Tutto il mondo della meteorologia e del clima sta seguendo le dinamiche climatiche del Pacifico equatoriale e lo sviluppo di El Niño da mesi, praticamente da quando c’è stato il primo impulso di inversione degli Alisei e la formazione della Kelvin Wave che ha trasportato un bel po’ di acqua calda verso la costa orientale dell’oceano.
Ma, come si legge nell’ultimo post di Bob Tisdale, uno dei blogger più attivi su questo argomento, i feedback atmosferici non hanno collaborato e non stanno collaborando. Anzi, nell’ultimo report della NOAA, si legge chiaramente (immagine sotto) che nelle ultime settimane i venti nei bassi strati lungo l’equatore sono stati in anomalia positiva, debole, ma positiva. Ciò significa che hanno continuato a soffiare da est verso ovest.
Il risultato è quello di un logoramento di quello che sembrava essere un El Niño di robuste proporzioni, fino ad un evento che vedrà comunque il picco tra l’autunno e la prima parte dell’inverno, ma probabilmente con intensità debole o moderata. La quantità di calore rilasciata verso l’atmosfera sarà quindi inferiore al previsto e le possibilità che questo rilascio si traduca in una ripresa dell’aumento delle temperature globali si allontana.
Non che questo avrebbe avuto molto senso in termini climatici di lungo periodo, ma qualcuno ci sperava comunque non poco. Del resto, se non erro, dalle parti del Pacifico persiste un regime di PDO negativa (Pacific Decadal Oscillation), fatto questo che normalmente non si associa con eventi di El Niño intensi, anzi, è più di frequente associabile con una prevalenza di eventi di segno opposto.
Qui sotto, l’ultima previsione multimodel dell’IRI, da cui si vedono piuttosto bene sia il picco che la fase discendente dell’El Niño che sarà.
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