Le si potrebbero definire open sources o, se preferite, collezione di informazioni liberamente disponibili che assumono significato solo se messe insieme, finendo per fornire un quadro generale.
Cominciamo per esempio da un articolo uscito sul Foglio qualche giorno fa. Un pezzo che si occupa di un argomento che abbiamo trattato anche su queste pagine, ovvero la strana piega decrescista che sta prendendo l’organizzazione dell’Expo 2015 di Milano. In questo ultimo articolo, leggiamo la cronaca della difesa del fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, alle dichiarazioni di Vandana Shiva, probabile madrina dell’evento in questione e sostenitrice di un ambientalismo molto fondamentalista che dovrebbe condurci nei suoi piani ad un nuovo modello culturale. In questo nuovo modello culturale, il nemico pubblico numero uno sono gli OGM, appunto il tema dell’articolo. Questo di seguito il passo saliente: “C’è un passo illuminante nell’intervista che Vandana Shiva, “amica e compagna di tante riflessioni e battaglie” – ricorda Petrini – ha concesso a un cronista di Repubblica alcuni giorni fa: “Ho tanta stima degli intellettuali non-scienziati che contribuiscono a mettere in discussione il pensiero scientifico”. Nella fattispecie per pensiero scientifico si intende forse anche quella messe di informazioni che ha chiarito quanto il ricorso agli OGM potrebbe dare una mano a sfamare il numero sempre crescente di esseri umani che abitano questo pianeta.
Sicché, è interessante passare alla seconda lettura, che in realtà abbiamo già sfiorato domenica scorsa. Secondo un paio di intellettuali che evidentemente strizzano l’occhio alla pratica della messa in discussione del pensiero scientifico, dobbiamo ringraziare il climate change – quindi noi stessi – per l’ascesa dell’Isis, il gruppo fondamentalista che sta seminando il terrore negli ultimi mesi. Sarebbe stata infatti una siccità particolarmente forte occorsa in Siria tra il 2006 e il 2010 a generare il malcontento in cui l’Isis avrebbe mosso i primi passi. E, quella siccità, naturalmente, è da ascrivere al clima che cambia, nonostante il pensiero scientifico al riguardo sia chiaro: non si possono attribuire singoli eventi alle dinamiche del clima. Leggiamo un breve tratto di questa seconda lettura: “Quando non riusciamo a capire i fatti che riguardano le emissioni di gas a effetto serra, proviamo a pensare che inconsapevolmente consentiamo a Isis, Al Qaeda, Boko Haram, Al Shabaab e altri gruppi estremisti di fiorire. Nel considerare le nostre posizioni personali sui cambiamenti climatici, è importante capire che nel nostro mondo interconnesso è in gioco tutto questo”.
Tra tante altre cose, a far la differenza tra i gruppi che abbiamo già conosciuto in passato e l’Isis, è senz’altro l’enorme quantità di risorse finanziarie disponibili. E questo ci porta alla terza lettura, che completa il quadro di oggi. Già, perché in effetti un collegamento tra l’Isis e il clima c’è, ma è rappresentato dal mercato europeo di scambio delle emissioni (ETS), la borsa del carbonio. Come già accaduto anni fa, sono state scoperte delle truffe colossali operate sull’ETS, con cui quantità ingenti di denaro sono finite, pensate un po’, proprio nelle mani del terrorismo islamico, ad accrescere o completare, se preferite, le già ingenti risorse di cui quei gruppi intendono avvalersi per conseguire i loro scopi.
E noi qui, serenamente, a interrogarci sulla decrescita e a discettare di nuove tasse sull’aria per la resurrezione del mercato del carbonio. Buona lettura.
Leggendo questo articolo di F.Battaglia sul Giornale
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ora-repubblica-si-accorge-che-ogm-non-fanno-male-1057242.html
Ho scoperto questo articolo apparso su repubblica e riportato qui
http://giacomosalerno.com/2014/10/04/vietare-gli-ogm-e-un-grave-danno-non-ci-sono-prove-che-siano-nocivi-elena-cattaneo/
Scritto appunto da Elena Cattaneo che è la signora di cui rep traccia il seguente profilo
http://www.repubblica.it/topics/news/elena_cattaneo-81826367/
Che dire? sicuramente Patrizio Roversi con tutta la Linea Verde (RAI) preferirà comunque la Vandana Shiva… a prescindere! o no?
A proposito di OGM, ecco un breve contributo facilmente rintracciabile sul www, niente di che ma più sufficiente per rendere allo scopo:
http://www.alimentando.info/fiere-2/veronesi-il-futuro-e-ogm-expo-non-sia-troppo-bio/
Come provare a risolvere l’atavico problema della fame del mondo, con dinamiche demografiche in evidente sviluppo….convergere verso una cultura vegetariana? forse è l’unica soluzione sostenibile?.
Fattore esplicativo: climate change? stritolato tra evidenze osservazionali ed evidenze energetiche. Evidenze energetiche, inutile scomodare fattori collaterali, secondari, climate change, *0,05 p-value forse…
salut
Saluti
@Donato (i nostri commenti sono stati approvati contemporaneamente e quindi quando ho scritto il mio non avevo letto il tuo).
