E’ ancora alto il rischio di precipitazioni intense sulla Liguria, così sarà, apprendiamo dal prolungamento dello stato di allerta, per buona parte di questa giornata. Ed è alta la probabilità di temporali intensi anche sulla Toscana, sul resto del nord-ovest e su parte del nord-est.
E’ autunno, la stagione in cui si accentuano gli scambi di masse d’aria lungo i meridiani. E’ sempre autunno, la stagione in cui si concentra la gran parte degli eventi alluvionali sul nostro territorio. Seconda in classifica la primavera, che non a caso è l’altra stagione di transizione.
Dovrebbe bastare questo a spiegare quel che sta accadendo in questi giorni in termini di eventi atmosferici, ma evidentemente c’è sempre chi sente il bisogno di aggiungere qualcosa. Pare che la colpa sia dell’acqua calda del mare che si scontra con quella fresca e instabile proveniente da sud-ovest, leggiamo dal Corriere della Sera, con tanto di grafica esplicativa, la cui didascalia recita “Come nascono le bombe d’acqua“. A corroborare questa tesi, si aggiunge il parere di Andrea Giuliacci su Meteoweb, con l’aggiunta di un bell’assist in tema clima che cambia: “Eventi del genere – ha concluso il metereologo – sono sempre meno rari, la frequenza con cui si stanno verificando e’ una novita’ ascrivibile anche ai cambiamenti climatici. Nel caso specifico hanno inciso le temperature alte, rispetto alla stagione, del Mediterraneo che hanno provocato la formazione di correnti calde e umide che si sono scontrate con correnti fredde provenienti da nord”. Ma anche su questo c’è chi riesce a far meglio (nella scia dell’abilità già espressa da Greenpeace nel cogliere l’attimo fuggente) sempre su Meteoweb: “Occorre anche verificare e rendere operativi i sistemi di allerta e aggiornare i sistemi di calcolo dei rischi: se gli algoritmi non hanno funzionato, forse e’ anche perche’ – sottolinea il Wwf – gli effetti del cambiamento climatico ormai in atto non sono stati valutati”. L’associazione del panda chiede pertanto che ”il cambiamento climatico entri nei calcoli d’allerta”.
Acqua calda del mare. Beh, certo, in autunno il mare è caldo, perché ha appena iniziato il processo di rilascio del calore accumulato durante la stagione estiva. Difficile che il mare caldo di Tunisi abbia però potuto avere a che fare con i temporali di Genova. Infatti da un’occhiata alle mappe dell’INGV del 7 ottobre, il giorno prima che iniziasse a piovere, pare che l’area del Mar Ligure non fosse poi così calda, circa 21-23°C nel primo metro di profondità, specie sul settore centro occidentale del bacino, con una lingua di acque più calde lungo la costa orientale. Le osservazioni da satellite invece indicavano valori più bassi mediati su tutto il Mar Ligure, 19,5°C. Misure queste cui corrispondono ovviamente anche microscopiche ma significative differenze dell’altezza del livello del mare, ovviamente inferiore dove le temperature sono più basse.
Se questi numeri siano anomali rispetto alla stagione non lo sappiamo, perché le mappe di anomalia (sempre dell’INGV) sono ferme al settembre 2013 sulla pagina web ad esse dedicata. Chi dovesse essere in possesso dei dati potrebbe eventualmente farcelo sapere e, contestualmente, potrebbe anche farci sapere come cambiano, se cambiano, le dinamiche di innesco delle nubi in relazione a queste anomalie, informazione imprescindibile se si vuole ascrivere quel che è accaduto a qualcosa di nuovo. Quel che già sappiamo, però, è che di aria fredda o fresca, fosse proveniente da nord come letto su Meteoweb o da sud-ovest come letto sul Corriere, non ce n’era davvero. Tutta aria calda o, meglio, avvezione calda come la si definisce tecnicamente, portata su da venti meridionali a tutte le quote. Al primo esperto di meteorologia che spiegherà come l’aria fredda da nord viaggi nei venti meridionali daranno il Nobel.
Era aria instabile? Inizialmente neanche tanto, uno strato di instabilità che non arrivava alla media troposfera partendo da circa 1500 metri, tant’è che inizialmente si è trattato di pioggia battente, non di temporali. Poi il flusso da sud-ovest ha portato su più umidità, aumentando consistentemente lo spessore dello strato instabile e moltiplicando per un fattore 10 l’energia potenzialmente disponibile, dando così l’incipit ai temporali intensi. Sia prima che dopo, tuttavia, la colonna d’aria è stata tecnicamente in instabilità condizionata, cioè ha avuto bisogno di qualcosa che la portasse verso l’alto. Nella fattispecie è stato il vento o, più precisamente, l’opposizione tra il vento da sud-est che spirava lungo la costa centro-orientale fino a Genova e quello da settentrione che scendeva giù dai valichi del Savonese. Una differenza di direzione che ha provocato una confluenza del flusso negli strati più bassi dell’atmosfera, dove l’aria era stabile, portandola su dove invece la colonna d’aria diventava instabile. Questa differenza di flusso è stata persistente nella stessa zona lungo tutta la durata dell’evento, questo spiega anche perché i temporali hanno insistito solo sull’area di Genova, frenando nell’immediato entroterra per la presenza dei rilievi alle spalle della città. Una confluenza di per sé insignificante, ma che per la conformazione della costa ligure, la vicinanza di quella corsa e la disposizione dei rilievi montuosi appenninici e alpini è anche molto frequente, oltre ad essere all’origine del carattere di quasi unicità che assumono questi eventi su quell’area.
