Ne abbiamo parlato già in un paio di post nelle ultime settimane, per esempio qui, le probabilità che durante i prossimi mesi si inneschi un El Niño nel Pacifico equatoriale sembrano aumentare ogni giorno di più. La Kelvin Wave innescatasi già circa un mese fa continua ad avanzare e, con la velocità di propagazione che mediamente assumono queste dinamiche l’energia che sta trasportando in direzione ovet-est lungo l’equatore potrebbe propagarsi al settore orientale dell’Oceano Pacifico già per la fine di aprile.
Questa immagine è tratta dall’ultimo update settimanale della NOAA. La media della previsione di ensemble mostra un innesco di condizioni con indice ONI (Oceanic Niño Index) già a partire appunto dalla fine di questo mese. Qui c’è l’ultimo update mensile nel quale è stato assegnato un 50% di probabilità ad un evento El Niño consolidato tra l’estate e l’autunno prossimi.
Quali le pericolose analogie? Nei giorni scorsi Ryan Maue ha fatto circolare su twitter un paio di immagini, quelle qui sotto:
Sono rianalisi del contenuto di calore (assimilabile alla profondità dell’isoterma 26°C) per il 4 aprile del 1997 e di quest’anno. E sono davvero molto simili. Però nel 1997 si innescò quello che tutti ricordano come uno tra i più potenti, se non il più potente evento di El Niño che si ricordino. Non a caso il 1998 resiste ancora come anno più caldo di sempre in molte serie storiche di temperatura, tanto fu il calore che durante lo sviluppo dell’evento l’oceano restituì all’atmosfera.
Se questa similarità dovesse essere confermata – ricordiamo che anche con PDO negativa e con una certa prevalenza di condizioni neutre o di La Niña come accaduto negli ultimi anni prima o poi un El Niño dovrà arrivare – ne vedremo delle belle innanzi tutto in termini di effetti diretti, e poi anche di temperature medie del pianeta. In poche parole, per gli amanti del ‘tutto e subito’, addio pausa del global warming ;-).
Secondo me, se arriva un Nino strong, potremo valutare le conseguenze nei 5 o 6 anni successivi:
– nel caso di uno shift di temperature, come nel Nino del 98, di almeno 0.2C si può ipotizzare che il GW proceda a scalini e che le proiezioni dei modelli sulle T globali siano tutto sommato abbastanza realistiche;
– nel caso questo shift non si verifichi, sarebbe opportuno cominciare a cercare cosa manca o cosa ci sia di sbagliato nell’AGWT.
Non direi, a meno che non si attribuisca al termine realistico qualcosa di diverso dal reale. Se la tua prima ipotesi arriva in conseguenza di un El Nino strong, considerato che nessun modello climatico riesce a simulare l’ENSO con efficacia e, più in generale, nessun modello climatico simula con efficacia tempi e spazi delle variazioni delle SST, l’aumento delle temperature sarebbe coincidente, non realistico con le simulazioni. Non mi risulta che il discorso possa ridursi ad un “aumento purché sia”, altrimenti invece di stramiliardi di ricerca sarebbero bastati i dadi!
gg
Sì, ho concentrato in quel “tutto sommato” l’idea che comunque, al di là di difetti/mancanze/ecc., la sensibilità climatica mostrata dai GCM nel suo ampio range potrebbe essere pressochè “coincidente” con quella reale. Certo, se parliamo di circa 0.2C ogni 15 anni non siamo ancora vicinissimi alle proiezioni ufficiali, diverso il discorso se lo shift (non il picco, ovviamente) fosse più elevato. In questo caso, i modelli per essere realistici secondo me dovrebbero tener conto in maniera più approfondita di una serie di dinamiche, a cominciare da quelle degli oceani, ma le proiezioni a lungo avrebbero senso.
Se, viceversa, nonstante un el-nino strong, dopo qualche anno, (diciamo 4 o 5 o magari dopo la successiva Nina), le temperature riprendessero all’incirca l’andamento attuale e ci dovessimo accorgere di un trend sostanzialmente piatto dopo 20 anni allora dovremmo prendere atto che siamo molto lontano dall’aver capito come funziona il clima (o forse l’hanno capito meglio altre teorie diverse dall’AGW)
Pero’, non abbiamo gia’ avuto 4 Nino tra debole e moderato negli anni 2000, se non mi sbaglio: dovra’ proprio essere un Nino forte, quello prossimo venturo?
No, certo che no. Sono però interessanti le analogie di questa fase di potenziale innesco. Si dovrebbe comunque fare la stessa comparazione con le fasi di innesco degli evneti moderati dei primi del secolo. In caso di altrettanto evidente somiglianza, l’intensità dell’evento seguente dovrebbe dipendere da altro e non so cosa, in caso di differenza tangibile sarebbe una conferma. Certo, mi riesce difficile pensare che l’intensità di un El Nino possa dipendere da qualcosa di diverso della quantità di acqua calda accumulatasi negli strati superficiali e sotto-superficiali e nella efficienza di propagazione verso est di questo calore. Anche se, con specifico riferimento al fattore efficienza, può avere un ruolo determinate la persistenza di condizioni che inibiscono la ripresa degli alisei, anche se qui poi si entra nel territorio dei feedback, perché la propagazione delle acque calde è di fatto un fattore inibente essa stessa.
gg
Per esempio, Spencer non crede che possa arrivare un El Nino strong.
gg