Sono buoni. Lo fanno per noi. Perché, in tutta evidenza, non siamo capaci di pensare con la nostra testa. E se per caso qualcuno lo fa e dopo aver pensato come loro per un bel po’ decide di fare un pensiero diverso lo buttano fuori.
Si chiama pensiero unico, si chiama conformismo, si chiama difesa dello statu quo e conservazione di un enorme giro di interessi, cui è stato dato in modo geniale un fine salvifico. È una storia che si ripete da sempre, rendendo sempre più grottesca la sua caricatura, come diceva Marx, che forse avrebbe qualcosa da dire a questi novelli seguaci.
Questa è la storia triste di un pensatore che ha scritto un editoriale sul WSJ, rivelando quello che tutti sanno ma che molti fanno finta di non sapere, e cioè che modelli climatici attuali sono troppo imprecisi per sostenere politiche decisionali in materia di clima e che imporre ai paesi poveri delle regole di crescita a bassa intensità di carbonio significa condannarli a restare poveri. Già perché il segreto dello sviluppo è l’abbondanza dell’energia a basso costo, cosa che oggi si può ottenere, purtroppo, solo con le fonti fossili.
Lo hanno cacciato su due piedi dal think tank cui per una volta aveva deciso di non conformarsi, perché, semplicemente, quella non è la loro linea di pensiero. Non è la prima volta che succede qualcosa del genere e non sarà l’ultima.
Se volete approfondire andate qui, lo ha raccontato Piero Vietti sul Il Foglio
D’altra parte se non ci fossero più i poveri o i paesi sottosviluppati o il terzo/quarto/quinto mondo, questi difensori d’ufficio dei più deboli perderebbero il loro strapagato posto di lavoro, o no?
dimenticavo: da quando i democratici usa sono seguaci di Marx? forse si riferisce ai fratelli?
mi spiace se non ti piace il tono che uso ma direi che è lo stesso che si usa qui. Lo so che posso reperire tutte le informazioni che voglio sulle citazioni e sulle pubblicazioni del suo amico, non credo però, che si possa peccare di presunzione senza essere criticati.
I giornalisti del foglio non li saluto semplicemente perché mi riservo il piacere di non rivolgere la parola a chi non mi piace.Tanto sarebbe reciproco. Le faccio notare che la mia critica consiste solo nell’accusarvi di essere fatti della stessa pasta di chi, voi, quotidianamente criticate. La differenza se c’è, mi sfugge, forse è nascosta dalla grande presunzione che vi ingrassa.
Guido – hai cacciato qualcuno da una think tank? E non ce l’hai detto? Birichino!!
Me stesso Maurizio. Non mi veniva il think e non funzionava il ‘tank’.
gg
primo: attaccare sempre e a testa bassa chiunque predichi AGW; io non sono sicuramente un sostenitore dell’agw
secondo: dove avrei scritto d’aver capito tutto?
terzo: ha ragione, è ridicolo anche perdere tempo a commentare gli articoli del foglio.
E’ brutto ah essere criticati?
ps: dove è finita la mia richiesta a Mariani riguardante la sua situazione accademica? Non avrà problemi a rispondere uno che dispensa consigli alle giovani generazioni. Chissà quante citazioni potrà vantare e su quali prestigiose riviste…
Confermo, chi ‘predica’ l’AGW va attaccato, perché una predica non è una spiegazione, ma una professione di fede.
Confermo anche che è bello essere criticati, perché stimola la discussione. Sarebbe bello che ciò avvenisse sui contenuti, ma forse è chiedere troppo.
Confermo infine di aver moderato personalmente il tuo commento su Luigi Mariani, perché non mi è piaciuto il tono che hai usato, come non mi piace quello che usi ora. E siccome sono il padrone di casa, dispongo (sono anche dispotico) che ai miei amici si parli in tono amichevole.
Ora, se Luigi vorrà ti risponderà, temo però che circa le pubblicazioni e le citazioni (notizie che potresti tranquillamente reperire da solo) sarai piacevolmente stupito.
Tornando ai contenuti, se pensi sia giusto e opportuno che le voci di dissenso siano messe a tacere come è accaduto nella vicenda descritta in questo post, accomodati pure, sono atteggiamenti molto alla moda ultimamente.
Concluderei chiedendoti di salutarmi tutti i giornalisti del Foglio, visto che li conosci così bene.
gg
Caro Guido, dato che insegno all’Università degli Studi di Milano il mio curriculm breve è di pubblico dominio (http://www.agraria.unimi.it/personale/cv/MarianiLuigi.pdf). In esso troverai indicate solo alcune pubblicazioni recenti. In tutto comunque le pubblicazioni scientifiche che ho nel mio curriculum sono 280 di cui 41 su riviste ISI; inoltre sono refero per diverse riviste internazionali e vice editor dell’Italian Journal fo Agrometeorology. Per questo credo di conoscere bene il settore di cui parlo e mi permetto qualche consiglio per le nuove generazioni). Ciao. Luigi
Luigi, grazie di aver consumato un minuto del tuo tempo per soddisfare la curiosità del nostro gentile lettore. Certe differenze è sempre bene farle notare.
gg
Mariani, conosco il suo curriculum, la mia era solo una piccola provocazione relativa all’abilitazione eventuale a prof.(mediane ecc…). gg non ha apprezzato, figuriamoci! Il pensiero unico dimora anche qui anzi, è il padrone di casa !
