Le previsioni non vengono sempre bene, anzi. Qualche giorno fa, infatti, avevo previsto un’ondata di notizie sui media per la fine dell’ennesimo summit sul clima tenutosi a New York la scorsa settimana. E invece niente, appena si sono spente le luci dei riflettori sulle roboanti dichiarazioni dei pochi capi di stato che contano che si son fatti vedere (molti sono rimasti a casa) e sugli accorati appelli di vari personaggi alla ricerca di una seconda notorietà più impegnata della prima – leggi i due nell’immagine in testa al post per esempio, si sono improvvisamente bloccate anche le rotative.
Per cui, qualcuno sa com’è andata a finire? Facile, come sempre, con un bel nulla di fatto. Beh, non proprio, pare che sia stato raggiunto un accordo sulla salvaguardia delle foreste, che tra l’altro crescono già per i fatti loro. Ma, quanto al clima, sono arrivate tante belle parole e tante dichiarazioni di buona volontà per il prossimo summit di Parigi (non senza una tappa intermedia a Bali però, perché la tornéé deve essere comunque mondiale), ma si vedrà.
Registriamo poi il fatto che i capi di stato intervenuti si sono espressi a larga maggioranza in modo favorevole sulla possibilità di istituire varie forme di carbon tax. Quindi 73 governi, in rappresentanza del 52% della popolazione mondiale e del 54% delle emissioni, hanno intenzione di istituire una nuova tassa sull’aria con il placet delle Nazioni Unite. Pare che ci sia stata un’mpennata negli ordini di champagne nell’immediatezza della chiusura dei lavori.
Comunque, visto che non ne hanno parlato in molti, vale la pena fare un giro sul sito web del Climate Group (costola dell’ONU appositamente creata) dove qualcuno ha in effetti pensato di tirar giù le somme. Ecco qua.
“Sono stati fatti molti significativi annunci e molte nuove coalizioni si sono formate, con i leader che si sono impegnati a limitare il riscaldamento del pianeta entro i 2°C, accordandosi per un patto sul clima per Parigi“. Questa la frase chiave. Poi c’è la faccenda della tassa sull’aria e poi l’impegno dell’Europa a ridurre le proprie emissioni del 40% entro il 2030 (già si sapeva ma per ora non si fa), un impegno a larga scala per raddoppiare entro il 2030 l’efficienza energetica, l’industria delle assicurazioni (chi in rappresentanza di chi non è chiaro) che raddoppierà gli investimenti in progetti a bassa intensità di carbonio e, infine, un nutrito gruppo di leader che renderà disponibili 200 mld di dollari sempre per investimenti sullo sviluppo sostenibile e sulla resilienza (quando i 200 che dovevano arrivare dopo il summit di Copenhagen non si sono ancora visti).
E così, mentre il movimento più costoso di sempre continua a far girare e spendere quantità immani di denaro per la gioia delle numerose multinazionali in odore di greenwashing intervenute, di provvedimenti veri, tipo di quelli che portano la firma di qualche capo di stato non se ne sono visti, tranne ovviamente l’adesione al prossimo summit.
Niente di nuovo sotto il sole quindi, nonostante la sensazione, che notoriamente si vende a un tot al chilo, sia quella che, finalmente, si inizi a respirare un’aria nuova, che si voglia passare dalle parole ai fatti. Quali però, non è dato saperlo.
Buongiorno, essendo totalmente a digiuno di clima e meteorologia, potete consigliarmi uno o più testi? Vorrei di mio, comprendere il più possibile di quanto questo bellissimo blog espone ogni giorno.
E’ molto difficile rispondere alla tua domanda in quanto la climatologia è una branca della scienza, per così dire, “di sintesi”. Mi spiego meglio.
La climatologia si prefigge di studiare il clima, cioè le condizioni medie del tempo meteorologico relative ad un arco temporale di 20/30 anni. Periodi inferiori ricadono nell’ambito della meteorologia. La climatologia può essere considerata una branca delle scienze della Terra e delle scienze dell’atmosfera.
Io NON sono un climatologo, ma un semplice appassionato, se ti va di perdere qualche minuto a leggere queste righe ti racconto le mie vicissitudini: potrebbe esserti utile.
Ho iniziato ad appassionarmi agli argomenti meteorologici circa quattro anni fa per puro caso: mi incuriosì la vicenda del ciclo solare 24, quello attuale, per cui cominciai a navigare un poco in rete e mi sono imbattuto in diversi blog che si occupano di climatologia, di meteorologia e via cantando. All’inizio era frustrante sentir parlare di sensibilità climatica, effetto serra, glaciazioni ed ere glaciali, IPCC e non capirne nulla. La prima volta che ebbi il coraggio di intervenire in una discussione climatologica (oltre quattro anni fa) mi dichiarai un “incompetente” (la cosa mi si è ritorta contro in quanto, con mia grande meraviglia, qualche mese fa in occasione della pubblicazione, qui su CM, di un mio articolo, una gentile signora me lo ha rinfacciato pubblicamente: non credevo che avessero un dossier su di me 🙂 ). In questi anni ho avuto, però, occasione di studiare per cui ho acquisito una certa familiarità con gli argomenti che originariamente mi avevano spaventato.
