Sarebbe ferito ad un polpaccio l’imprenditore triestino salito, il 29 marzo pomeriggio, per la quarta volta, sulla cupola di San Pietro, sia per chiedere aiuto al Papa, sia per protestare contro la crisi economica e sociale che una grossa fetta della popolazione sta vivendo. Ha deciso di passare lassù, al freddo, la notte tra il sabato e domenica in attesa dell’Angelus del Papa. Forse non aveva fatto i conti con la novità che la Santa Sede, proprio quella sera, tra le ore 20.30 e 21.30, per partecipare all’evento organizzato dal WWF detto “Earth Hour” aveva deciso di spegnere le luci della Cupola e la facciata della Basilica di S.Pietro.
Non approvando il gesto, ma comprendendo l’esasperazione in cui possono cadere le persone, molti telespettatori sono rimasti perplessi nel vedere il Presidente del WWF in diretta TV, attorniato da una ventina di bimbi e giornalisti(senza alcun prelato vicino), spegnere le luci senza alcun cenno alla persona appesa sulla Cupola che rimaneva al buio, probabilmente anche ferita. In altre simili occasioni si era visto porre l’attenzione all’accorrere dei Vigili del fuoco ed il montaggio delle fotocellule, stavolta, invece, lo show ambientalista sembra non aver lasciato spazio. L’evento mediatico è sembrato dire che Gaia è più importante di tutto e tutti. Se il Festival di San Remo si è potuto fermare per due disoccupati che minacciavano di buttarsi, l’Earth Hour non ammette pause, “the show must go on” in ogni caso. Forse solo se la persona lassù si fosse portato un cucciolo di animale la faccenda sarebbe stata molto diversa.
Ma cosa è quest’Earth Hour, evento al quale quest’anno anche la Santa Sede ha deciso di aderire? Le Nazioni Unite celebrano ogni anno il 22 aprile l’“Earth Day”, tutto iniziò negli USA nel lontano 22 aprile 1970. Qualcuno forse ha pensato: perché mischiarci con gli altri e non essere gli unici paladini? Se la giornata nasce nel 1970 come si può parlare di nuove problematiche? In un epoca in cui si va di fretta per l’ambiente un giorno non è troppo? Perché dover perdere una giornata ad organizzare costose manifestazioni e concerti (come “live Earth”) quando in un’ora, con i nostri appoggi ed un messaggio politicamente corretto, possiamo andare su gran parte delle TV e giornali?
Gli eventi ecologisti “politicamente corretti” si sommano senza mai unire, quindi al “giorno per la Terra” si è affiancato dal 2008 “l’ora della Terra” organizzato dal solo WWF. Tenete conto che in Italia c’è già un’altra iniziativa, sempre simbolica, finalizzata alla sensibilizzazione al risparmio energetico detta “M’illumino di meno” lanciata nel 2005 dalla trasmissione Caterpillar di Rai Radio 2. “M’illumino di meno”, nata per ricordare il famoso o famigerato protocollo di Kyoto, chiede di spegnere la luce un’ora e mezza (pari alla durata della trasmissione).
Ma che si fa nell’Ora della Terra? L’organizzazione ambientalista lancia la proposta di spegnere le luci per un’ora (a partire dalle 20,30, mezz’ora in meno di “M’illumino di meno”) come gesto simbolico per riflettere sulla salute della Terra. Il WWF chiede di partecipare a privati, pubblica amministrazione, con l’obiettivo di monumenti e piazze in tutto il mondo che per un’ora resteranno a luci spente e siano paganti per l’occhio del telespettatore e dell’apparecchio fotografico. Lo scorso anno, dichiara il WWF, 2 miliardi di persone in 7 mila città di 154 nazioni sono state coinvolte nell’Ora della Terra.
Attualmente nel mondo ci sono circa 7 miliardi di abitanti, la povertà energetica è uno degli aspetti più gravi dell’arretratezza del maggior numero di Paesi al mondo ed anche uno di quelli più sottovalutati: fra gli “8 obiettivi del millennio” (che nel settembre 2000 i 191 Paesi delle Nazioni Unite stabilirono all’unanimità di raggiungere entro il 2015) non ce n’è uno che riguarda questo problema. Ancora oggi un quinto della popolazione mondiale (circa 1 miliardo e 300 milioni di persone) non ha accesso all’energia elettrica. Inoltre 2 miliardi e 700 milioni di persone, pari al 40% della popolazione mondiale, per le proprie esigenze energetiche dipendono quasi esclusivamente dalle biomasse tradizionali. Sette miliardi meno 1,3 e 2,7 fa tre miliardi di persone che hanno problemi energetici e non hanno luci inutili da spegnere, quindi dei rimanenti 3 miliardi, secondo il WWF, ben 2 miliardi hanno spento le luci. Intorno a voi avete visto tutto questo buio?
I privati, che secondo il WWF nell’ora della Terra dovrebbero spegnere le luci ed accendere il televisore per vedere come si stanno spegnendo i monumenti, generalmente non sembrano essere coinvolti in grandi percentuali, anche perché generalmente accendono solo quello che gli serve, visto che l’energia ha un costo alto, molto di più della media europea. Quasi sempre inconsapevolmente, i privati già sanno che le luci vanno accese dove e quando servono, possibilmente con il massimo dell’efficienza. Non pensano all’azione di “illuminarci di meno” come giusta a priori, ma sanno che occorre impegnarci, ed insegnare ai figli, che è fondamentale cercare un senso nelle cose che si utilizzano.