La situazione è molto più complessa, effettivamente. Non penso sia vero che la scienza ed il pensiero razionale vengono sempre demoliti comunque ed in ogni luogo: l’operazione viene fatta in funzione delle convenienze; a volte vengono esaltati oltre il ragionevole. Io sono il primo ad attaccare scientismo e razionalismo (qui capiamoci sui termini: per me il “pensiero razionale” è ok, il “razionalismo” è la riduzione di tutto al pensiero razionale, e non sono d’accordo), perché penso che la scienza ed il pensiero razionale sono solo alcuni degli strumenti che l’uomo ha a disposizione. Non penso che la filosofia e la politica, per esempio, possano essere ridotti al modo di operare della scienza. Come disse tempo fa Piero Angela a Quark, le discipline umane sono come le note di una tastiera e un pezzo di musica armonioso le usa tutte, ma nel modo opportuno. Tutto sta a definire bene, sin dall’inizio, il campo operativo di ogni strumento, così come non si usano cacciaviti per piantare chiodi o martelli per avvitare viti.
Sarai forse dispiaciuto del fatto che cito anch’io Goedel, Popper ed Heisemberg 🙂 Domenica è venuto fuori Leon Wieseltier: io apprezzo molto il suo “Manifesto per la resistenza umanista”. Però il punto non è parlare di “crisi” della scienza, quanto di manternera entro i suoi limiti, che sono oggettivi e implicati dal suo stesso modo operativo: la scienza opera su fatti misurabili e replicabili. Dove abbiamo a che fare con fatti misurabili e replicabili, la scienza è lo strumento corretto. Per esempio per OGM e AGW ed è in questo contesto che arrivo alla conclusione che Shiva e Petrini sono truffaldini.
“Non penso sia vero che la scienza ed il pensiero razionale vengono sempre demoliti comunque ed in ogni luogo: l’operazione viene fatta in funzione delle convenienze; a volte vengono esaltati oltre il ragionevole”
verissimo!
infatti ad ogni occasione ci martellano con la pietra filosofale del “spendiamo troppo poco nella Conoscenza, da ora più soldi alla Scuola e alla Ricerca”, salvo poi demonizzare qualunque risultato venga prodotto…se c’arrivano a produrne, fra roghi di alberi ogm e liberazioni di topi
Tradotto: se devo imporre la mia ideologia, i maledetti “fatti” sono un problema. Consequenzialmente è anche un problema il metodo scientifico tradizionale (vedasi “ricci vs volpi” nel post di domenica) che, porco boia, pone così tanta enfasi sui fatti. Allora tiro su una cortina fumogena, appoggio le “volpi” che privilegiano la mera correlazione dei dati e i fastidiosi “fatti” spariscono. Tanto che così posso persino ridefinire il termine “fatto” per farlo coincidere con la mia ideologia. D’altronde è la profezia di 1984, “2+2=5”, applicata alla scienza. Inquietante, e non solo per OGM e AGW.
Mettere in discussione il pensiero scientifico è il mantra di una certa filosofia e di un certo mondo intellettuale che caratterizza il modo di pensare di oggi.
Ho la fortuna o sfortuna, dipende dai punti di vista, di lavorare in un liceo classico (la sostanza, però, non cambia se la scuola è un’altra) per cui mi trovo a partecipare agli esami di stato finali del corso di studi. La mia esperienza di commissario è, ormai, ultraventennale e posso testimoniare senza tema di smentita che il messaggio che viene trasmesso a legioni di studenti è del tutto anti scientifico. Nell’istante in cui si comincia a parlare, in sede di esami, del Decadentismo, per esempio, la prima cosa che il candidato deve dire è che il movimento filosofico letterario è nato in seguito alla crisi di fiducia nelle “sorti magnifiche e progressive” che caratterizzarono l’ultima parte dell’ottocento e la prima parte del novecento.
.
La crisi della scienza è analizzata anche da un punto di vista filosofico e orienta il colloquio di esame atraverso l’analisi del pensiero dei filosofi contemporanei. Ad iniziare da Shopenhauer, passando per Wittgenstein, Freud e via cantando, si costruisce un percorso che demolisce il Positivisvo ed il Razionalismo, cioè la scienza.
.
Qualcuno mi dirà che ho semplificato talmente tanto il discorso da averne distorto il senso e non ho problemi a dargli ragione: è perfettamente vero. Il dramma è proprio questo, però, perché è quanto emerge ascoltando le risposte dei candidati, leggendo le loro tesine o interpretando le loro mappe concettuali. Gli alunni sono portati a semplificare il messaggio che il docente gli trasmette e sono molto pochi i docenti in grado di inquadrare la crisi del pensiero scientifico in modo corretto. Heisemberg ed il suo principio di indeterminazione, il principio di falsificabilità di Popper, i principi di indecidibilità di Godel sono portati ad esempio di crisi del pensiero scientifico ed avallano le tesi dei Neospiritualisti. Non mi è mai capitato di sentire il collega di filosofia o di lettere che corregga il candidato allorché sostiene che il novecento ha segnato la fine del razionalismo in quanto la scienza ha determinato le catastrofi della prima e seconda guerra mondiale, la distruzione dell’ambiente e via cantando. Quando ne ho abbastanza ed intervengo per chiedere al candidato cosa ne pensa dei vantaggi che la scienza ha portato all’uomo moderno, ottengo sempre una faccia attonita e la pronta reazione del collega che convalida la tesi del candidato: segno inequivocabile del modo in cui si è impostato il dialogo educativo nel corso degli studi.
