Ammetto l’ignoranza, fino a ieri Birkeland era per me il nome di una linea di arredamento dell’Ikea, i cui nomi sono sempre così strani per noi da aver smesso di chiedermene l’origine da un pezzo. Magari un collegamento ci sarà pure, anche se la vedo dura pensare ai comodini e farsi venire in mente le correnti ad elevatissimo amperaggio che mettono in connessione la magnetosfera con la ionosfera delle latitudini polari.
Per cui, molliamo i comodini e parliamo di queste Birkeland currents, oggetto di uno studio recente uscito sul GRL. Note da parecchio tempo, lo scienziato di cui portano il nome visse a cavallo tra l’800 e il ‘900, le Birkeland currents sono quelle che danno vita alle Aurore Boreali e Australi, diretta testimonianza dell’interazione tra il vento solare e il campo magnetico terrestre.
Perché l’interesse? Beh, da qualche tempo ci capita ogni tanto di parlare di Space Weather, che è molto più che meteorologia spaziale, essendo riferito a quel complesso di fenomeni derivanti dall’attività solare con un potenziale impatto su di un mondo sempre più dipendente dalla tecnologia abbastanza preoccupante. Una tempesta solare di grandi proporzioni (come ne capitano spesso ma con orientamento del flusso che non interessa la Terra) se ben orientata potrebbe mettere in ginocchio il mondo per come lo conosciamo. Infrastrutture elettriche e digitali, reti satellitari, telecomunicazioni, provate a spegnerle tutte insieme e non sarete neanche in grado di scambiare una parola ad una distanza superiore a quella dove può giungere la vostra voce. E questo sarebbe il male minore.
Quindi lo Space Weather rappresenta anche la ricerca di una capacità accettabile di previsione di questi eventi al fine di aumentare, se possibile, la resilienza del sistema. Lo studio cui ho accennato ha assemblato i dati provenienti da una lunga campagna di misura giungendo a definire il lag temporale tra i primi segnali del manifestarsi del del deposito di energia del vento solare e l’arrivo della parte più intensa del flusso. Un lag temporale che potrebbe essere sfruttato per un potenziale sistema di preavviso breve in grado di far scattare eventuali sistemi di protezione.
Interessante.
Su Birkeland si può leggere “Aurora boreale : la storia di un enigma scientifico e del genio che lo risolse / Lucy Jago” Rizzoli 2001. E’ la biografia (un po’ romanzata) di B.
> Magari un collegamento ci sarà pure…
I letti IKEA hanno nomi di luoghi norvegesi e Birkeland è una città della Norvegia.
Lo scienziato Kristian Olaf Birkeland era norvegese 😉
Immaginavo, ma pensavo a qualcosa meno ovvio:-)
Questi sarebbero fatti da indagare seriamente e sui quali investire importanti somme per scongiurare, possibilmente, i pesanti danni che potrebbero infliggere alla società umana. Altro che CO2
🙂