Nel recente passato abbiamo pubblicato un paio di post (qui e qui) di commento all’andamento della stagione invernale in termini di evoluzione in alta quota, dei post un po’ diversi e sicuramente meno tecnici dei nostri consueti outlook.
Si trattava di commentare prima ed escludere poi la possibilità che si sviluppasse un Major Warming in stratosfera, ovvero uno split del vortice polare che facesse finalmente cambiar segno alla stagione in corso, una stagione caratterizzata da zonalità molto elevata per l’Europa occidentale e dalla permanenza del centro d’azione del VPS sul lato canadese. Gli effetti li abbiamo notati, la ‘trottola’ sulla verticale del Canada ha regalato al Nord America un inverno che si ricorderanno per decenni in termini di freddo e neve, continuando tra l’altro a produrre un getto molto intenso e tenendo spesso basso il Fronte Polare, cui si devono le tempeste sul Vicino Atlantico, la piovosità alluvionale sull’Inghilterra e decisamente abbondante anche per il nostro territorio e, naturalmente, le temperature davvero miti di questo inverno mediterraneo.
Da tutto questo non c’è che da imparare e, a pensarci bene, la lezione non era poi così difficile. Rompendo un po’ la regola fondamentale che vorrebbe che le somme si tirino alla fine, si può dire che gli strumenti per avere un’idea abbastanza precisa di come sarebbero andate le cose ce li eravamo procurati. Sia l’indice OPI, per lo sviluppo del quale si deve un grazie grande come una casa a quelli che lo hanno sviluppato (a prescindere da come andranno le cose, ovviamente), che l’indice IZE (Indice di Zonalità Emisferica apparso proprio sulle nostre pagine prima della fine dell’anno e del quale vi parleremo più approfonditamente a breve), fornivano delle indicazioni piuttosto ben definite. Il primo sul segno complessivo dell’indice AO, orientato verso il segno positivo, il secondo su di una elevata zonalità interrotta da tre episodi di rallentamento della circolazione, espressi in modo ancora più chiaro e sorprendentemente preciso dall’Indice di Intrusività dell’Onda Subtropicale.
Ora, il primo episodio di intrusione dell’onda subtropicale alle alte latitudini è quello che ha prodotto l’unico evento freddo sin qui registrato, ancora prima che iniziasse l’inverno. Il secondo è quello che ha fatto pensare che si potesse arrivare ad un major warming, dinamica ottimamente descritta dai modelli stratosferici che non è però giunta a conclusione e che sta regredendo in questi giorni. Il terzo è quello atteso nelle prossime settimane, del quale parleremo eventualmente alla sua realizzazione. Se il processo in stratosfera ormai in fase di decadimento si fosse realizzato, avremmo assistito ad un radicale cambiamento delle dinamiche della circolazione, e addio correlazione con gli indici OPI e IZE. Questo, almeno per ora, non avverrà. Ciò significa con riferimento all’IZE (che ricordiamo esprime la zonalità attesa nel trimestre invernale basandosi sulla zonalità del mese di ottobre) che conteneva anche l’informazione di un episodio di Sudden Warming che non sarebbe andato a buon fine. So che questa è una affermazione molto impegnativa – si dovranno fare molte verifiche per sostenerla – ma questa è la situazione attuale. E la prima di queste verifiche verrà proprio dalla prossima eventuale attività d’onda.
A questo riguardo, potrebbe inoltre esserci un elemento di novità. Guardando i flussi di calore di calore in stratosfera degli ultimi giorni, si nota qualcosa di nuovo. Forse per la prima volta in questa stagione ci sono dei flussi diretti verso le alte latitudini.
Questo potrebbe voler dire che la prossima intrusione d’onda potrebbe trovare una situazione diversa, ovvero con maggiori possibilità di avere effetti dirompenti sul Vortice Polare Stratosferico. Questo potrebbe a sua volta condurre ad un evento di Final Warming del VPS in grado di trasferirsi in troposfera con effetti altrettanto dirompenti.
Che significa tutto questo per il prossimo futuro? Beh, se come pare ormai consolidato assisteremo prima ad una ‘visita’ di masse d’aria subtropicale sul Mediterraneo, seguite da una espansione dell’anticiclone atlantico verso l’Europa per innalzamento di latitudine del Fronte Polare, con conseguente anticipo di primavera, il successivo nuovo cambiamento ci riporterebbe forse indietro verso una stagione invernale che in termini di freddo praticamente ancora non c’è stata, allontanando più che avvicinando la vera primavera. Vedremo, basta avere un po’ di pazienza.
l’indice di intrusività sembra ci stia prendendo, ma l’ opi direi proprio di no, dava un valore dell’ AO a fine inverno a 1,6, direi che non ci siamo, erano partiti bene con dicembre, mentre a gennaio tranne x pochi giorni sempre ao con il segno meno, anzi vedevano nei primissimi giorni di gennaio l’ apice del vortice polare ma invece è stato il contrario. Febbraio sul neutro o leggermente positivo.Secondo me questo indice è da rivedere, rimandato ad ottobre
Non ne sono sicuro, forse sbaglio ma l’opi prevedeva prevalenza di hp per tutto l’inverno e svolta invernale in febbraio(ancora siamo in tempo, ma oggi è già 10). Per meri motivi statistici in base agli ultimi anni almeno un’irruzione da est “deve” arrivare
Insomma e per riassumere:
ci saranno periodi caldi e periodi freddi,
ma non necessariamente in quest’ordine ?
In effetti questa che stiamo vivendo si sta dimostrando la stagione delle attese….attese molte volte finite in un nulla di fatto, a favore di una “stabilità” delle configurazioni preesistenti. Se la zonalità finora accentuata venisse meno, allora fra un paio di settimane, o forse qualcosina in più, ci divertiremo nel commentare un FW per il momento intravisto solo lievemente…Vedremo…
Gianluca
PS: bella la nuova veste grafica, anche se non ho capito dov’è la firma agli articoli…