C’è un giochino di società in cui uno dice una parola più o meno a caso, il secondo ne dice dire una nuova, ad istinto, collegata alla prima come gli pare; il terzo prosegue allo stesso modo e la cosa divertente è come in pochi passaggi si salta di palo in frasca. E tutti giù a ridere.
Purtroppo, oggi, in certi dibattiti “scientifici”, o comunque basati su concetti scientifici, c’è una variante demenziale del gioco: il concetto chiave in discussione dovrebbe rimanere fisso, ma parola dopo parola si va alla deriva. Alla fine non c’è più relazione tra parola e significato.
Prendete la CO2. Un tempo, si diceva che era responsabile dell’effetto serra, senza il quale la Terra sarebbe molto più fredda ed inospitale; inoltre era uno dei “carburanti” del mondo vegetale. Poi è iniziata la litania sul Global Warming ed è diventata un “gas-serra”: stesso concetto, ma illuminato da una luce sinistra. Poi, un po’ più esplicitamente, un “inquinante”. Vabbè, pareva che la dimostrazione della sua pericolosità climatica fosse evidente.
Giorni fa, commentando l’ennesimo annuncio di catastrofe, alcuni giornali hanno scritto addirittura “smog”. E dire che la parola è una contrazione di “smoke” e “fog”, ad indicare il tipo specifico di inquinamento che Londra subiva cento anni fa a causa del carbone che veniva bruciato in quantità senza precauzioni, producendo quindi una mistura micidiale di particolato e sostanze tossiche, prima di tutto nocive ai polmoni e poi capaci di peggiorare in modo evidente la trasparenza dell’aria. Per estensione, fino a ieri il termine è stato usato per indicare un tipo simile di
inquinamento a cui oggi vanno soggette le nostre città, anche se il particolato ha origini diverse (e fortunatamente si tratta di un fenomeno molto più contenuto).
Ma, ecco, ora la CO2, gas del tutto incolore, inodore e totalmente innocuo per la nostra salute alle concentrazioni di cui si parla, è diventata smog; una cosa sporca, viscida, scura. Tutto perché i lettori siano colpiti da un’analogia inquietante, anche se inopportuna e non si pongano strane domande a proposito della mancata correlazione con la crescita delle temperature; che poi era l’unico motivo per cui la CO2 dovrebbe essere considerata “cattiva”. E la deriva è completa.
D’altronde il mondo pubblicitario, che la sa lunga, si è appropriato subito del trend. Una volta, correttamente, l’attitudine ecologica di un’auto veniva esaltata menzionando la quantità ridotta di sostanze nocive prodotte, come gli ossidi d’azoto, il piombo o il benzene, o i particolati come il PM10. Ora non se ne parla praticamente più: sono stati sostituiti dai kg di CO2. Ieri facevo benzina e c’era un cartello che magnificava un carburante con varie qualità; ognuna era illustrata da un’icona. Per esempio: “Ripresa” era affiancata dal simbolo delle marce sul pomo della
leva del cambio. Abbastanza logico. Poi c’era “Risparmio” e sotto un disegno stilizzato di banconote. Filante. E poi c’era “Pulizia” e sotto c’era scritto… “CO2”. Tutto torna: la CO2 è sporca.
PS: Effettivamente, l’ultima volta che ho messo le mani nel motore mi sono sporcato il maglione e poi non sono riuscito a ripulirlo: pensate che fesso, credevo che fosse grasso e così l’ho lavato con il detersivo sbagliato. Ora invece che ho capito che era CO2 starò più attento. Però, scusate, ho provato a cercare in giro, e un detersivo che lava via la CO2 non l’ho trovato. Potreste darmi un suggerimento?
Un miscuglio di composti alcalini…Tipo Idrossidi di Calcio, di sodio, di potassio.
Si sa da un pezzo che rimuovono la CO2, tanto che li usavano nella prima guerra mondiale per equipaggiare i nostri sub incursori in modo che non producessero le bolle che li avrebbero fatti scoprire mentre attaccavano le navi austriache…
Spero d’esserti stato d’aiuto 😉
Eccellente. Si potrebbe “riverniciarli” bene in modo che diventino un prodotto commerciale accattivante (d’altronde buona parte di quello che si vende è la solita roba con il marketing giusto) e metter su una startup. Ho già pronto il nome: “Greenwasher”. 🙂
Sembra che il Giudici voglia dirci:”Vorrei essere bravo come Vietti, ma non ce la faccio…”