Circa il titolo, qui e qui i precedenti. Circa i fatti di oggi, mettetevi comodi, non ci vorrà molto.
Pare che le dotte spiegazioni circa le ragioni per cui la temperatura globale ha smesso di crescere malgrado il forcing e le profezie di disastro imminente siano ormai tante da poter comporre una classifica. Per l’esattezza una top ten, che se avete voglia di un riassunto trovate qui.
La new entry è un paper firmato da Gavin Shmidt e soci, cioè dal nocciolo duro del blog Real Climate, la finestra (senza parapetto) sulla sventura climatica prossima ventura.
Questo il breve abstract sulla pagina di Nature ad esso dedicata: “I modelli climatici hanno previsto per i passati 15 anni un riscaldamento maggiore di quanto ne sia stato osservato. Fattori di errore concomitanti come negli input solari e vulcanici, nella rappresentazione degli aerosol e l’evoluzione di El Niño, potrebbero spiegare la maggior parte della discrepanza.”
Diciamo subito che il rscaldamento degli ultimi 15 anni non è inferiore a quello prospettato, è semplicemente assente, a meno che non si voglia sostenere che variazioni diversi ordini di grandezza inferiori all’errore della stima di un parametro debbano e possano essere prese in considerazione. Ma concentriamoci sulla spiegazione (neretto mio e fonte qui):
Si sostiene in questo caso che che una combinazione di fattori, per coincidenza, abbia cospirato nel ridurre il trend di riscaldamento nel mondo reale più o meno dal 1992. Le simulazioni dei modelli CIMP5 erano basate sulle stime storiche di influenze esterne sul clima solo dal 2000 al 2005, impiegando degli scenari (Representative Concentration Pathways, o RCPs) di lì in avanti. Nessuna delle recenti migliorie nella stima o aggiornamenti al periodo attuale è stata presa in considerazione in queste simulazioni. Specificatamente, l’influenza delle eruzioni vulcaniche, gli aerosol nell’atmosfera e l’attività solare hanno tutte avuto dinamiche inattese negli anni 2000. Le simulazioni climatiche, in effetti, sono state condotte assumendo che quelle condizioni avrebbero generalmente seguito delle traiettorie definite.
Una coincidenza? Una cospirazione? Ma è davvero questo il livello della spiegazione che il gotha della scienza del clima riesce a fornire? E il sole poi? Mi era parso di capire che non avesse molta influenza sul clima. Oppure no, se si tratta di un Gran Maximum e le temperature aumentano il sole non conta, se invece arriva un minimo e diminuiscono diventa importante. Ma non era definita la scienza del clima? Ma non erano sufficienti a pianificare e implementare draconiane policy di mitigazione le informazioni disponibili? Leggiamo un altro po’:
Si conclude che l’uso delle ultime informazioni disponibili sulle influenze esterne sul clima e gli aggiustamenti relativi alla variabilità interna associati con l’ENSO pssono riconciliare più o meno interamente il trend delle temperature medie superficiali globali dei modelli CIMP5 e delle osservazioni. Nonostante ciò, l’attribuzione di trend climatici di periodi relativamente brevi, come 10 o 15 anni, sarà sempre problematico, ed è quindi insoddisfacente trovare accordo tra modelli e dati soltanto col senno di poi.
Alla faccia dell’ammissione. Non è un problema di previsioni sbagliate, è la Natura che si è messa a fare le bizze! Compro il concetto: sono assolutamente certo di riuscire a fare delle spettacolari previsioni per ieri, basta vedere che tempo ha fatto, col senno di poi! Ma non è tutto (link aggiunto):
Non si vedono indicazioni, tuttavia, che il transient climate response sia sistematicamente sovrastimata nei modelli CIMP5 come è stato speculato, o che la variabilità decadale nell’insieme dei modelli sia sistematicamente sottostimata, sebbene alm,eno per alcuni specifici modelli siano probabilmente carenti a questo riguardo.
Ah no? E quante pubblicazioni devono uscire ancora che riducono la stima della sensibilità climatica all’estremo inferiore di quanto previsto dai famosi modelli CIMP5? Quelle che seguono, per esempio sono le ultime due, mentre ancora sotto c’è un’immagine che le riassume tutte.
- Loehle, C., 2014. A minimal model for estimating climate sensitivity. Ecological Modelling, 276, 80-84.
- Spencer, R.W., and W. D. Braswell, 2013. The role of ENSO in global ocean temperature changes during 1955-2011 simulated with a 1D climate model. Asia-Pacific Journal of Atmospheric Sciences, doi:10.1007/s13143-014-0011-z.
