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Ma insomma, El Niño si spegne o si accende?

E’ da qualche mese che stiamo seguendo, un po’ come tutti gli appassionati di questa materia, l’evoluzione della situazione sul pacifico equatoriale. Dopo un periodo piuttosto lungo di condizioni di ENSO neutro o negativo, tutto lasciava pensare che sarebbe tornato El Niño.

Quindi rimescolamento generale delle carte climatiche, almeno nel breve-medio periodo, ripresa del trend positivo delle temperature globali e tipici eventi correlati a occupare le cronache meteorologiche. Per ora niente da fare. Dopo un inizio col botto, El Niño 2014-2015 sta spegnendosi. Tra le cause o, meglio, le spiegazioni, il mancato innesco della componente atmosferica dell’evento, cioè la persistenza di alisei ben stesi lungo l’equatore e il graduale assorbimento del calore giunto dal Pacifico occidentale ad opera delle fredde acque del lato orientale del bacino, che hanno continuato ad essere rinnovate dall’upwelling innescato dal vento.

Così, sono di appena qualche giorno fa i comunicati della NOAA americana e del BOM australiano che hanno abbassato le probabilità che si inneschi un evento di El Niño, escludendo quasi del tutto che questo, se dovesse arrivare, possa avere caratteristica di forte intensità. Qui sotto l’ultima previsione dell’IRI.

IRI

Ma, non tutti i modelli, benché il sistema dell’IRI ne accorpi parecchi, la pensano allo stesso modo. Il modello climatico stagionale dell’ECMWF infatti mostra una cosa piuttosto diversa, ovvero conferma l’attuale indebolimento dell’evento, ma poi ne prevede una decisa ripresa, con un certo numero di membri dell’ensemble che si approssimano a valori ascrivibili ad un evento da moderato a forte con picco verso la fine dell’anno.

ECMWF_Nino3-4

Come andrà a finire? Beh, suppongo ce lo possa dire solo…El Niño, appunto!

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Published inAttualità

7 Comments

  1. donato

    Sarà, ma dando un’occhiata alle previsioni ECMWF (di cui mi fido poco anche dal punto di vista del meteo stagionale 🙂 ), noto che tra giugno e luglio le osservazioni, tranne che in un paio di casi, sono risultate tutte inferiori agli “spaghetti” di previsione. Io non amo estrapolare in quanto lo considero illogico, soprattutto a lunga distanza, ma se tanto mi da tanto …. 🙂
    Ciao, Donato.

    • Donato,
      la tua è una osservazione che faccio spesso anche io, perché questo pattern di consistenza della previsione con il limite inferiore dello spazio occupato dai membri dell’ensemble è abbastanza ricorrente, pur nel contesto di un modello che a volte è performante con riferimento all’evoluzione dell’ENSO. Tuttavia è un bias ‘a vista’ che resta irrisolto e di cui ho chiesto spiegazione anche a chi si occupa di gestire il modello presso ECMWF. In realtà la faccenda è molto più complicata di quanto sembri, perché per l’area del Pacifico equatoriale, il modello ha in realtà un bias nel campo di massa, perché rappresenta spesso alisei più intensi. Questo porta verso un bias freddo sulla zona più ad est, cioè sulle zone 1 e 2. Quella che stiamo guardando, normalmente la più rappresentativa per l’evoluzione di un evento caldo, è la 3.4, cioè una zona più vasta centrata più ad ovest. E qui il mistero si infittisce ancora, perché con alisei più sostenuti, è anche possibile che al freddo ad est corrisponda un caldo ad ovest, cioè situazione neutra o La Nina a seconda dell’intensità delle anomalie. Ma poi l’ensemble vira verso l’alto, per cui per forza il sistema deve evolvere verso El Nino (per i valori che raggiunge l’anomalia, dato che da 0,5 in su è già El Nino), cosa che può accadere solo se gli alisei mollano e cosa che il modello dovrebbe far fatica a vedere con il suo bias freddo. Insomma, non male come intreccio non credi?
      gg

    • donato

      Guido, ovviamente non ero a conoscenza del fatto che il modello fosse affetto da un errore sistematico per cui ti ringrazio per il chiarimento. Grazie anche per la descrizione “dell’intreccio”: confrontato con altri “intrecci” legati ai modelli climatici è poca cosa. 🙂
      .
      La cosa mi fa venire, però, altri dubbi e perplessità circa il lavoro dei modellisti (in generale, ovviamente). Accertato che il modello è affetto da un bias freddo, logica vorrebbe che si implementasse qualche algoritmo che cercasse di correggere il bias o almeno gli output. In questo caso mi sembra di aver capito che il gestore del sistema sa perfettamente dove è annidato il bug, ma non sembra che se ne curi troppo.
      Il fatto che il modello viri verso l’alto e che, quindi, andremo incontro ad un ENSO positivo è fuori discussione, ma ciò che mi crea qualche perplessità è l’entità dell’anomalia positiva prevista dal modello: è lo stesso discorso fatto per i GCM. In altri termini condizioni di ENSO positive mi sta bene, condizioni di ENSO “molto” positive, mi sta meno bene. Allo stesso modo concordo che il clima tenderà, nel prossimo futuro, a scaldarsi, concordo meno con il fatto, previsto dai modelli, che il riscaldamento sarà senza precedenti e catastrofico. Stesso discorso possiamo fare per i modelli che delineano scenari circa il livello dei mari e via cantando.
      In altri termini: perché non si sistemano quei modelli che prevedono anomalie positive, pur coscienti del fatto che sono affetti da bias, e si corre subito a sistemare le cose quando le anomalie negative sono prodotte da un altrettanto evidente bias?
      p.s. Domanda retorica, ovviamente. 🙂
      Ciao, Donato.

    • Donato,
      circa il modello stagionale di ECMWF il discorso non è così semplice, e non lo è suppongo nemmeno per gli altri. Non so se si possa parlare di errore sistematico, né se in effetti sia tale da poter essere corretto tout court. Molto più probabilmente, è un problema di tendenza del modello ad andare in una certa direzione che chissà da dove viene. Difficile intervenire quindi, se non genericamente cercando di migliorare la rappresentatività dei processi simulati e le loro interazioni. CHe poi è il problema principale.
      gg

  2. Igor

    Scusate l’ignoranza, ma el Nino influenza il clima solo in America o anche in europa?

    • Igor,
      non ci sono teleconnessioni dirette con l’Europa, mentre ce ne sono di molto evidenti per l’area Indo-Pacifica e per l’africa orientale. Per cui, no, alla scala spaziale del tempo atmosferico non sarebbe corretto dire che El Nino ha un’influenza in Europa. Tuttavia, la vastità del fenomeno e i meccanismi che si innescano certamente, sebbene in modo spesso incomprensibile, hanno poi impatto sulla circolazione e quindi anche sul tempo.
      gg

    • Igor

      Grazie

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