.
Fino a che la scienza viene presentata secondo il paradigma Neospirituale e decadente come una dannazione per il genere umano (a seguito di un modo semplicistico di intendere il profondo ripensamento della scienza conseguente a quanto hanno fatto e scritto Einstein, Popper, Planck, Godel, Russel e via cantando), non ci si deve meravigliare di articoli come quelli citati da G. Guidi. Fino a che l’incertezza delle conclusioni scientifiche dovuta al metodo scientifico viene contrapposta alla certezza del dogma ideologico, non avremo modo di leggere cose diverse da quelle riportate in quegli articoli. Abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale, ma in questo eterno decadentismo che ci caratterizza, la vedo dura.
Ciao, Donato.
Caro Donato, mi ha molto colpito la tua testimonianza e ti ringrazio davvero per quanto cerchi di fare come educatore.
Ho percepito qualcosa di analogo a qanto tu racconti quando alcuni anni orsono mi sono accorto che una mostra all’aperto a Milano in Via Dante aveva un grande afflusso di scolaresche. La mostra si caratterizzava per splendide foto del nostro pianeta riprese dall’alto cui tuttavia si associavano commenti ispirati al più bieco paradigma anti-scientifico e anti-tecnologico (solo le agricolture di sussistenza, quelle per intenderci che affamano il mondo, erano “buone”, l’industria era comunque cattiva e così via). Mi sono ritrovato a pensare cosa sarebbe uscito da bambini o ragazzi così educati dai propri maestri/professori.
Penso allora che l’etica di un docente dovrebbe portarlo non ad inculcare nell’allievo preconcetti ma viceversa a fornirgli strumenti interpretativi atti ad effettuare una lettura non ideologica della realtà (che poi è guard’a caso quello che si propone la scienza galileiana). Ricordo che la mia professoressa di filosofia del liceo manifestava costantemente un simile atteggiamento nei nostri confronti e di questo le sarò sempre grato.
Per concludere l’unico modo che intravvedo per diradare l’oscurità che ci circonda (e che colpisce soprattutto le persone culturalmente più indifese, ad iniziare dai ragazzi in età scolare) sia quello di sdoganare i dati su:
– speranza di vita media mondiale alla nascita (dai 45 anni del 1950 ai 70 anni odierni)
– mortalità neonatale globale (da 140 bambini morti per ogni 1000 nati vivi del 1950 ai 40 odierni)
– numero di persone sotto la soglia di sicurezza alimentare a livello globale (dal 30% della popolazone mondiale del 1970 all’11% odierno)
– produttività delle colture (per le 4 grandi colture mais, frumento, riso e soia si passa da una media di 1.5 tonnellate per ettaro e per anno del 1961 alle 3.5 tonnellate odierne).
– ecc.
Questi dati andrebbero in primis sdoganati presso i media -> CM potrebbe ospitare un box con dati di questo tipo: sarebbe un piccolo ma significativo messaggio!
Luigi
“Ho tanta stima degli intellettuali non-scienziati che contribuiscono a mettere in discussione il pensiero scientifico” -> solo una persona priva di cultura scientifica o non al corrente dei fatti può pensare che trasferire solo i geni che interessano (es: per indurre resistenza a malattie che oggi combattiamo con fitofarmaci, per indurre resistenza alla siccità, al freddo, per produrre di più assorbendo più CO2, ecc..) sia peggio che trasferire alla cieca milioni di geni come si fa da millenni con le tecniche tradizionali, basate sull’incrocio anche fra specie diverse.
Solo il sonno del pensiero scientifico ha potuto portare alle strane idee di cui i dottori Shiva e Petrini si fanno ahimè propugnatori e di cui Expo, causa deficit di cultura scientifica, si appresta a far da cassa di risonanza.
Sottolineo infine che il nocciolo duro del pensiero di Shiva, Petrini e C. sta nella filosofia della “decrescita” propugnata dal francese Serge Latouche, un’ideologia a mio avviso aberrante e che prevede fra l’altro la ruralizzazione delle economie evolute attraverso la messa al bando di ogni innovazione tecnologica ed un’agricoltura arretrata e dunque in grado di assorbire molte più braccia di quanto ne faccia oggi.
Idee di questo tipo ricordano curiosamente quelle propugnate da Pol Pot in Cambogia (Pol Pot che, giova ricordarlo, non veniva dalla giungla; era infatti laureato alla Sorbona e vantava radici nel mondo intellettuale francese http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/archivio/2013/03/02SI86036.PDF).