Un piccolo fuori programma prima di arrivare al punto. Ora che anche il rompighiaccio cinese mandato in soccorso della nave russa bloccata dai ghiacci potrebbe avere a sua volta bisogno di aiuto per trarsi d’impaccio sorge spontanea la domanda: chi paga? E chi pagava per la missione “Spirit of Manson” che voleva rivelare al mondo l’evidenza di cambiamenti irreversibili e ha invece scoperto che c’è più ghiaccio ora di cento anni fa?
Nessun problema, se si tratta di eroico attivismo salvapianeta un mecenate illuminato lo si trova sempre. Se anonimo va bene, se pubblico ancora meglio.
Attenzione però, se invece siete scettici, se pensate che il pianeta vada più che altro salvato dal fanatismo che prima ha ingigantito il problema e poi ne ha sagacemente indicato la soluzione, il malcapitato che volesse sostenere questa vostra pericolosa convinzione è un sordido cospiratore.
Così pare funzioni nel fantastico mondo del clima che cambia e cambia male. Così scrive, facendo nomi, cognomi e conti in tasca, l’ultimo dei paladini del pianeta (magari non ultimo, però è quello che c’è in giro di questi giorni perché tutti gli altri sono in Antartide…). Così riporta Piero Vietti sulle pagine de Il Foglio appena ieri commentando l’uscita di questo ennesimo capolavoro di revisione paritaria. Un piccolo estratto dell’articolo di Vietti:
Lo scandalo, come spesso succede in questi casi, ha matrice moralista, dato che – stando alle leggi americane sulle fondazioni – di illegale non sembra esserci nulla. Ciò che disturba di più i sostenitori del global warming antropico è che possa esserci qualcuno che finanzi organizzazioni che non la pensano come loro. Nessuno scandalo se Soros o i Rockefeller coprono di denaro associazioni ambientaliste; tutto in regola se da quando l’allarme del global warming è diventato mainstream molti centri universitari che sostengono quelle tesi hanno visto moltiplicare i fondi loro destinati; tutto giusto se società che producono energia verde o gas finanziano battaglie contro il carbone. Sul solo Al Gore, l’ex vicepresidente americano che ha fatto fortuna lanciando allarmi sulle conseguenze del global warming, negli anni sono uscite diverse inchieste mai smentite che hanno rivelato come la sua partecipazione in società che producono energia “pulita” gli abbia fruttato molti milioni man mano che la sua propaganda sugli effetti dei cambiamenti climatici determinava le politiche economiche americane e i conseguenti aiuti di stato ad aziende “verdi”.
Ops, scusate devo andare, bussano alla porta. Deve essere il portavalori con l’assegno mensile targato Big Oil.
Qui comunque trovate l’articolo per intero, buona giornata.
Vorrei tanto che i sostenitori dell’agw andassero a chiedere finanziamenti agli abitanti di New York. 🙂
Edo da Torino
Una frase attribuita a Goethe, che non posso permettermi di tradurre, dice: “Aus einem verzagtem Arschloch kommt kein richtiger Furz”.
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La menziono perché è ben legittimo il dubbio sulla qualità della scienza prodotta da illustri scienziati quando escono dal loro campo principale.
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A mio parere, se hanno solide fondamenta epistemologiche raramente prendono grandi cantonate.
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Cito ad esempio un’opera poco conosciuta ma di grande interesse attuale, il saggio di Copernico “Monetae Cudendae Ratio, 1526” — lascio al lettore il giudizio finale, ma ne raccomanderei senza esitare l’interessante lettura — reperibile in inglese su Amazon come: Copernicus, “Essay on Money”.
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Per converso, circa l’opera citata del prof. Robert Brulle, professore di sociologia e scienze ambientali, mi limito a citare la prima frase del suo abstract: “This paper conducts an analysis of the financial resource mobilization of the organizations that make up the climate change counter-movement (CCCM) in the United States.”
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CCCM, sarebbe a dire “Le organizzazioni che costituiscono il contro-movimento del (o per il?) cambio climatico”: questo farebbe presumere l’esistenza di un “movimento del (o per il?) cambio climatico”… 🙂
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Suona impreciso? Lo è, come lo sono le dizioni “frutta biologica” o “cibo organico”.
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Credo che questa “gelatinosità” non sia casuale. Per delle ragioni che ancora non riesco a capire, un’ampio settore accademico considera la precisione concettuale come un freno al progresso, un retaggio del passato, un limite da superare — e combatte strenuamente qualsiasi tentativo di ripristinarla.
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Ho sempre pensato che la virulenta diatriba circa l’impatto antropogenico sul clima sia sostenuta da maggioranze di studiosi intellettualmente onesti.
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Ma penso anche che fossero onesti gli studiosi del sistema tolemaico; l’onestà è una condizione necessaria ma non sufficiente per formulare una nuova, importante verità in campo scientifico.
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La forte politicizzazione del finanziamento della ricerca tende, purtroppo, a favorire lo studio “dei risultati politicamente più desiderabili” e ho spesso pensato che l’imprecisione concettuale — l’uso di “concetti plastici” come ultima salvaguardia per orientare un risultato senza perdere il rispetto di se stessi — sia ormai un rifugio socialmente accettabile per chi deve fare una certa scienza ma “tiene famiglia” .
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In questo senso penso che l’esempio di Al Gore, lungi dal causare imbarazzo, sia invece trainante, con messaggio forte e chiaro: fate come me, vi andrà bene!
Avevo letto qualche settimana fa su WUWT alcuni stralci dell’articolo cui si riferisce P. Vietti e, mentre riflettevo sui risultati ottenuti dall’autore dell’articolo, una notte, mentre passavo da un canale televisivo all’altro, sono incappato in un episodio di una mini-serie televisiva dal titolo Burn Up in onda su La Sette.
