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Quando il tempo fa la storia

Oggi è il 6 giugno e la spiaggia della Normandia si presenta così:

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Settanta anni fa, nello stesso giorno dell’anno era così:

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Quel giorno, quei giorni, hanno cambiato il destino del mondo e anche il nostro. E, incredibilmente, l’enorme sforzo logistico e organizzativo profuso per anni dalle truppe alleate, nulla avrebbe potuto se il tempo non lo avesse voluto. E se non ci fosse stato un pugno di meteorologi in grado di fornire le giuste informazioni.

La Manica non è esattamente un luogo meteorologicamente tranquillo. Vento, mare in tempesta, nubi e pioggia battente sono la normalità. Eppure era proprio di tranquillità meteorologica che si aveva bisogno per poter iniziare lo sbarco, per di più con luce lunare sufficiente a guidare i lanci dei paracadutisti e con bassa marea alle prime luci dell’alba per esporre le difese passive di cui la spiaggia era disseminata.

Non c’erano satelliti allora. Non c’erano modelli alimentati da milioni di dati osservati come oggi. C’erano solo alcune stazioni nel Nord Atlantico e in Inghilterra. Ma c’erano degli uomini che da quei dati seppero individuare la ‘finestra’ utile per dar luogo all’operazione Overlord. Non solo, tra mille dubbi e incertezze, seppero anche convincere il comandante delle forze alleate a procrastinare di 24 ore l’inizio delle operazioni perché la data prescelta, quella del 5 giugno, sarebbe stata funestata da condizioni molto avverse. Tanto da convincere i nemici sull’altra sponda della Manica, che per un paio di settimane almeno non ci sarebbe stato rischio di sbarchi. Una parte delle truppe fu impiegata altrove e il comandante in capo, tal Rommel, non proprio uno sprovveduto, andò addirittura a Parigi dalla moglie.

Poi venne la previsione di James Stagg, ufficiale britannico a capo del team meteo alleato e unico autorizzato a parlare direttamente con Eisenhower. Secondo lui e i suoi uomini ci sarebbe stata una tregua proprio il giorno 6. Così fu e così il tempo fece la storia.

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NB: da qui.

 

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