Da Science Daily e dai Proceedings of the Royal Society, l’ennesima agghiacciante malefatta del riscaldamento globale e del clima che cambia. Le rane di Porto Rico (Eleutherodactylus genus) pare che dal 1980 emettano un gracidio più acuto e più breve, consistente con una fuga verso altitudini più elevate e, naturalmente, con l’aumento delle temperature. Il tutto accompagnato da una riduzione delle dimensioni.
Ad essere interessati sono naturalmente gli esemplari maschi, perché evidentemente il climate change non riconosce la parità di genere. Voce diversa, minori opportunità di accoppiamento, impatto sulla catena alimentare di quell’habitat.
Da dati indipendenti, gli autori (ascoltatori?) hanno riscontrato un aumento delle temperature di ampiezza tale da rendere prevedibile tale cambiamento. Porto Rico è ai tropici. Quelle sotto sono le temperature dei tropici (nel mezzo).
Ora sono certo che A Porto Rico abbia fatto caldo, molto più caldo del solito. Sorge però qualche dubbio circa la dimensione ‘globale’ del problema. Non vorrei che le rane di Porto Rico stiano subendo lo stesso destino delle pecore scozzesi.
Poveri “rani”con il caldo che fa doversi anche mettere a corteggiare le rane… Non c’è la fanno proprio. 🙂
Posto che il cambiamento climatico non è solo l’aumento di temperatura (che dovrebbe esserne un indice 🙂 ) e posto che la temperatura non è l’integrale del sistema (per usare un modo di dire di G.G. 🙂 ) gli autori del paper sanno del fatto che le zone equatoriali, fino ad ora, non hanno risentito quasi per nulla del cosiddetto CAGW come, tra l’altro, dimostrano anche i dati di temperatura dal 1979 ad oggi?
Credo di no, altrimenti non scriverebbero ciò che hanno scritto.
A meno che non sia necessaria la solita litania del GW per confermare il paradigma e ottenere maggiori possibilità di finanziamento delle ricerche. 🙂
Ciao, Donato.