Per cui, niente aria fredda o fresca, niente mare caldo, nessun clima che cambia, almeno non alla scala spaziale microscopica a cui ci stiamo riferendo. Si tratta, ‘soltanto’, di meteorologia e di fenomeni la cui replica a scopo prognostico in termini di intensità, localizzazione e persistenza è già abbastanza complessa da non aver bisogno né di banalizzazioni mediatiche né di voli pindarici sulla necessità di introdurre un non meglio specificato fattore clima che cambia. Quando il cielo tornerà sereno – e attenzione perché sono in arrivo nuove piogge intense il cui innesco sarà però differente in quanto provocato da una vera e propria perturbazione – provate a guardare la pendenza e la morfologia dei rilievi liguri. Li avrà disegnati la mano di un pittore estroverso o saranno così per i processi erosivi generati dalle piogge torrenziali di secoli e millenni?
Purtroppo c’è chi si è superato; “ParmaToday” nella giornata di ieri ha pubblicato questo articolo:
http://www.parmatoday.it/cronaca/alluvione-baganza-casse-espansione-polemiche.html
Riporto di seguito un pezzo:
Alluvione, Serioli, rete ambiente: “Occorre un monitoraggio climatico”
„”Ho una mia teoria su questi eventi, ritengo che ci sia una maggiore energia tra suolo e cielo, basti pensare che lo scorso anno non abbiamo avuto un vero inverno, nessuna nevicata e il freddo e il ghiaccio non hanno raggiunto il calore della terra, che nel mentre è aumentato, favorendo un bilancio energetico forte tra suolo e cielo, determinando non a caso un’estate piovosa come se l’umidità accumulata avesse creato una condensa. Un’umidità costante, che alla prima forte perturbazione si è scaricata tutta in una volta sulla terra. Questo spiega il fatto che 26 cm di acqua caduti a Corniglio, la quantità di pioggia che normalmente cadrebbe in un mese, non riescano a essere assorbiti subito dal bosco“
Per quanto riguarda le anomalie termiche vi suggerisco questo utile sito:
http://it.surf-forecast.com/weather_maps/Italy?over=none&symbols=surf&type=sst
Per le anomalie basta modificare l’URL dell’immagine aggiungendo dopo sst: anomaly
Temperature: http://a0.fast-meteo.com/maps/dynamic/Italy.sst.jpg
Anomalie: http://a0.fast-meteo.com/maps/dynamic/Italy.sstanomaly.jpg
Saluti;
Paolo Leoni
Questo signore ha capito tutto, beato lui…
gg
Le alluvioni in Liguria si sono verificate anche nel passato a causa della particolare posizione geografica di questa regione italiana, non dobbiamo perciò imprecare contro il clima che cambia, ma contro noi stessi che abbiamo costruito dove non dovevamo costruire eliminando a volte anche alberi secolari e ora ne paghiamo seriemente tutte le conseguenze… Comunque dalle mie parti (lecce) sembra di essere tornati in estate! le alluvioni al nord ed il caldo fuori stagione al sud sono due facce della stessa realtà della quale non vogliamo ancora convincerci e alla quale anche noi abbiamo contribuito…
Oppure facciamo dei canali di scolo adeguati — ma costano, vedi un notevole esempio in:
http://www.amusingplanet.com/2013/03/g-cans-tokyos-massive-underground-storm.html
Come dice l’esperto Mario Tozzi , le piogge sono cambiate, dobbiamo convincerle a tornare come prima.
🙂 🙂 🙂
IL mito dell’eden è duro a morire. Per secoli ci ha pensato la religione, ma ora finalmente abbiamo schiere di sc(i)enziati e ambientalisti a dare man forte. Credo che ben presto anche per terremoti eruzioni vulcaniche e per la stessa tettonica delle placche si riuscirà a dare una spiagazione scientifico ambientalista che vede come motore e causa di tutto l’uomo. Bei tempi quando la Terra era piatta, immobile ed immutabile e tutto il resto girava intorno ad essa, quando uragani frane eruzioni sismi non erano altro che punizioni divine mandate per punire i peccati di noi mortali.
Comunque con un po di imegno da parte di tutti ce la possiamo fare a tornare indietro di qualche millennio in un battitto di ciglia. Poi non scordiamo il risvolto bellico del tutto. Bombe d’acqua piggia di bombe d’acqua a grappolo, frane atomiche, terremoti di dustruzione di massa, eruzioni spaziali, alluvioni perforanti ecc. (sentivo un servizio mi sembra sulla 7 che mostrava come questi neologismi climatici siano diventati ormai una moda, un po come dissesto idrogeologico è diventato un termine che con dimestichezza viene pronunciato un po da tutti i politici, da Alemanno a Vendola….)
COmunque ecco che ci stanno facendo preparare ad una nuova guerra, come se non bastassero quelle tra uomini, ora anche quella contro il clima, l’ultima grande crociata del saggio uomo del terzo millennio.