Alcuni centri di previsione indipendenti avevano già detto la loro nelle scorse settimane. Per affrontare questo tema però ho preferito aspettare che uscisse l’outlook della NOAA, che quanto a risorse messe a sistema sul tema non ha rivali. In ordine alle previsioni invece qualche rivale c’è, anzi, negli ultimi anni il centro europeo di Reading (ECMWF) ha migliorato lo skill delle sue previsioni più di quanto non siano riusciti a fare gli americani. Qualcuno ricorderà che lo scorso anno, quando si formò l’uragano Sandy, fu proprio il centro europeo ne previde l’atterraggio sulle coste USA con quasi due giorni di anticipo rispetto alla NOAA, che partì con una errata traiettoria diretta verso l’Atlantico centrale e finì poi per allinearsi all’ECMWF a soli tre giorni dall’evento.
Se è per questo l’anno scorso avevamo anche commentato un outlook che prevedeva una stagione piuttosto attiva e invece, almeno in Atlantico, di uragani se ne sono visti solo due, segnando un periodo decisamente sotto media e allungando ulteriormente il periodo (ormai record) di assenza di atterraggi di uragani di categoria 3 o superiore sulle coste USA. Ma, l’anno scorso sul Pacifico equatoriale c’erano condizioni di ENSO neutra o leggermente negativa, quasi una debole La Niña, che di norma si associa con un’accentuazione delle condizioni favorevoli allo sviluppo di uragani. la previsione era quindi giustificata secondo lo stato dell’arte, che però sappiamo essere ben lungi dall’essere ottimale. Semmai si può pensare fosse un po’ troppo orientata alla persistenza, cioè alla continuazione di stagioni piuttosto attive come quelle precedenti.
Ora la situazione nell’elemento di forcing più significativo, appunto l’ENSO, è radicalmente cambiata. Siamo nella fase di innesco di un El Niño, che potrebbe essere moderato o forse anche intenso, sebbene il picco non ci sarà prima della fine dell’anno. Le condizioni di El Niño nell’Oceano pacifico sono teleconnesse con un’accentuazione del windshear in Atlantico e con una minor frequenza di occorrenza di impulsi che dall’Africa viaggiano verso l’America nel letto degli Alisei, cioè con minori probabilità di formazione di uragani. E questo è appunto il sunto della spiegazione che la NOAA ha fornito circa il suo outlook. Al contempo, si prevede una stagione nella norma o sopra la norma per il Pacifico orientale e sotto la norma o nella norma invece per la porzione centrale del bacino.
Su questo è d’accordo anche la prognosi di lungo periodo di ECMWF, che in area atlantica vede anche un indice ACE (Accumulated Cyclone Energy) sotto la media, cui si deve però sommare una anomalia negativa della densità di occorrenza degli eventi nell’area di più frequente sviluppo (Caraibi) e positiva invece in prossimità delle coste orientali USA.
Come sempre, naturalmente, staremo a vedere, facendo il tifo perché succeda quel che succeda, l’impatto sia comunque minimale.
Sii il primo a commentare