Così l’ha definito un lettore in un commento apparso su WUWT all’articolo che parla dei dati provenienti dal nuovo satellite messo in orbita da NASA (USA) e JAXA (Giappone) insieme, il GPM Core Observatory, in orbita solo dal 27 febbraio scorso.
La combinazione dei sensori che ha a bordo permette di osservare le precipitazioni distinguendo tra quelle liquide e quelle solide, tra quelle con rain rate molto intenso e quelle deboli, con una precisione ed un dettaglio mai visto per questo genere di informazioni.
Qui sotto il video che spiega un po’ come funziona il sistema.
E qui, invece, l’immagine per ora più rappresentativa e stupefacente, le precipitaizoni osservate all’interno di un ciclone extra-tropicale appena fuori dalle coste del Giappone il 10 marzo scorso con il Radar per le Precipitazioni a doppia frequenza del GPM. La sezione verticale è di circa 7 chilometri, con le zone rosse ad indicare le precipitazioni più intense e quelle blu e gialle i fenomeni più deboli.
Qui per il sito web della missione.
La mia esperienza diretta fatta con reti di pluviometri, radar terrestri e misure da satellite mi dice che le stime da remoto delle precipitazioni sono soggette a errori anche considerevoli.
In particolare riguardo al 3D da satellite credo che un problema stia nell’effetto di schermo prodotto dalle prime bande piovose rispetto alle successive, effetto che nel caso dei radar passivi (gli unici installabili su satellite in quanto non è possibile disporre di energia sufficiente per alimentare un radar attivo) è rilevante e che mi pare di cogliere anche nella suggestiva immagine riportata nel post.
Scetticismo a parte, credo che per capire se il nuovo satellite rappresenti davvero un significativo passo in avanti nella stima delle precipitazioni non si possa che attendere lavori scientifici che mettano a confronto i suoi dati con quelli provenienti da altre fonti.
Luigi