La teoria del disastro climatico, ovvero dell’aumento incontrollato della temperatura del pianeta in ragione dell’aumento della concentrazione di CO2, poggia come noto unicamente sulle simulazioni climatiche, cioè sui modelli con cui si tenta di replicare il comportamento del sistema al fine di prevederne l’evoluzione al sopraggiungere di una forzante esterna come quella rappresentata dalle attività antropiche e quindi dalla produzione di anidride carbonica.
Queste simulazioni, è altrettanto noto, hanno fallito di prevedere lo stallo delle temperature globali in corso da ormai più di 15 anni, quindi sono effettivamente piuttosto lontane da aver raggiunto la necessaria affidabilità nella replica dei processi propri del sistema. Tra questi – la temperatura ne è in fondo solo una derivazione – spicca l’incapacità di riprodurre le dinamiche di assorbimento e rilascio di anidride carbonica da parte del sistema stesso, dinamiche che, per esempio, si pensa permettano di assorbire già una buona metà della CO2 prodotta dalle attività antropiche. In questi processi, è fondamentale il ruolo della vegetazione, che insieme agli oceani fa la parte del leone, perché di fatto la CO2 è l’elemento primario della fotosintesi. In pratica, come ci insegnavano da bambini, le piante mangiano CO2 e producono ossigeno. Infatti è anche noto che l’aumento della concentrazione di anidride carbonica favorisce lo sviluppo della vegetazione.
Secondo le risultanze di uno studio appena pubblicato sui PNAS, la quantità di CO2 che la vegetazione può assorbire, è stata sottostimata in modo sostanziale, perché analizzando i processi con cui le piante assorbono questo gas, hanno riscontrato un’efficienza molto maggiore di quanto si pensava. Un errore pari al 16-17%, una quantità che se considerata nelle simulazioni le riporterebbe in accordo con la realtà osservata.
Impact of mesophyll diffusion on estimated global land CO2 fertilization
Ciò significa che le stesse simulazioni, che avrebbero accumulato questo bias esclusivamente nell’ultimo cinquantennio, quando cioè la disponibilità di CO2 ha cessato di essere solo dovuta a processi naturali, si sono trascinate in avanti l’errore di stima della CO2 che si immagina resti in atmosfera ad accrescere l’effetto serra, proiettandolo nel futuro e amplificandolo, quindi presumibilmente anche sovrastimando l’aumento della temperatura previsto. In pratica, ammesso e non concesso che il sistema risponda come previsto anche se la realtà pare dirci qualcosa di diverso, quella risposta arriverà più tardi perché la concentrazione di CO2 salirà più lentamente. Morale, il treno della catastrofe climatica porterebbe un ritardo non meglio specificato.
Naturalmente però, sia gli autori stessi che quanti hanno deciso di commentare questo studio, si sono affrettati a sottolineare che in realtà non cambia molto e che tutte le misure atte a ridurre la concentrazione di CO2 in atmosfera devono essere comunque implementate il più rapidamente ed efficacemente possibile. Sacrosanto, del resto tutti teniamo famiglia 😉
Senza contare che, nel giro di non moltissimo, potremmo avere a disposizione armi piuttosto efficaci per contenere il famigerato aumento della CO2:
http://www.molecularlab.it/news/view.asp?n=7004
http://www.lastampa.it/2014/08/14/scienza/ambiente/il-caso/il-batterio-napoletano-che-assorbe-co-e-produce-energia-pulita-KdMkYOjUF1ibINBMTdjCDP/pagina.html
I meccanismi che hai citato possono ridurre le concentrazioni a livello locale, non certo globale…
Non mi sono espresso bene, scrivendo “nel giro di non moltissimo” intendevo comunque riferirmi ad una scala temporale di decine e decine di anni.
La genetica sta facendo passi in avanti incredibili, tra 40-50 anni ci sarà la possibilità di incidere realmente sull’ambiente globale, utilizzando coltivazioni estensive e riforestazioni di piante a consumo di CO2 estremamente accelerato (anche 1000 volte quello normale), ma facilmente controllabile dall’uomo, e a costi inferiori a quelli attuali relativi al contenimento dell’emissione dei gas serra.
Non sarà difficile, In un futuro più remoto, implementare addirittura impianti massivi, tramite microrganismi dalla genetica sofisticata, di vera e propria riproduzione della fotosintesi clorofilliana a ritmo altissimo, ma sempre controllabile e regolabile..
chiaramente sono d’accordo con te sul fatto che la genetica stia facendo passi da gigante, ma trovo molto difficile una riforestazione anche in larga misura con piante “mangia CO2”, per raggiungere tale obiettivo con la riforestazione credo serviranno parecchi secoli…