Ne abbiamo parlato qualche giorno fa. Il 19 agosto scorso, secondo i calcoli del Global Footprint Network, saremmo passati attraverso l’Earth Overshoot Day, il giorno in cui smettiamo di consumare le risorse disponibili del ciclo annuale del pianeta e iniziamo a consumare in eccesso, quindi sfruttandolo oltre il consentito. Calcoli che però hanno ricevuto parecchie critiche, non ultime quelle commentate proprio su queste pagine.
Ora il discorso è diverso, se vogliamo molto più tecnico che ideologico. Su Environmental Science and Technology, è stato pubblicato un paper con questo titolo:
The Theoretical Limit to Plant Productivity
Si tratta del ricalcolo del limite teorico della capacità del pianeta di produrre biomassa. Ebbene, tenendo conto della possibilità di accrescere la produttività delle specie vegetali, diversamente non evolute per massimizzare la loro crescita, il limite teorico della biomassa che potrebbe essere generata sul pianeta sarebbe due ordini di grandezza superiore a quanto stimato sin qui, anche al netto, ovviamente, delle risorse di acqua disponibili, che costituiscono certamente un fattore limitante.
Naturalmente, si tratta di ciò che si ritiene possibile, non di ciò che è o che magari sarà, sottolineano gli autori, forse preoccupati di tirarsi addosso gli strali dei vari misuratori di impronta ecologica sul pianeta, né, scrivono, stiamo dicendo che la scienza salverà l’umanità o che l’aumento della popolazione non sia un problema. Sta di fatto, tuttavia, che quella dell’accrescimento della capacità produttiva del pianeta è una possibilità, piaccia o no a quanti pensano che la fine sia dietro l’angolo.
NB: l’immagine in testa al post viene da Wikipedia.
Caro Guido,l’articolo che segnali è a mio avviso di grande rilevanza. Come sai sono sempre scettico circa il fato che la CO2 sia il “carnefice” dell’ecosistema, fatto invece che è dato per assodato da coloro che da anni stimano l’Earth Overshoot Day utilizzando uno schema computazionale che si fonda soprattutto sulla quantità di CO2 emessa dall’uomo.
Tale schema è debole perché vede CO2 come un problema (un inquinante) e non invece come una risorsa potentissima per incrementare la produttività dei vegetali.
Alla luce di ciò è più che mai urgente iniziare a vedere le piante coltivate come strumento principe per stabilizzare i livelli atmosferici di CO2, da un lato facendo loro produrre tutto il cibo che ci occorre e dall’altro facendo loro alimentare tutte le filiere attualmente alimentate da combustibili fossili (energia, materie plastiche, ecc.). In sostanza un futuro verde per davvero!
L’articolo che meritoriamente hai portato alla nostra attenzione pone in modo netto il problema segnalando che abbiamo la tecnologia necessaria per incrementare moltissimo la produttività dei vegetali coltivati. Cosa aspettiamo a metterla in campo? Preferiamo sprecare tutto questo ben di Dio iniettando in profondità la CO2 in eccesso presente in atmosfera, come pensano di fare i profeti della geo-ingegneria?
Occorrerebbe che chi ha responsabilità aprisse finalmente gli occhi e smettesse di vedere l’agricoltura solo come lo strumento per sviluppare le eccellenze alimentare di questo nostro povero paese e si decidesse finalmente di uscire dai binari di una tradizione che per millenni ha garantito pane e cipolle per quasi tutti.
Tu credi che ad Expo 2015 si potranno fare e sentire discorsi di questo tipo? Io ne dubito fortemente, anche se non ho ancora perso la speranza.
Expo? Che inizi intanto, che non è sicuro neanche quello. Quanto ai discorsi che faranno, temo proprio che tu abbia ragione Luigi.
gg