Domanda: c’è più energia nel riscaldamento globale antropogenico o nelle fesserie che si raccontano per sostenerlo? Quando sono veramente troppo grosse, delle seconde si dice che facciano camminare i treni, per cui l’analogia con l’energia disponibile regge bene.
Piccolo esercizio, leggete il paragrafo qui sotto cronometrando il tempo che impiegate (viene da qui):
…il nostro pianeta sta attualmente accumulando calore al ritmo incredibile di circa tre bombe atomiche di Hiroshima al secondo…. i dati per le temperature vanno su e giù, anno dopo anno, con il risultato che è possibile trovare sempre dei brevi periodi parte di una tendenza al riscaldamento a lungo termine in cui si notano brevi periodi di diminuzione delle temperature. Nel frattempo, il pianeta continua ad accumulare calore: equivalente a circa 250 bombe atomiche di Hiroshima dal momento in cui avete cominciato a leggere questo articolo.
Fatto? Bene, io ci ho messo circa 15 secondi. Ora un po’ di conti: 250/3 fa 83,33, quindi chi lo ha scritto si attende che per leggere un periodo di 458 caratteri (spazi esclusi) il lettore generico medio ne impieghi invece 83,33. Decisamente tanti, ma può darsi che ci si spaventi a metà strada e si abbia bisogno di tempo per riprendersi.
Per facilitare la ripresa (e senza altri esercizi cronometrici), forse si potrebbe aggiungere un piccolo particolare. Il Sole, l’unica fonte naturale di energia disponibile, bombarda la Terra con…1950 bombe atomiche al secondo, cioè 169 milioni di bombe come quella di Hiroshima al giorno (86400×1950) di riscaldamento naturale. Ammesso quindi che lo squilibrio del bilancio radiativo (sul quale nei prossimi giorni scriveremo qualcosa di interessante di freschissima pubblicazione) sia quello su cui è stato fatto il conto del paragrafo cronometrato, non stupisce che con queste proporzioni 169000000 vs 259200, la perturbazione possa fare appena il solletico al sistema.
Ma come, con tutta quella CO2! Già, il punto è proprio questo, con tutta quella CO2, sono 15 no, 16 no, 17 no, ora vediamo quanti anni che non succede un accidente. La mia proposta di ribattezzare tutta la faccenda con un bel “Global Nothing” dell’altro giorno pare non abbia avuto molto successo, ma non vi voglio distrarre dal problema. Che è quello efficacemente rappresentato dalla figura in testa al post e riprodotta qui sotto.
Come credo saprete, non c’è al mondo un Unico Grande Misuratore delle temperature, ci sono invece molti gruppi che lavorano sulla stessa cosa, praticamente con gli stessi dati (come facciano a far saltar fuori cose diverse sarebbe un altro interessante argomento di discussione, ma tiriamo avanti anche su questo…). Da quei dati diversamente analizzati, salta fuori che per un paio di gruppi non c’è un riscaldamento statisticamente significativo del pianeta da almeno 20 anni. per altri due gli anni sono 17, per un altro 15. Per statisticamente significativo si intende che la misura è più piccola della stima dell’errore, quindi, in termini di differenze dal periodo di riferimento scelto, non è possibile attribuirle un segno positivo o negativo.
In poche parole, nonostante “tutta quella CO2” il pianeta non si scalda più. Quale la spiegazione? Se siete nostri lettori abituali conoscete le ipotesi che sono state avanzate, calore nel mare, calore respinto al mittente, sole fiacco, variabilità naturale etc etc, ma, appunto trattasi di ipotesi. Su tutte però, quale sia la soluzione al rebus, si staglia una verità piuttosto scomoda: gli effetti del forcing antropico sul sistema sono stati probabilmente largamente sovrastimati e, con essi, anche i presagi (link di inizio articolo per la spiegazione dell’uso del termine presagio) di sventura.
Non proprio un bell’andare per una comunità scientifica che ha abbracciato senza se e senza ma un’ipotesi quale quella del disastro climatico tutta da verificare. Leggere per esempio qui in quale potenziale trappola con annesso rischio di perdita di credibilità si sono cacciati quanti hanno abbandonato il sano atteggiamento prudente del ricercatore per abbracciare quello dell’attivismo climatico.
Ora, dove ci porterà tutto questo?
- All’arrosto, in quanto il cambiamento climatico antropico è reale in tutto e per tutto e quelli che coltivano dei dubbi saranno i primi ad arrostire perché la giustizia trionfa sempre;
- Ad una serie di clamorose inversioni a U con i catastrofisti di oggi che continueranno a raccontarci del clima di domani dicendo che in fondo lo avevano sempre detto (?) e saputo (??) che le cose potevano stare diversamente;
- Al post di domani, che comunque, per fortuna, è sempre un altro giorno.
“Ora un po’ di conti: 250/3 fa 83,33, quindi chi lo ha scritto si attende che per leggere un periodo di 458 caratteri (spazi esclusi) il lettore generico medio ne impieghi invece 83,33”
magari non il “lettore generico medio”, ma solo il lettore medio di quell’autore 😉
Com’è potuto accadere tutto ciò?
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Semplice, basta leggerlo qui:
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http://www.pensee-unique.fr/methode.html
pensée unique é uno dei miei siti di referenza per documentarmi, soprattutto per l’enorme mole di informazioni su ogni sfaccettatura dei cambiamenti climatici e per gli innnumerevoli link ad altri siti e a pubblicazioni scientifiche. Un pozzo da cui pescare a piene mani che consgilio a tutti
comunque la “vignetta” del link l’ho sperimentata sulla mia pelle, ancor prima di conoscerla, durante il mio dottorato ahimé… e tralasciamo altre nefandezze che ho visto (in un’università straniera…).
Forse una bella revisione del mondo scientifico-accademico non starebbe male, visto che purtroppo é gente che non deve proprio rendere conto a nessuno.