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In base alla mia esperienza per poter sperare di capire qualcosa in questo campo, è necessaria una buona preparazione di base in matematica (soprattutto statistica) e fisica. Estremamente importante la conoscenza della geologia: il clima riguarda scale temporali estremamente lunghe, quindi, solo la geologia è in grado di fornirci notizie circa l’evoluzione delle condizioni climatiche nel corso dei millenni, dei milioni e delle centinaia di milioni di anni di storia della Terra. E’ importante avere qualche base di astronomia e geografia (astronomica e terrestre), ma anche di chimica, idrologia, glaciologia e topografia (geodesia, in particolare) ed econometria (ti sembrerà strano ma una significativa percentuale di articoli scientifici relativi alla ricerca climatologica sono redatti da statistici ed econometristi). La botanica e la paleobotanica non vanno ignorate così come la biologia e la zoologia. La mineralogia è importante, così come la metrologia in generale.
Ti ho fatto questo elenco non per spaventarti, ma per giungere a spiegare quanto ho detto all’inizio: la climatologia è una scienza di “sintesi” in quanto in essa confluiscono moltissime professionalità. Forse è proprio per questo che, a quanto mi risulta, non ha senso parlare di climatologo: esistono i glaciologi, gli idrologi, i fisici, i meteorologi, ma i climatologi (quelli con la “patente” di pirandelliana memoria) non mi sembra che ci siano.
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Se hai intenzione di inoltrarti in questo campo poco agevole, è essenziale una grande curiosità e molta pazienza. Devi essere pronto, inoltre, ad approfondire, a seconda della necessità, argomenti tra i più disparati. Con questo non diventerai, però, un climatologo: riuscirai a leggere qualche articolo scientifico, a comprendere le discussioni in atto ed a farti una tua idea. Questo, infine, non ti impedirà di avere dubbi e perplessità e molte volte dovrai rivedere posizioni che ti sembravano consolidate. Per me è stata un’esperienza stimolante a cui non intendo rinunciare, spero lo sia anche per te.
Per iniziare a familiarizzare con gli argomenti più semplici:
http://www.phys.uniroma1.it/DipWeb/web_disp/d3/dispense/siani–geografia.pdf
Ciao, Donato.
grazie. lo immaginavo complicato ma non così tanto.
Non ti preoccupare e, soprattutto, non demordere: tutto insieme non si può fare, ma piano piano si riescono ad ottenere dei risultati. Te lo posso assicurare.
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p.s.: ultima avvertenza: dopo tutti i sacrifici e le ore passate a studiare se le tue idee saranno diverse da quelle di chi segue la linea di pensiero principale, le bolleranno come “chiacchiere da bar di un negazionista al servizio dei petrolieri”. Non sarà assolutamente vero, ma è così che funziona! 🙂
Ciao, Donato.
Sareth, non spaventarti, Roma non fu fatta in un giorno.
Piano piano, leggendo ogni giorno qualcosina, puoi formarti una buona preparazione.
Sono estremamente d’accordo con Donato (mi succede spesso), la climatologia è una scienza di sintesi, che “richiederebbe” tutte quelle conoscenze, ed anche altre.
Ma siamo esseri umani, con i nostri limiti, e quindi possiamo vedere solo alcuni aspetti del puzzle climatico.
Ecco, la consapevolezza della vastità delle conoscenze necessarie per capire la climatologia, dovrebbe spingerci a mantenere una certa umiltà, quando ne parliamo.
Ma non avere “tutte” le conoscenze non vuol dire che non possiamo dire qualcosa di buono, di interessante. In fondo anche una osservazione parziale può offrire degli spunti validi.
Un esperto di un campo, che abbia lacune in qualche altro campo, può comunque essere utile al discorso. In fondo siamo tutti in possesso di conoscenze parziali. Basta esserne consapevoli, basta non montarsi la testa ed immaginare che la scienza sia “settled”, perché maggiore sicurezza si sfoggia, maggiori sono gli errori che si fanno.
Baldanza nelle affermazioni e scienza non vanno molto d’accordo.
Spesso le persone che si mostrano sicure hanno il limite di dover dare subito la risposta, senza dubbi né tentennamenti. E così finiscono spesso per dire cose grossolanamente false.
Studia dunque i vari aspetti della scienza, come se dovessi risolvere un puzzle, mettendo una tessera dopo l’altra. Nessuno ti corre dietro. E magari potresti un domani dire quello che nessun altro aveva notato prima.
Secondo me.
Tasse, ancora tasse, sempre tasse: questo è l’unico fatto che avremo modo di verificare fondato nei prossimi anni. La conseguenza sarà, almeno per la società occidentale, la, tanto agognata, decrescita felice. Questa è la mia previsione e, credo, che purtroppo si avvererà.
Mah!
Ciao, Donato.