Se siete arrivati fin qui probabilmente lo sapete già, ma per sicurezza lo ripeto. Una sensibilità climatica bassa, vuol dire un aumento della temperatura del pianeta (di cui abbiamo già sperimentato una parte) molto, ma molto meno ‘pericoloso’ anche secondo il librone delle formule magiche del clima dell’IPCC. E meno pericolo significa meno policy draconiane (o nessuna). Peccato che significhi anche molta meno fama per gli scienziati climatici travestiti da supereroi. Al riguardo, se vi va, leggete anche l’articolo segnalato in questo tweet, ne vale la pena.
My latest on Forbes: “The Unscientific Consensus” http://t.co/1jc56m6Tjn
— Alex Epstein (@Alexepstein) 27 Febbraio 2014
Basta decidere come considerare il bicchiere e G.Shmidt et al. assume molteplici e diversi significati. 🙂
Mi azzardo ad esaminarne alcuni.
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a) bicchiere mezzo pieno
– Si ammette esplicitamente che gli scenari delineati dai GCM non sono riusciti a replicare la realtà a causa del fatto che alcune grandezze fisiche non sono state ben stimate o, addirittura, non sono state prese in considerazione. Per bene che vada i modelli non hanno tenuto conto delle più recenti conoscenze relative ad alcune di queste grandezze.
– Alcuni modelli (sul significato quantitativo di questo “alcuni” c’è da discutere parecchio: per me significa la maggior parte, per altri una minoranza in ogni caso l’indeterminatezza dell’aggettivo la dice lunga circa la sicumera che gli autori hanno dimostrato in altre circostanze) sono carenti circa la stima della sensibilità climatica (ovviamente in eccesso 🙂 ).
– Si riconosce che il fatto di dover trovare accordi tra modelli e realtà a posteriori è insoddisfacente. Per me è deludente più che insoddisfacente in quanto significa che tutto ciò che abbiamo letto a difesa della bontà dei modelli (scritto in massima parte dagli autori del paper di cui trattiamo) era in “alcuni” casi aria fritta, in altri qualcosa che ci si avvicina molto.
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b) bicchiere mezzo vuoto
– Si considera un accidente fortuito e, quindi, casuale (coincidenza e cospirazione dei dati 🙂 ) il fatto che il trend delle temperature ed i modelli abbiano avuto una divaricazione. Ciò significa che è qualcosa di “miracoloso” e che sarà difficile che possa ripetersi: indice di un’incrollabile fiducia nei poteri predittivi dei modelli stessi e nelle capacità dei modellatori di aver compreso in modo praticamente perfetto la fisica del sistema 🙂 .
– Chi sostiene che tutti i modelli siano caratterizzati da gravi carenze nella modellazione matematica della fisica del sistema e, soprattutto, da gravi carenze nelle loro performance relative alla scala decadale e multidecadale (vedi lavori di N. Scafetta anche qui su CM) non ha capito quasi nulla (grazie 🙂 ) in quanto, per quanto detto al punto precedente ed al secondo punto della lettera a), “alcuni” di essi riescono a replicare l’andamento delle temperature (una decina se si considerano le bande di incertezza, meno se si considera l’andamento mediano).
– I periodi di dieci o quindici anni non hanno significatività statistica dal punto di vista climatologico. Si, completamente d’accordo, ma qui ci troviamo di fronte a un periodo che supera abbondantemente i diciassette anni: soglia che, secondo illustri studiosi della climatologia terrestre, dovrebbe segnare la demarcazione tra clima e tempo o, per essere più precisi, tra significatività statistica ed accidente.
Questo stando al post. Se riuscirò a leggere il paper potremo, eventualmente, riparlarne. 🙂
Ciao, Donato.
Non è che i “modelli” siano sbagliati, è il clima che non si comporta come dovrebbe.
Maleducato.
🙂
(sono un po’ finito in un buco nero, da cui speravo di uscire prima… e non so se ne sono uscito)
Stiamo veramente scendendo sempre più nell’abisso del ridicolo. Io ribadisco il mio paragone standard, se affidereste soldi ad un consulente finanziario che non azzecca i trend non una volta sola, ma più volte. Per giustificare ogni errore (cioè ogni spreco dei vostri soldi) dice che il problema sono cospirazioni del mercato (*), ma la prossima volta sarà più bravo perché finalmente ha capito. Salvo ricadere poi nello stesso errore. Non gli dò più una lira, finché la pianta con le scuse e riesce a prevedere correttamente un trend per un po’ di tempo. Da quanto leggo, il signore afferma che non è comunque possibile prevedere un trend di breve termine, io però gli dovrei dare i soldi lo stesso. Follia.
(*) Cospirazioni che nel mercato potrebbero esserci veramente, ma non importa, alla fine il risultato è quello che conta e se sei esperto devi saperle prevedere; ovviamente non so cosa significhi prevedere una “cospirazione” della natura, ma la responsabilità della spiegazione dovrebbe ricadere su chi ha introdotto il termine.