Salta al contenuto

Clima e politica, dopo i saldi, la pubblicità.

Solo qualche giorno fa abbiamo parlato della salvezza del pianeta a prezzo di saldo. Secondo il nobel Paul Krugman, infatti, il piano di riduzione delle emissioni che il governo federale USA era in procinto di varare sarebbe stato tutto sommato a buon mercato. Ora il piano è arrivato e, naturalmente, è scoppiata la bagarre politica. Fatto, quest’ultimo, che ci riguarda poco o punto. Comunque ora ci vorrà un anno circa perché venga messo a punto il regolamento vero e proprio, più un altro po’ di tempo per la sua implementazione. Come dice Roy Spencer dal sul blog, è probabile che a raccogliere i frutti (o i cocci) della decisione sarà comunque il prossimo presidente USA. Anche questo, con tutto il rispetto, ci interessa poco.

In effetti ero dubbioso circa la possibilità di tornare a parlare di questa vicenda, aspettavo di leggere e poter commentare qualche opinione un po’ meno schierata politicamente, visto che pare che di queste faccende si possa discutere solo in bianco e nero, indipendentemente dalla sponda dell’Atlantico in cui ci si trova. E’ arrivato poi un post di Roger Pielke Jr sul suo blog, un commento che ho trovato piuttosto equilibrato. Di seguito, gli elementi salienti del famoso piano come Pielke li ha messi in evidenza:

  1. La riduzione delle emissioni prospettata, 30% entro il 2030 rispetto al livello del 2005, riguarda esclusivamente la produzione di energia. Come ben evidenziato dalla grafica in testa a questo post, si tratta di fatto di una neanche tanto significativa rimodulazione del mix energetico. Sei punti percentuali in meno sul contributo del carbone, un paio di punti in più sul nucleare, un altro paio sul gas naturale e 3/4 punti infine a favore delle rinnovabili.
  2. I costi potrebbero essere elevati ma, come dice giustamente Pielke jr, il ricorso al carbone è già diminuito molto di più di quanto lo si voglia ancora diminuire e non sembra che questo abbia disfatto l’economia energetica del paese.
  3. Il piano, se implementato, potrebbe avere degli effetti benefici sulla salute pubblica, ma non avrà alcun effetto sul clima, non già perché scetticismo vuole che la CO2 non sia il male infinito, quanto piuttosto perché questa pur significativa riduzione è la classica goccia nel mare delle emissioni, con riferimento agli USA, ma anche e soprattutto con riferimento al resto del mondo.

La Cina, per esempio, che solo un paio di giorni fa aveva fatto sapere di essere intenzionata a seguire gli USA regolamentando le emissioni, ha fatto sapere appena un minuto dopo che i giornali di tutto il mondo avevano commentato con un mix tra stupore e gioia, che chi aveva parlato non ha titolo a farlo. Solo discussioni accademiche a quanto pare.

Non è quindi un piano con cui si propone di risolvere la crisi climatica (difficilmente risolvibile visto che non c’è), ma sarà comunque utilizzato il clima per giustificarlo e difenderlo, nel pieno rispetto della regola degli ultimi anni, utilizzando quindi un brand di sicuro successo per scopi politici. Che magari saranno anche nobili ma, tant’è.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

Sii il primo a commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »