Sono anni duri per l’uso della parola questi ultimi, con schiere sempre più fitte di comunicatori che si affannanno a cercare di attrarre l’attenzione dei malcapitati informandi con termini e concetti sempre più robanti e spaventevoli.
Quale tra le definizioni riportate qui sopra pensate sia più efficace? Qui si parrà la vostra nobilitate. O, meglio, il vostro livello di compenetrazione di un problema che ha fondamenta scientifiche meno solide della possibilità di riportare in vita i dinosauri dai frammenti di DNA prelevati dalle zanzare imprigionate nella resina.
Ma andiamo con ordine.
Riscaldamento globale. E’ iniziato tutto da lì, dall’asettica definizione di un trend positivo delle temperature medie superficiali globali. Ha tre difetti principali, due superabili (convenientemente) e uno piuttosto limitante. Innanzi tutto, pur nella sua grande utilizzabilità, non è in grado di spiegare quale parte di questo trend positivo sia da ascrivere alle attività umane e quale no. Diventa poi inservibile per quei periodi – che sovente capitano – in cui il trend non è più positivo. Poco male, questi particolari l’abile comunicatore di disastro imminente li omette con classe e con non poco sollievo. Ma quando il riscaldamento non c’è più, leggi per esempio per gli ultimi 15 anni e più, il problema si fa più serio. La gente tende a non crederci.
Cambiamento climatico. Di sicuro impatto e di facilissimo utilizzo, implica di per se’ un messaggio spaventevole in quanto indicante un cambiamento. Tralascia e oscura efficacemente la nozione divenuta ormai inutile e obsoleta che il clima cambi per definizione e sia in effetti cambiato innumerevoli volte. Ora, naturalmente, è quella buona.
Disfacimento climatico globale. Sa un po’ di supercazzola, o di mega direttore galattico se volete. Sta di fatto che si è tentato senza successo di farlo entrare nella comunicazione quotidiana delle vicende climatiche. Un tentativo alto, dal momento che veniva addirittura dal consigliere scientifico del presidente USA, ma che non ha avuto successo. Per quanto attivisti, per quanto imberbi, per quanto sicuri di avere un futuro professionale solo in tandem con un clima che cambia e cambia male, non sono molti gli scienziati disposti a utilizare questa locuzione. Per una semplice ragione: non significa un accidente.
Sfide climatiche. Molto epico, molto evocativo di eroiche battaglie contro la Natura, che ora invece si vorrebbe salvare. Ma decisamente troppo impegnativo per poter essere utilizzato al bar o al supermercato. Può andare in certe, neanche molte, pseudosessioni di indottrinamento televisivo. Ma essendo programmi di nicchia è difficile che vadano molto lontano, anche se il sapiente impiego di simulazioni al computer da armageddon tipo New York sott’acqua o la Madonnina del Duomo in riva al mare possono aiutare.
Urge nuova locuzione?
Sembra di no. Infatti, pare che la cosa migliore sia il ritorno al passato, cioè al buon vecchio riscaldamento globale. Almeno così dicono alcuni ricercatori (che non è dato sapere cosa cercassero), dopo aver effettuato il solito efficacissimo sondaggetto. Con il termine global warming si va sul sicuro. La gente ne è più spaventata, è più disposta ad accettare provvedimenti draconiani, è sicura di essere parte del problema, cioè di avere almeno un po’ di colpa.
Ma, c’è un ma. Il global warming non c’è più da un po’ e i primi bambini nati senza stanno per diventare maggiorenni. Come si fa?
Per Guido Botteri. Ho avuto la “fortuna” di vedere quella trasmissione del geologo televisivo. Oltre a pescare, girava per piazza Duomo di Milano in barca! La quota di Milano è circa 140 metri s.l.m.Peccato che il geologo non ha detto che 20.000 anni fa il livello del mare era circa 140 metri più basso dell’attuale. Poi l’innalzamento alla quota attuale si è conclusa circa 5-6000 anni fa. Quindi per passare dai 140 metri a livello attuale ci sono voluti almeno 15.000 anni. Nel caso del geologo televisivo ci satrebbe quindi una accelerazione incredibile per raggiungere in pochi anni un livello del mare tale da potersi navigare fino a Milano. E’ pura fantascienza.
Grazie, Uberto.
Quello che sostengo io è che non c’è “materiale” (acqua) disponibile, visto che ce n’è per, diciamo, un’ottantina di metri (se 70 metri sono il 92% dell’acqua disponibile), e quindi, per quanto il livello del mare possa scendere anche di 140 metri (tornando ad un livello che aveva migliaia di anni fa) NON può aumenatre di 140 metri, per raggiungere il livello di piazza del Duomo, più qualche altro metro ancora.
Non può perché non c’è acqua….
Secondo me.
Personalmente, essendo un convinto sostenitore della scienza e del metodo scientifico in generale (inteso come galileiano, ma anche post-galileiano), sono anche naturalmente un sostenitore di una comunicazione il più possibile precisa e che utilizzi un lessico ed una semantica appropriati e coerenti. Di conseguenza mi sembra di poter dire che tutte le espressioni citate possono essere allo stesso tempo sia corrette, che prive di significato scientifico, se mancano di una precisa contestualizzazione. Ad esempio, quando si parla di riscaldamento globale, si dovrebbe fare riferimento all’aumento delle temperature medie globali registrato dal 1976 al 2001, stop. Poi però, per un minimo di precisione, bisognerebbe quantomeno contestualizzare il discorso riferendosi a cosa si sa del prima, o del dopo (assenza di riscaldamento dopo il 2001 ad esempio), o cercando di dire qualcosa sulla globalità effettiva del riscaldamento o se magari si tratta del risultato di una media che include sia riscaldamenti, ma anche raffreddamenti locali e via dicendo. Questo come minimo, anche volendo prudentemente evitare di addentrarsi nei meandri delle possibili cause. Un altra espressione abusata dalla comunicazione mediatica, priva di significato, e da aggiungere alla lista potrebbe essere catastrofe climatica.
Altri esempi presi da altri campi potrebbero essere, casa ecologica o cucina molecolare, per esempio, espressioni che dicono tutto e nulla.
Saluto sempre tutti cordialmente.
A proposito della Madonnina in riva al mare, mi pare che un famoso geologo, sempre presente nelle trasmissioni più ascoltate, abbia addirittura presentato un video (che non ho avuto la ventura di vedere) in cui si vedrebbe persone pescare dalle guglie del duomo…naturalmente una simulazione, arma potente in mano a chi non ha quella della realtà…
Ora, a me risulta, da wikipedia, che
// La calotta di ghiaccio, che ricopre l’Antartide (…)
Con un volume medio totale di 26,6 milioni di km³ [22], essa costituisce il 92% delle riserve di acqua dolce del globo [22]. È stato calcolato che la completa fusione dei ghiacci dell’Antartide comporterebbe un innalzamento del livello degli oceani di circa 70 metri [22]. Gli iceberg che si staccano dalla calotta possono raggiungere e superare le dimensioni della Corsica. //
fonte
http://it.wikipedia.org/wiki/Antartide
inoltre, da
http://it.wikipedia.org/wiki/Milano
// il terreno digrada dolcemente da nord-ovest a sud-est misurando, sul livello del mare, dai 147 ai 102 m, con una media di 122 m s.l.m //
Ora, non so a che altezza esatta sia il duomo, a cui dobbiamo aggiungere dei metri per permettere dalle guglie di pescare…
ma facendosi quattro semplici conti, risulta tutta la superficialità e la inconsistenza scientifica del video di tale “esperto” da tv.
Vorrei che i temi scientifici fossero trattati con più serietà, almeno da coloro che impongono la loro figura professionale come autorevole, in tv.
Secondo me.
Come si fà?
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Facile, si aspetta sperando che il prossimo El Niño faccia crescere le temperature 😛
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Come dice dottor Guidi? Le temperature sono sempre salite con El Niño anche quando il suo SUV non inquinava? E che c’entra, allora era allora oggi e diverso 😀