Il tornado è una delle espressioni più violente del tempo atmosferico. Anzi, in valore assoluto e con i dovuti riferimenti spazio-temporali, è la più violenta. Quando passa un tornado, che il nostro territorio conosce per lo più nella versione light delle trombe d’aria, la distruzione che si lascia alle spalle è quasi totale.
C’è un’area degli Stati Uniti centrali che storicamente detiene il record per la formazione di questo genere di eventi. Non a caso quell’area è stata ribattezzata Tornado Halley, cioè il viale dei tornado. E’ però molto più che un viale, essendo una fascia di territorio che attraversa quasi tutti gli stati centrali USA. Un territorio incline alla generazione dei violenti temporali generati da supercelle rotanti, per l’effetto di sottovento generato dalle Montagne rocciose rispetto ai fronti freddi che arrivano da nord-ovest e l’aria calda e umida che sale dal Golfo del Messico. Come molti altri eventi atmosferici, anche i tornado hanno la loro stagione più prolifica, per la Tornado Halley questa copre un periodo di circa tre mesi, da aprile a giugno. Perciò, ci siamo.
Il primo mese della stagione 2014, aprile, è passato quasi indenne, zero tornado fino al 25, poi, improvvisamente, nello scorso week end è arrivato il primo outbreak: 16 vittime e danni molto ingenti. Una stagione iniziata in modo anomalmente calmo, è quindi diventata rapidamente normale, dove per normaità si intende qualcosa con cui c’è da sperare di non avere nulla a che fare.
Non c’è voluto molto quindi perchè insieme alle cronache meteorologiche (nel video in testa al post, per esempio, la bella animazione che la NASA ha generato con le immagini da satellite) iniziassero a comparire anche i commenti di esperti a vario titolo. Due sono da qualche anno a questa parte gli argomenti di discussione, 1) i tornado stanno diventando e/o diventeranno più frequenti e intensi a causa dei cambiamenti climatici? e, 2) il costo dei danni da essi provocato è in aumento?
Ecco come è andata su twitter, per esempio:
Tornadoes, Extreme Weather And Climate Change http://t.co/f3tlGoqQyP via @climateprogress
— Dana Nuccitelli (@dana1981) 28 Aprile 2014
Roger Pielke Jr in @WSJ, with a piece @FiveThirtyEight wouldn’t touch: The Decline of Tornado Devastation http://t.co/sFXsW0e6Rf (2 of 2)
— RL Miller (@RL_Miller) 28 Aprile 2014
Nel primo tweet, Dana Nuccitelli, ricercatore americano saldamente ancorato alla verve catastrofica del blog Skeptical Science, nutre forti sospetti che nei tornado degli ultimi anni vi sia lo zampino dell’AGW che, del resto, secondo lui sarebbe ovunque. C’è qualche caveat nel suo pezzo, è vero, ma c’è soprattutto il commento ad un nuovo studio che avrebbe messo a punto un sistema per migliorare la qualità delle osservazioni dei tornado del passato. Già, perché il problema, dicono tutti e dice anche l’IPCC, ha due volti. Da un lato non è possibile ricondurre le variazioni climatiche tipicamente a vasta scala spazio-temporale al singolo evento atmosferico rappresentato dalla nube temporalesca, dall’altro, qualora fosse possibile, comunque dalle serie storiche di cui si dispone non è possibile tirar fuori alcun segnale intellegibile, sia in termini di frequenza che di intensità degli eventi. La soluzione è cambiare…ehm, scusate, rivedere le serie storiche, che puntualmente finiscono per dare segnali pur molto labili di relazione AGW-Tornado, perché sembra che siano cresciute sia la lunghezza che le dimensioni delle traiettorie dei tornado. Se questi cambiamenti…ehm, scusate, revisioni possano aver migliorato le serie non lo so, la risposta la potranno dare solo le osservazioni dei prossimi anni. So però che i dati sono dati e quando da confusi diventano ordinati è perché qualcuno ci ha messo dentro un criterio soggettivo, che spesso può diventare un condizionamento.
Si resta quindi con il dubbio ma si coltiva il sospetto, pratica sempre redditizia, corroborandolo con le informazioni inerenti i danni causati da questi eventi. Questo territorio è però per la causa catastrofista se possibile ancora più spinoso di quello discusso poco fa. Perché nella fattispecie la letteratura esiste ed è solida.
Ce la ricorda Roger Pielke jr citato nel secondo tweet, con un editoriale sul WSJ in cui si ribalta la tesi sostenuta nello studio, in quanto i danni generati sono diminuiti. E questo è evidente se si tiene conto dell’inurbamento e dell’aumento dei beni esposti a rischio.
Ed è solo il primo outbreak. Ah, comunque, tanto perché sia chiaro quanto possa essere scientificamente sbagliato fare queste riflessioni sempre a valle di eventi più o meno intensi, ma comunque strettamente meteorologici e non climatici, sarà opportuno ricordare che fino a venerdì scorso si parlava dell’anno più povero di tornado dell’ultimo secolo. Come cambia il vento, sembra quasi sia passato un tornado!
Qui le statistiche di fonte NOAA sull’incidenza dei tornado negli Usa degli ultimi anni:
http://wattsupwiththat.com/2014/05/02/climate-changes-causes-severe-weather-2014-tornado-count-about-half-of-normal/