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Ma che clima insensibile!

L’immagine qui sopra l’avete già vista pochi giorni fa. Per la verità non era esattamente questa, infatti è stato necessario aggiungerle qualcosa. Si tratta per chi non conoscesse l’argomento di un riassunto grafico di tutte le più recenti stime della sensibilità climatica, cioè dell’aumento della temperatura atteso per un raddoppio della concentrazione di anidride carbonica rispetto ai livelli pre-industriali. Sono tutte stime al ribasso, compresa quella oggetto del nostro post di oggi e che ha reso necessaria la modifica all’immagine.

Il ribasso, naturalmente, è rispetto alle stime dell’IPCC, anche quelle dell’ultimo report uscito solo l’ottobre scorso e per la stesura del quale sono stati impiegati i modelli climatici allo stato dell’arte quelli del progetto CMIP5.

 

Dunque, Nic Lewis e Marcel Crok hanno pubblicato grazie al supporto della GWPF un nuovo report sulla sensibilità climatica basandosi sulle osservazioni più recenti. La loro stima, che leggete in fondo all’immagine, è di un aumento di temperatura indotto dal forcing antropico che va da  1.25 a 3.0°C, con un valore più probabile (dunque né medio né centrale di 1.75°C, contro gli output dei modelli climatici dell’AR5 che indicano valori da 2 a 4.5°C, con una media di 3.2°C.

 

Forse vi sembrerà poco o insignificante, ma i numeri di questo ultimo report non fanno altro che confermare quelli che li hanno preceduti più recentemente, indicando un sistema climatico molto meno sensibile alle perturbazioni indotte dal forcing antropico di quanto si immaginava e concentrandosi quindi tutti verso il valore più basso della stima modellistica. Se ancora vi sembrasse poco, vale la pena ricordare – giusto o sbagliato che sia pensare di poter trattare il sistema climatico alla stregua di un termostato  casalingo – che 1.75°C è sotto la famosa soglia dei 2°C sulla quale si è concentrata la diplomazia climatica. Che poi lo abbia fatto inutilmente e questo sia stato un bene perché quel valore soglia non ha senso è, purtroppo, tutta un’altra storia, perché in realtà le policy di mitigazione che si vorrebbero adottare e quelle che sono state già adottate ruotano tutte attorno a quei famosi 2°C.

 

Ma c’è anche un’altra cosa importante riguardo a questo nuovo report. Le pubblicazioni scientifiche che sono state utilizzate per comporlo sono entrate tutte nel pentolone di quelle raccolte per la stesura dell’ultimo report IPCC ma, evidentemente, i solerti estensori devono aver deciso di non prenderle in considerazione. Il fatto che la sensibilità climatica possa essere parecchio più bassa di quanto stimato è infatti solo accennato nel corpo del 5AR ed è completamente assente dal Summary for Policy Makers. Forse perché l’SPM è quello che tutti leggono, decisori compresi naturalmente. Hai visto mai che a qualcuno potesse venire in mente che se il sistema ha minori probabilità di essere perturbato dalle attività umane forse si potrebbero anche adeguare convenientemente le decisioni. Impossibile, che ne sarebbe poi di tutti quelli che sulla jattura del climate change hanno costruito la loro fortuna? Qui sotto, da WUWT, il grafico di Lewis & Crok che eprime la distribuzione delle stime della sensibilità climatica nei modelli CIPM5. A me sembra che gli elementi per dare un po’ più di credito alla possibilità che sia più bassa del previsto c’erano tutti…

 

lewis-crok_figure61

 

Ah, dimenticavo, il report integrale di lewis e Crok è qui, mentre qui ne trovate una versione ridotta. Qui ancora, invece, c’è la prefazione scritta da Judith Curry, anche questa da leggere.

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Published inAttualità

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