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Estate 2014 e polemiche meteo, tutto risolto col certificato di garanzia.

Dicono che sia un estate anomala: poco sole e troppa pioggia. Sarà colpa del riscaldamento globale? Mah, io ricordo che gli esperti di AGW “prevedevano” per il nostro paese siccità, espansione dei deserti fino al nostro meridione, problemi nelle forniture di acqua… Meglio lasciar perdere la discussione climatica: parliamo invece di meteo. Il maltempo sta creando problemi all’industria del turismo, già colpita dalla crisi economica; come se non bastasse, secondo alcuni albergatori, certi siti che si occupano di previsioni meteo avrebbero “gufato” con scenari che poi sono stati smentiti dai fatti, convincendo la gente a rinunciare alla gita anche se alla fine è spuntato il sole.

Dalla protesta si è passati alla proposta. Ecco un bel campionario descritto in un articolo del Corriere della Sera:

L’estate delle «bombe d’acqua» fa cambiare le previsioni del tempo

Devo dire che mi è piaciuta molto, in particolare, l’idea che sia possibile “garantire” qualcosa in questo contesto. Per esempio:

“Garantiamo anche una previsione disegnata a mano … ”
“Garantiamo … il numero di ore di sole nell’arco della giornata … ”
“[Garantiamo] anche l’energia oraria massima prodotta dagli impianti fotovoltaici per metro quadro”

Io, da fotografo dilettante di paesaggio, apprezzerei notevolmente (*) la “garanzia” che ad una certa ora una nuvola si piazzasse su un certo punto, per esempio sul Monviso. Così potrei evitare di “perderci” delle ore in attesa. Si potrà fare, se non oggi magari domani? Magari con un app che ti avverte un’ora prima. Poi mi piacerebbe avere la “garanzia” che al tramonto ci saranno tante nuvole e che diventeranno belle rosse e fotogeniche (quest’anno mi hanno molto deluso).

Siamo molto pignoli noi fotografi di paesaggio! Non c’è solo il bello o il brutto tempo, ma anche il “bel brutto tempo” (tante nuvole con squarci e contrasto di luci ed ombre, oppure nuvoloni temporaleschi plumbei e dai margini netti) e il “brutto bel tempo” (giornate di sole con il cielo praticamente vuoto, i cosiddetti “blue bird, blue skies”, che sono quasi sempre un disastro nella composizione). Apprezzeremmo tantissimo, quindi, una previsione dettagliata sulla distribuzione delle nuvole in un certo settore del cielo.

Anche quella cosa delle previsioni “disegnate a mano” mi piace, si potrebbe anche pensare di stamparle su carta pregiata e firmarle. Visto che tutto parte dal business, perché trascurare questo aspetto di brand?

Vabbè, cerco di essere serio per un attimo. Da mero fruitore di previsioni meteo, capisco che il problema sta grossomodo in quattro punti:

  1. l’affidabilità, legata al fatto che nessuna attività umana è perfetta ed i modelli meteo sono una delle cose più complicate al mondo, di cui abbiamo ancora una conoscenza parziale, nonostante certi entusiasmi fuori luogo;
  2. la comunicazione, legata al fatto che le previsioni sono e saranno sempre di tipo probabilistico, informazione che si perde regolarmente tra l’icona del sole e quella del fulmine;
  3. la comprensione da parte dell’utenza, che comunque non ha un corretto concetto di come si usano le probabilità;
  4. la granularità della previsione, legata alla complessa orografia del nostro territorio per cui può benissimo venir giù un’acquazzone dove mi trovo mentre il sole splende a un chilometro di distanza (cosa che mi capita regolarmente sull’Appennino Ligure, sulle Alpi e in Maremma, tanto per fare un po’ di aneddotica).

Leggendo l’articolo noto con piacere che i giornali hanno “scoperto” il lato probabilistico della faccenda. Si illudono però che basti comunicarlo. Errato, se non viene spiegato correttamente farà più danno che guadagno: la maggior parte della gente che conosco, se leggesse “domani 10% di probabilità di precipitazioni”, assumerebbe tranquillamente “domani non piove”. Se poi piovesse, accuserebbe la previsione di essere errata. Non è facile da risolvere: dovrebbero insegnare queste cose a scuola, ma lasciamo perdere…

Per il resto, sono basìto. “Garantire” è proprio l’opposto del concetto probabilistico, così come lanciarsi a fare previsioni con granularità dell’ora e del luogo geografico (si parlava di Riccione, perché pare che gli albergatori più incazzati stiano là) è l’opposto dell’ammettere che per ora non si può essere più precisi di un certo limite.

