Leggete la frase qui sotto:
Non è soltanto questione di ragionare in modo razionale e basato sui fatti, quanto piuttosto di fare e utilizzare i film per affrontare gli stereotipi dominanti, cambiare le istituzioni sociali e dare maggiore poteri ai cittadini.
Vagamente politicamente impegnato ma ragionevole non è vero?
Beh, si tratta di un virgolettato appartenente all’autore di una ennesima nuova ricerca con cui si è cercato di andare a investigare se i film che affrontano il tema del riscaldamento globale e più in generale del cambiamento climatico lo facciano con efficacia e, soprattutto, siano allineati con “gli obbiettivi chiave dello sviluppo sostenibile come l’equità, la libertà e la responsabilità condivisa”.
Beh, pare proprio di no, almeno a sentir loro. E questo non già perché i tre film esaminati (The day after tomorrow, A Global Warming Comedy e An Inconvenient Truth) sono tre puttanate totali con dentro meno scienza di Godzilla, quanto piuttosto perché, come in tutti i film, i salvatori della patria, i decisori, insomma, quelli bravi, sono generalmente di razza bianca e di sesso maschile. Vero, e decisamente troppo grave rispetto all’essersi inventati un’era glaciale derivata dal caldo o aver calpestato quasi tutte le leggi della fisica per svegliare l’attenzione della gente sul problema del secolo.
Il tutto arriva sulle nostre sgangherate pagine attraverso Science Daily, dove trovate un breve approfondimento e altri illuminanti virgolettati. Mi chiedo soltanto se l’autore si renda conto che iniziare una spiegazione con “il consenso scientifico sul cambiamento climatico è chiaro” rappresenta esattamente uno stereotipo dominante tutt’altro che basato sui fatti. Forse no, ma in fondo si tratta di cinema no?
E questo non già perché i tre film esaminati (The day after tomorrow, A Global Warming Comedy e An Inconvenient Truth) sono tre puttanate totali con dentro meno scienza di Godzilla
La migliore definizione di un film dall’epoca di quella di Fantozzi a proposito de “La Corazzata Potemkin” 😀