Ho questo blog da più di 6 anni ormai. Ho letto e moderato ogni genere di commenti. Dovrei averci fatto l’abitudine ma non ci riesco, non riesco proprio a spiegarmi che gusto ci sia a perdere tempo con questo genere di interventi. Dove sia l’interesse, quale sia lo scopo, cosa ne possa venir fuori. Evidentemente mi sfugge qualcosa, ma non credo di essere più povero per questo. Comunque, proprio per celebrare il mio alter ego, il pensiero unico, continuo a dar spazio a tutti. Di questo chiedo scusa a tutti gli altri che incidentalmente dovessero perder tempo a leggere.
gg
cvd
in sostanza, si comportano esattamente come voi! Un unico pensiero e scudi alzati se qualcuno dissente. Perchè mai fingete di indignarvi? Non penserete mica di appartenere alla schiera dei liberi pensatori? Vietti poi, e tutti i giornalisti del Foglio… ma per favore non scadiamo nel ridicolo! E’ difficile trovare in Italia gente più allineata di loro ! Altro che ‘pensiero unico’, qui si tratta di mancanza di pensiero.
Primo: quale sarebbe il ‘nostro’ pensiero unico.
Secondo: meno male che c’è chi ha capito tutto, come te.
Terzo: hai ragione, non scadiamo nel ridicolo con questo genere di commenti.
gg
Ringrazio Guido e Vietti per aver evidenziato un importate spunto di riflessione.
Peraltro segnalo che l’intera vicenda Rossiter (dall’articolo sul Wall street Jurnal alla mail di allontanamento dall’Institute for Policy Studies – IPS) è approfonditamente documentata in climatedepot (http://www.climatedepot.com/2014/06/12/fired-for-diverging-on-climate-progressive-professors-fellowship-terminated-after-wsj-oped-calling-global-warming-unproved-science/).
Dell’articolo su WSJ mi preme in particolare riportare qui sotto sei brani che ritengo emblematici di una coraggiosa denuncia a fronte di comportamenti ipocriti e degni della famosa frase “non hanno pane, che mangino brioches”. Rossiter come vedete ne ha per tutti (Usa, Unione Europea, ONG, IPCC). Non c’è da stupirsi che l’abbiano cacciato dell’IPS. Mi sa tanto che una di queste sere lo aspetteranno sotto casa…
Luigi
1. “Every year environmental groups celebrate a night when institutions in developed countries (including my own university) turn off their lights as a protest against fossil fuels. They say their goal is to get America and Europe to look from space like Africa: dark, because of minimal energy use. But that is the opposite of what’s desired by Africans I know. They want Africa at night to look like the developed world, with lights in every little village and with healthy people, living longer lives, sitting by those lights.”
2. “More than 230 organizations, including Africa Action and Oxfam, want industrialized countries to pay “reparations” to African governments for droughts, rising sea levels and other alleged results of what Ugandan strongman Yoweri Museveni calls “climate aggression.” And I oppose the campaign even more for trying to deny to Africans the reliable electricity–and thus the economic development and extended years of life–that fossil fuels can bring.”
3. “I started to suspect that the climate-change data were dubious a decade ago while teaching statistics. Computer models used by the U.N. Intergovernmental Panel on Climate Change to determine the cause of the six-tenths of one degree Fahrenheit rise in global temperature from 1980 to 2000 could not statistically separate fossil-fueled and natural trends.”.
4. “But it is as an Africanist, rather than a statistician, that I object most strongly to “climate justice.” Where is the justice for Africans when universities divest from energy companies and thus weaken their ability to explore for resources in Africa? Where is the justice when the U.S. discourages World Bank funding for electricity-generation projects in Africa that involve fossil fuels, and when the European Union places a “global warming” tax on cargo flights importing perishable African goods? Even if the wildest claims about the current impact of fossil fuels on the environment and the models predicting the future impact all prove true and accurate, Africa should be exempted from global restraints as it seeks to modernize.
With 15% of the world’s people, Africa produces less than 5% of carbon-dioxide emissions. With 4% of global population, America produces 25% of these emissions. In other words, each American accounts for 20 times the emissions of each African. We are not rationing our electricity. Why should Africa, which needs electricity for the sort of income-producing enterprises and infrastructure that help improve life expectancy? The average in Africa is 59 years–in America it’s 79. Increased access to electricity was crucial in China’s growth, which raised life expectancy to 75 today from 59 in 1968.”
5. “According to the World Bank, 24% of Africans have access to electricity and the typical business loses power for 56 days each year. Faced with unreliable power, businesses turn to diesel generators, which are three times as expensive as the electricity grid. Diesel also produces black soot, a respiratory health hazard. By comparison, bringing more-reliable electricity to more Africans would power the cleaning of water in villages, where much of the population still lives, and replace wood and dung fires as the source of heat and lighting in shacks and huts, removing major sources of disease and death. In the cities, reliable electricity would encourage businesses to invest and reinvest rather than send their profits abroad.”
6. “Obama administration’s Power Africa proposal and the World Bank are trying to double African access to electricity. But they have been hamstrung by the opposition of their political base to fossil fuels–even though off-grid and renewable power from the sun, tides and wind is still too unreliable, too hard to transmit, and way too expensive for Africa to build and maintain as its primary source of power. In 2010 the left tried to block a World Bank loan for a new coal-fired plant in South Africa. Fortunately, the loan was approved (with the U.S. abstaining).”
Luigi
Avevo seguito le vicende su WUWT (Rossiter e BBC) e pensavo a come si potesse fare per rendere di pubblico dominio la cosa anche da noi. Piero Vietti ha risolto il problema. 🙂
.
Cosa si può dire in proposito? Tutto il male possibile, ovviamente.
Una cosa è necessario, però, mettere in evidenza: stiamo cadendo sempre più in basso e ci avviamo verso quegli scenari che abbiamo sempre paventato nel passato. Il reato di negazionismo climatico non mi sembra più tanto avveniristico con annessi caschi verdi dell’ONU. 🙂
Ciao, Donato.