Vi si raccontavano le peripezie di una multinazionale del petrolio invischiata nelle peggiori nefandezze che sconvolgono il pianeta e la crisi esistenziale del neo-presidente della stessa scatenata dalla perfidia di un senatore conservatore statunitense che, succube della lobbie big-oilista, diffama un suo ex insegnante di geologia pro AGW; dalle azioni di un’attivista Inuit e dalle tesi di una sua dipendente posta al vertice di una società controllata, impegnata nella produzione di energie rinnovabili. Sullo sfondo i lavori preparatori della Conferenza delle Parti di Calgary. Per chi ne volesse sapere di più: http://en.wikipedia.org/wiki/Burn_Up_(miniseries)
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Non sono riuscito a seguirne che degli spezzoni in quanto la mini-serie, prodotta dalla BBC, era intrisa di tutti i luoghi comuni più triti e ritriti della propaganda pro-AGW senza alcun contraddittorio e con forzature della realtà (altro che docu-film, come viene spacciata) così palesi e marchiane da suscitare un moto di rigetto. Dopo aver abbandonato al loro destino i protagonisti della serie, mi sono interrogato con maggiore insistenza sui lai degli ambientalisti (e dell’autore dell’articolo citato da Vietti) circa le subdole azioni che gli scettici pongono in essere per screditare i paladini delle azioni salva-pianeta, istigati dai petrolieri e dai conservatori.
La BBC, se non erro, utilizza fondi pubblici e, quindi, sono i soldi dei contribuenti inglesi che vengono usati per propagandare le tesi catastrofiste esposte in Burn Up. Non mi risulta che analoghi fondi pubblici vengano utilizzati per finanziare gli scettici (non ho trovato una fiction equivalente a Burn Up, chi la conoscesse è vivamente invitato a farmene partecipe 🙂 ). E questo è solo un esempio (neanche troppo eclatante) della realtà e, permettetemi, della sproporzione dei finanziamenti in campo.
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Sono sempre più meravigliato, pertanto, quando mi vengono a dire che il can can mediatico dei siti scettici, finanziati con i petrodollari, per usare un desueto modo di dire, mette in crisi tutte le tesi del mondo ambientalista e non solo e mina alle fondamenta le Conferenze delle Parti e tutte le iniziative, governative e non, tese a risolvere i problemi ambientali del pianeta.
Dando un’occhiata agli orientamenti dei maggiori mezzi di comunicazione di massa, agli orientamenti degli scienziati e dei ricercatori, alle posizioni dei movimenti ambientalisti, delle associazioni non governative e delle principali forze politiche nazionali e non, mi sembra che accusare il minuscolo manipolo di scettici, più o meno attivi, che popolano i vari villaggi di Asterix (per usare una definizione cara ad uno dei più accesi sostenitori dell’AGW nostrano) di essere così efficaci nell’orchestrare la disinformazione responsabile di travisare le masse popolari, sia un’enormità. Delle due l’una: o gli scettici sono dei geni della comunicazione di massa e del lobbismo (e non mi sembra) o le tesi portate avanti dalla controparte sono piuttosto traballanti (e questo mi sembra più probabile).
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E per finire un piccolo disclaimer. Contrariamente a quanto accade a G. Guidi 🙂 , al mio campanello non ha mai bussato un portavalori inviato dai petrolieri (al massimo bussa il postino che mi notifica qualche contestazione dell’Agenzia delle Entrate relativa a qualche onere deducibile su cui non vedono chiaro o qualche cartella esattoriale che, tra mille imprecazioni, mi affretto subito a pagare per evitare ulteriori e più spiacevoli conseguenze 🙂 ).
Mannaggia alle ingiustizie della vita! 🙂 🙂
Ciao, Donato.
Caro Donato,
mi riallaccio alle tue considerazioni per segnalare che l’idea delle eminenze grigie che tramerebbero nell’ombra per manipolare l’opinione delle masse è un vecchio archetipo della sinistra, un archetipo che in tempi andati veniva declinato in un immaginario repellente fatto di “padroni delle ferriere”, “nemici del popolo”, “sordidi lacchè del grande capitale”, “viscidi rettili neri che all’ombra delle loro croci tessono le loro oscure trame” ecc. ecc. Tale immaginario fu peraltro stigmatizzato in 1984 dal buon George Orwell, scrittore che ammiro moltissimo e che della sinistra europea era un ottimo conoscitore.
Oggi le stesse figure vengono rispolverate per dare addosso a coloro che non sono allineati alla teoria AGW o perché la negano in toto o perché ne evidenziano gli elementi di debolezza. Cosa vogliamo d’altronde aspettarci da gente che arriva ad utilizzare il termine di ”negazionista” (con trasparente riferimento ai negazionisti della Shoah) senza rendersi conto che fra i “negazionisti” ricade anche lo scienziato israeliano Nir Shaviv?
Personalmente, come Donato e come anche Guido (checché il nostro amico millanti, ovviamente per farci invidia…) in tanti anni non ho mai trovato alcuno sponsor interessato a finanziare le mie ricerche (circa le quali ho in effetti svariate linee che mi interesserebbe sviluppare in presenza di uno sponsor che volesse operare in modo trasparente …. perché ci tengo a pagare le tasse!) e dunque continuo a lavorare sulle tematiche relative alla climatologia sottraendo tempo al mio lavoro, giusto perché mi diverto. Su questo sfido chiunque a dimostrare i contrario.
En passant noto anche che i petrolieri nostrani (Eni) fanno campagne pubblicitarie che grondano di retorica ambientalista, il che vorrà forse dire qualcosa sui possibili destinatari di ipotetici finanziamenti…
Luigi