabili. Nella settimana che stiamo archiviando, avevamo in effetti già fatto scorta di boutades climatiche prossime venture, come la scomparsa dei capelli rossi e della pasta al dente per esempio, ma anche come la strage di animali domestici.
Ci mancava qualcosa di più sostanzioso però, qualcosa di più solido. E cosa c’è di più solido del cemento, meglio ancora se armato? Beh, scordatevelo, perché il climate change, neanche a dirlo, colpirà anche lì. Infatti apprendiamo dal Boston Globe di una ricerca, l’ennesima, in cui si da’ notizia di una scoperta sconcertante: i cambiamenti climatici accorceranno la durata del cemento.
Proprio così, più o meno testualmente: l’anidride carbonica e il cloruro corrodono l’acciaio usato per le costruzioni in cemento armato, quindi, se la prima aumenta e il secondo esiste (specie per le città vicino al mare), ci sarà più corrosione e una durata inferiore delle costruzioni, sempre che siano costruite a norma, ovviamente, altrimenti sono dolori. E così i palazzi (non testualmente) cadranno in testa a tutti quelli che continuano imperterriti a girare con il SUV.
Morale, o la smettiamo di far aumentare la temperatura (che per la verità ha smesso da sola da un pezzo) o torniamo alle capanne. Ma forse non ce ne sarà bisogno, perché per esempio il cemento romano con cui è stato costruito il Colosseo pare stia ancora in piedi, nonostante duemila anni di bizze del clima e delle intemperie e nonostante ben altri profeti di sventura.
Benché sia giorno di festa e ci piaccia star leggeri, vista la pochezza di questo argomento, ho pensato di aggiungere a questo post la segnalazione di un imperdibile pezzo di Michele Serra uscito su l’Espresso venerdì scorso. E’ una satira preventiva che ci sta benissimo sia con la preoccupazione di questi magutt, sia con i fattacci meteorologici del recente passato, sia – spero perdonerete l’inusuale sconfinamento in ambiente politico – con il nascituro decreto “Sblocca Italia”, che tutti aspettiamo con ansia.
Lo trovate qui, perdonate il formato del file ma si legge lo stesso.
Buona domenica.
Michele Serra… Uhmmm… Serra…. Effetto Serra. In entrambi i casi l’abuso della realtà nel lungo termine è evidente,
Riassumerei in Effetto Michele Serra!
Concordo con Mariani, benchè versatile, permettendo di costruire grandi e diversificate opere il cemento (armato) è ben lungi da essere un materiale di lunga durata. La sua resistenza a lungo termine alle “intemperie” è piuttosto ridotta. DIco questo anche come geologo che ha lavorato saltuariamente in un certo periodo della sua carriera in ambito della diognostica del costruito e della mineralogia industriale. I fenomeni di carbonatazione ossidazione idratazione dei componenti del cemento sono all’ordine del giorno dopo alcuni decenni. Va comunque ricordata che oramai le ricette per produrre cementi resistenti a vari agenti fisico-chimici sono innumerevoli, dunque anche in questo caso vi è il vantaggio di avere un prodotto estremamente versatile, adatto a condizioni di posa molto variegate. Infine senza eccedere vorrei dire ceh dalle mie esperienze africane ho potuto constatare come la capanna di mattoni di argilla seccati al sole sia un ottmo compromesso per le condizioni climatiche sub saahriane, metre il cemento in genere risulta molto meno vantaggioso sia per coibentazione che resistenza agli eventi atmosferici.
L’interessante riflessione di Giovanni P. sul mattone mi ha portato a riflettere sul fatto che spesso la nostra valutazione rispetto alle tecnologie è espressione di luoghi comuni radicati.
Penso ad esempio al caso dell’aratro discissore (o aratro a chiodo, se preferite), che è poi quello inventato dai Sumeri intorno a 6000 anni fa’ e che è ancor oggi utilizzato, specie in agricolture di sussistenza. Tale aratro è spesso dileggiato perché considerato sinonimo di sottosviluppo (si veda ad esempio la parte iniziale di Omaggio alla Catalogna di Orwell) mente in realtà in ambienti caldo aridi si rivela più efficace dell’aratro moderno (aratro rivoltatore a vomere versoio) in quanto permette d consumare meno acqua.
Chissà di quanti casi analoghi è popolato il bagaglio culturale che ognuno di noi si porta dietro. Da qui l’importanza di avere mente aperta a idee nuove.
un detto popolare dice : paese che vai usanze che trovi. Invece di fermarsi alla “banalità” piu o meno apparente del detto un’analisi piu approfondita del suo significato offre lo spunto per ampie e ulteriori riflessioni, ad esempio sui materiali usati per edificare in varie epoche e luoghi, oppure sui cibi i condimenti utilizzati, il modo di vestirsi, le regole sociali ecc.ecc. Come giustamente sottolinea MAriani siamo noi a dare una sbrigativa sentenza di inferiorità altrui senza indagare oltre e capire i motivi, spesso “climatici e ambientali” di certe scelte piuttosto che altre. E ripetto all’aratro discissore voglio anche far notare come in zone sub sahariane spesso gli abitanti locali seminano il grano prima della stagione delle piogge direttamente sul terreno arido e arso dal sole scavando piccole buche nel terreno e inserendovi alcuni semi, senza aratro ( che magari servirebbe anche) confidando solo nell’enorme fertilità della terra, una volta bagnata dalle piogge
Ricordo che il cemento armato era dato per indistruttibile quando nel secondo dopoguerra si diffuse a dismisura (in realtà le origini di questo materiale sono fra XVIII e XIX secolo http://www.diseg.unige.it/studenti/Scienza_delle_Costruzioni_%28CI%29_%28ED%29_%28NA%29/StoriaCA.pdf).
Oggi invece l’ottimismo è di molto scemato anche per colpa dei fenomeni di corrosione – in gergo weathering (vedi ad esempio qui: http://www.concreteconstruction.net/images/Weathering%20of%20Concrete_tcm45-342061.pdf) e che sono legati a temperatura, umidità, salinità, vento, ecc. E’ che se lo dici così non ti dà retta nessuno mentre se invece condisci i concetti con una spolverata di AGW è tutta un’altra musica.
Comunque ancora una volta si dimostra che “se tutto va bene, siamo rovinati!”.
Ciao.
Luigi