Le luci dell’albero di Natale non sono uno spreco in quanto utili a rendere il giorno di festa, le luci della strada servono a renderla sicura, le luci di una vetrina a rendere possibile l’attività dell’impresa. Una volta che si è deciso quali luci servono occorre farlo in modo efficiente, compatibilmente con le finanze familiari o dell’impresa. La ricerca di senso ed efficienza andrebbero fatte sia con il riscaldamento globale sia con la glaciazione, è una scelta di comportamento/stile di vita; in altri tempi si sarebbe detto che discende dalla virtù della temperanza. Invece “illuminarsi di meno” è tutt’altra cosa.
Chi è allora che spreca di più e può permettersi di spegnere le luci? A molti sembra la pubblica amministrazione. Il Colosseo talvolta è spento per aiutare la madre Terra, molto più spesso è illuminato anche di notte, in occasione di sospensioni di pene di morte, notti bianche, contro i femminicidi, etc. Naturalmente tutto è fatto sempre simbolicamente. Ma come mai quando “s’illumina di più” non è contro GAIA ma diviene a favore delle donne? Purtroppo la moda dei monumenti ed uffici pubblici ridotti a lampeggianti alberi di Natale da alcuni anni va forte con amministrazioni sia di centrodestra sia di centrosinistra, perché rappresenta con spesa nulla un visibile impegno per i grandi temi globali.
Per questo si sceglie sempre di spegnere la luce invece, ad esempio, di diminuire di uno o più gradi la temperatura dei locali o bloccare gli ascensori ad un orario opportuno. Facendo le scale a piedi il sacrificio sarebbe per il personale della PA, invece l’atto dev’essere simbolico ed educativo per la popolazione, inoltre è indispensabile che ciò che si fa fornisca belle immagini televisive. Il peccato ambientale va espiato di fronte alle telecamere e deve servire da esempio agli altri. Poi a nessuno frega nulla che la famigerata CO2 risparmiata spegnendo le luci una sera sia subito emessa in più la sera successiva per altri scopi “politicamente corretti”: l’importante non è l’azione fatta, la realtà, ma l’interpretazione che si riesce a farne dare alla gente. Chi può “illuminarsi di meno” temporaneamente è solo chi spreca e sa di farlo, tanto che ogni anno torna a spegnere sempre le stesse luci.
Ad ogni manifestazione di questo tipo dovremmo ricordarci che, per custodire il Creato, è inutile chiedere agli altri di illuminare di meno per un’ora, si dovrebbe invece farlo in modo più efficiente e definitivo. Sembra paradossale, ma chi assume tale stile di vita non può partecipare a manifestazioni del tipo “m’illumino di meno”.
L’ideale moderno, di molte associazioni ecologiste e partiti, è il ritorno al buio. Dall’illuminismo che vedeva la luce come progresso si è passati al buismo che vede le luci solo come inquinamento luminoso. Belle sono solo le stelle del cielo, mai le luci dell’uomo. Invece andrebbe chiarito ogni volta che qualche luce può essere di spreco, ma in generale è progresso. Il mondo migliore non è quello che s’illumina di meno, fino al buio, ma quello in cui ogni luce accesa ha un senso. Nel mondo, troppi uomini ancora non hanno la luce.
Per partecipare a “M’illumino in modo più efficiente” (per ora non esiste) occorre aver fiducia nell’uomo e in ciò che produce, occorre impegnarsi tutto l’anno. Per partecipare a “M’illumino di meno” o “Earth Hour” occorre invece mantenere uno spreco per l’intero anno in modo da eliminarlo vanitosamente per un’ora, mentre le TV e la radio ne parlano. La luce che viene spenta durante la manifestazione dai “paladini ecologisti”, è quella che gli stessi, contemporaneamente, con il loro agire, dichiarano inutilmente accesa il resto dell’anno.
E’ così che i politici, amministratori confermano l’idea che abbiamo che siano degli spreconi, gli ecologisti fanno qualcosa simbolicamente, mai realmente, per l’ambiente e le televisioni riempiono il palinsesto con un poco costoso “green irreality show”.
NB: questo post è uscito in originale su La nuova Bussola Quotidiana.
Lo spreco è una cosa sbagliata, il risparmio è una cosa giusta, ma entrambi sono problemi secondari rispetto al problema principale che è di produrre ricchezza (da cui discende l’occupazione, e i diritti).
Se in una famiglia non c’è nessuno che lavora, la soluzione non potrà essere il risparmio, ma trovare lavoro.
Questo piccolo esempio dovrebbe chiarire i rapporti tra risparmio e produzione.
Le cicale pensano di poter vivere cantando, ma se le formiche sono state distrutte, non ci sarà nessuno che possa pagare le loro canzoni…
Un’ora di buio non significa nulla di concreto, solo un segnale (inutile e velelitario) che dimostra l’incapacità di cogliere i valori concreti della vita.
Non parteciperò mai ad una cosa così stupida come l’Earth Hour.
Non spreco la luce, questo no, ma lo faccio sempre; se una luce è accesa, c’è il motivo, e quindi non la spegnerò per compiacere le fisime di qualcuno.
Sono per il progresso, per l’umanità, per la vita, per la libertà e la democrazia e per lo sviluppo dei diritti…tutte cose messe in pericolo dai maltusiani decrescisti.
Nella mia esperienza ho visto che una decrescita si accompagna sempre con una regressione dei diritti, come è evidente in questa epoca che viviamo.
Secondo me.
Il 1 aprile, dopo due giorni di protesta, l’imprenditore triestino Marcello Di Finizio si è arreso. Ma appena sceso è finito in guardina, trattenuto dalla Gendarmeria vaticana in stato di fermo. Il provvedimento si è reso necessario, oltre che per la violazione delle leggi, anche per il fatto che era la quarta volta che l’uomo si arrampicava sulla cupola.
http://qn.quotidiano.net/primo_piano/2014/04/02/1047490-giorni_sulla_cupola_pietro.shtml