E qualcuno mi spieghi, per favore: cosa vuol dire “disegnate a mano” in questo contesto?

Suggerirei agli albergatori di trovare soluzioni diverse, partendo dall’accettazione di un buon grado di incertezza perché ad oggi è inevitabile.

______________________

(*) Vabbè, prima ho mentito. Il bello di una foto con la nuvola proprio dove la volevi sta nel fatto che il Padreterno te l’ha regalata così mentre passavi di là, oppure che hai avuto la costanza di aspettare il momento giusto, anche per ore, col rischio di tornare a casa a mani vuote. Ma ora sto divagando.

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Published inAttualità

8 Comments

  1. alessandrobarbolini

    Il problema è che vivono di sensazionalismo e il fatto che da ottobre si scriva sui siti web ondate nevose ,rimandate costantemente la dice lunga di come il meteo e la climatologia sia piantata nel business…la vera meteorologia quella di alto livello e non paggliacciosa tipo oggi è morta o declinata da quando un certo Andrea baroni è andato in pensione alla fine del 1993..da allora in TV tra pagliacci e connette i simboli si sono laconicamente sprecati in un fuggi fuggi generale…previsioni artigianali l,unica riscoperta

    • AleD

      A me le previsioni sexy non dispiacciono… e chi se ne frega se son sbagliate! 🙂
      Potrebbe essere una soluzione, far fare le previsioni meteo solo in modalità sexy così poi uno non ci fa caso se l’accuratezza non è garantita… 😀

    • david

      …si come no,forse al sud dove studiano la metà dei nostri e prendono il doppio del voto che meritano.

  2. donato

    F. Giudici nel suo post ha messo in evidenza il problema della previsione legato ad un’esatta percezione del concetto di probabilità di accadimento di un certo evento. Successivamente ha sottolineato il fatto che sin dalla scuola (dell’obbligo, aggiungo io) è necessario chiarire ai cittadini di oggi e di domani il concetto di incertezza ed il concetto di probabilità.
    Inutile dire che sono completamente d’accordo con lui in quanto il mondo in cui viviamo ha assolutamente bisogno di maggiori competenze matematiche. In Italia brilliamo per la scarsa competenza nel campo dei numeri, dello spazio e figure geometriche, delle relazioni e funzioni e trattamento dei dati (certificato dall’INVALSI e dalle altre metodiche di valutazione dei nostri alunni quale OCSE-PISA, ecc.).
    Per gli adulti le cose, se possibile, vanno anche peggio: sulla scorta dello studio ISFOL-PIAAC (Programme for the International Assessment of Adult Competencies), promosso dall’Ocse e realizzato in Italia dall‘ISFOL nel 2011/2012 su incarico del ministero del Lavoro, meno del 30% degli italiani raggiunge il livello 3, considerato il minimo per “…la crescita individuale, la partecipazione economica e l’inclusione sociale”.
    In questo quadro non stupisce la fortuna di chiromanti, maghi , indovini, astrologi e via cantando. E non stupisce affatto la reazione degli albergatori ed altri operatori turistici che se la prendono con i meteorologi se le previsioni non riescono a centrare le reali condizioni del tempo.
    Non so a voi, ma a me capita sempre, di vedere lo stupore disegnarsi sul viso del mio interlocutore allorché dichiaro che la scienza così come la conosciamo oggi è vera fino a prova contraria e tutto ciò che oggi reputiamo corretto, domani potrebbe non esserlo più.
    Eh, sì, comunicare l’incertezza è la cosa più difficile che esista. Soprattutto se chi ci ascolta vuole certezze. Ecco perché è facile per l’imbonitore di turno far leva sulla credulità popolare per far passare i propri messaggi.
    Ciao, Donato.

    • cocco bello

      mi faccia capire: sbagliano i metereologi e la colpa è dell’ignoranza diffusa tra la gente; sbagliano i climatologi è malafede. Siete molto strani

    • La differenza sta non tra meteorologi e climatologi, ma tra persone serie e poco serie. I meteorologi seri sono consci dei limiti della disciplina, parlano di probabilità e sanno che oltre i tre giorni la cosa ha poco senso. I climatologi poco seri, invece, non parlano di probabilità, anzi denunciano come delinquenziale ogni potenziale dubbio (espresso anche da altri climatologi, quelli seri), e pretendono di fare previsioni corrette da qui alla fine del secolo.

  3. david

    Questi sono pazzi da legare,ve lo garantisco io che vivo vicino alla costa romagnola.hanno sostituito
    il simboletto della nube e/o della pioggia con un sole grigio!!!
    …sarebbe meglio abbassare i prezzi..

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