Nel commentare e discutere gli eventi atmosferici di questo inverno, abbiamo più volte fatto riferimento alle piogge decisamente abbondanti ed alle forti mareggiate che hanno battuto le coste della Gran Bretagna, la porzione di Europa più esposta alle perturbazioni atlantiche prodottesi in gran numero negli ultimi due mesi.
Mentre la comunità meteorologica e climatica dibattono – spesso anche a sproposito – sull’eventuale contributo che a questi eventi potrebbero aver dato le recenti dinamiche climatiche, accade che a furia di ondate e di run-off dei fiumi gonfiati dalle piogge, dalle spiagge del Galles e della Cornovaglia siano emersi i resti di antiche foreste di Pini e Querce che evidentemente occupavano quelle zone al posto del mare in tempi antichi ma poi non così tanto lontani.
Dalla datazione al carbonio effettuata in tempi non sospetti da parte di chi sapeva già che quei resti erano lì sotto, si apprende che si tratta di foreste cresciute per millenni (le dimensioni dei tronchi lo testimoniano) e poi sommerse dal mare che iniziò ad aumentare di livello al termine dell’ultima era glaciale. Pare che i tronchi abbiano da 4 a seimila anni, per cui sorgono spontanee alcune domande: Com’era la linea di costa allora? E il livello del mare? E quali processi si sono attivati per cambiare così radicalmente il paesaggio? Pini e querce non sono mangrovie, non credo che possano aver prosperato con le radici nell’acqua…Che cosa strana, vuoi vedere che il clima cambia da sempre? Ma no, altrimenti perché l’esperto di turno intervistato dall’Independent dovrebbe aver detto:
Queste foreste hanno prosperato per 4 o cinquemila anni quando il clima era leggermente più caldo di adesso.
Ma pensa, e non c’era nemmeno tutta la CO2 che c’è ora!
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