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L’amaro destino di Fido e Kitty

Totò e Peppino l’hanno detto come meglio non si potrebbe: “che scusate se sono poche ma 700 mila lire ;a noi ci fanno specie che quest’anno, una parola, c’e’ stata una grande moria delle vacche” (Da Totò, Peppino e la malafemmina). Fossi stato in Naomi Oreskes e Erik M. Conway, non avrei provato ad emulare i due giganti del cinema Italiano. E invece, nel loro ultimo capolavoro, “Il collasso della civiltà occidentale – Una visione dal futuro“, è esattamente quello che hanno fatto:

“Ma, il 2023, l’infame “anno dell’estate perpetua”, fu all’altezza delle aspettative, prendendo 500.000 vite nel mondo e costando circa 500 miliardi di dollari tra incendi, raccolti perduti e la morte di bestiame e animali da compagnia. La perdita di cani e gatti ebbe un’attenzione particolare tra i ricchi occidentali, ma quello che era anomalo nel 2023, presto divenne normale”.

Avete letto bene. Tra nove anni, non dieci né otto, ma nove, farà talmente caldo che ci sarà una grande moria di cani e gatti, parola di due illustri accademici come Oreskes e Conway, titolari di cattedra rispettivamente ad Harvard e Cal Tech, nonché bene informati opinionisti in materia di clima, policy, destini del mondo e, scopriamo ora, anche moria delle vacche.

Un capolavoro, un Pulitzer quasi scontato. Se avranno pazienza, visto l’estro che sta mostrando da anni l’Accademia di Stoccolma, possono avere chances anche per il Nobel per la letteratura. Del resto c’è chi ha vinto quello della pace con un documentario.

Se a quel tempo, perché per queste cose ci vuole tempo, dovesse comunque esserci ancora qualche gatto o cane in giro, non sarà un problema, ben altre tra le profezie contenute in questo libello divulgativo si saranno avverate. L’avvento di una sorta di regime autoritario ambientalista per esempio, o la sopravvivenza della sola Cina – capace di imporre nobilmente ai suoi sudditi le decisioni giuste, o ancora lo sterminio di massa con pochi, derelitti umani raccolti nelle zone del mondo dove il cambiamento si sarà dimenticato di andare a colpire.

Il tutto, raccontato da un sedicente storico vivente nella Seconda Repubblica Popolare Cinese trecento anni dopo il collasso dell’occidente, centrato nel 2093, non ’92 né ’91, ma ’93. Un occidente che, naturalmente, non avrebbe retto alle folli politiche liberali di utilizzo delle fonti energetiche disponibili, quelle fossili, ignorando le altre anche se indisponibili, così terminando la sua esistenza iniziata, sempre secondo loro, nel 1540. Qualcuno vuole sapere cosa accadde in quell’anno? Tante cose, ma niente a che vedere con l’insorgenza di una non meglio specificata imberbe civiltà occidentale (da qui):

L’anno 1540 fu un anno con un’estate ancor più severa di quella del 2003. Su tutta Europa l’ondata di calore persistette, andando e venendo, per sette mesi, con i campi aridi e i fiumi secchi, come il Reno. La gente a Parigi, Francia, poteva camminare nel letto della Senna senza bagnarsi i piedi.

Alla faccia del climate change. Chi diavolo guidava i SUV nel 1540?

Andate, andate a leggere le altre perle che questi illustri e per nulla interessati accademici propongono in barba ad ogni possibile rimasuglio di scienza che possa essere rimasto nel dibattito sul clima che cambia e cambia male, ma non preoccupatevi di fare scorta di antiemetici, in fondo queste cose dovrebbero far ridere (anche se secondo me quelli che ridono più di tutti sono i due autori), e poi l’antidoto ve lo darò io prestissimo.

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Published inAttualità

5 Comments

  1. stefano piccinini

    Parafrasando Kierkegard il clima può essere capito guardando indietro ma va vissuto guardando avanti. Se certe persone studiassero la storia del clima forse avrebbero un approccio più serio al famigerato cambiamento climatico

  2. donato

    A me piacciono il genere fantasy e quello fantascientifico perché mi consentono di evadere dalla realtà: mi sembra che questo libro rientri perfettamente nel genere.
    Peccato, perché non mi risulta che il Nobel sia stato assegnato a questo genere di letteratura (ammetto, però, che potrei sbagliarmi). 🙂
    Potrebbe, però, essere la base per un film per cui c’è sempre la speranza dell’oscar. 🙂
    Ciao, Donato.

  3. Guido Botteri

    Lo so io, lo so io, quello fu l’anno in cui Enrico VIII sposò Anna di Clèves, sua 4ª moglie, come regalo per la Befana, che arrivò con una scopa ad alto consumo energetico (l’anno dopo dovette cambiarla).
    Tutti gli invitati arrivarono rigorosamente in Suv, e comunque Enrico VIII, consumato il matrimonio, divorziò lo stesso anno.
    Pare che quell’anno morisse il condottiero italiano Ludovico Gonzaga; come, non so, ma immagino che facesse incidente con la sua Suv con quella di Francesco Guicciardini, morto nello stesso anno.
    Infatti le Suv furono proibite e negli anni seguenti non se ne videro in giro 😀

  4. Mario (real, non l'imitazione recente :D )

    Ennò, non va mica bene così :@
    .
    L’antidoto lo voglio suBBito

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