Nel gergo molto poco ortodosso della mia adolescenza più che una bacchettata, quella che James Hansen, policlimatologo attivista con il difetto di essere però anche realista, ha tirato al movimento ambientalista è una “scarpata al buio”. Viene da qui:
Is the Environmental Movement Net CO2 Positive? (James Hansen wants to know) http://t.co/XHXPNl8INJ via @sharethis
— Carlo Stagnaro (@CarloStagnaro) 24 Febbraio 2014
Sicché, aver usato la leva delle risorse rinnovabili anche per ammazzare lo sviluppo dell’energia nucleare e di altra energia idroelettrica porta ad una riduzione delle emissioni? Domanda imbarazzante, risposta scontata: no. E’ anche curioso come si possa usare il realismo dei numeri per confutare l’allarmismo climatico che convivono nella stessa persona, appunto James Hansen. Che però ottiene applausi a scena aperta nella veste di allarmista e viene sistematicamente ignorato nel suo alter ego.
Come ad esempio qualche anno fa, quando invitato a parlare dal WWF spiazzò tutti individuando proprio nel ricorso al nucleare il percorso da compiere per abbattere le emissioni di anidride carbonica (qui, e qui su CM). Silenzio in sala. Cherry picking? No, lo definirei piuttosto spirito di conservazione 😉
Ricordo che quando venne in Italia, James Hansen già allora parlò a favore del nucleare, argomento che però sparì dal dettagliato resoconto degli ambientalisti….
James Hansen è sempre stato coerente con le sue idee, per quanto non le condivida in toto.
Non credo, personalmente, nella pericolosità del livello attuale della CO2, ma, chi ci crede, dovrebbe prendere atto che la sua sola via percorribile, con qualche speranza di un’azione concreta, è quella del nucleare.
Secondo me.