Beh, per la verità il Sole sul c’è sempre stato e, con buona approssimazione, continuerà anche ad esserci al di là della nostra capacità di…previsione. E’ che non si capisce perché ad un certo punto della storia recente qualcuno ha deciso che ne dovesse uscire.
Qualche giorno fa su WUWT è uscita una ‘chicca’ climatica, il commento ad un articolo pubblicato su Science nel 2001, quindi neanche così datato, in cui si dimostrava piuttosto efficacemente l’esistenza di una elevata sensibilità del clima dell’emisfero nord ad un forcing solare anche relativamente piccolo. Tale sensibilità ,vrebbe luogo per il tramite di modifiche alla circolazione atmosferica tracciabili negli indici barici più significativi, l’Oscillazione Artica (AO) e la North Atlantic Oscillation (NAO), rispettivamente rappresentativi della tendenza del flusso perturbato principale a disporsi più o meno decisamente lungo i paralleli e della posizione latitudinale dello stesso flusso. Questo ragionamento, i lettori più assidui di CM lo ricorderanno, fa il paio con le discussioni che più volte abbiamo portato avanti circa la posizione media nel lungo periodo del fronte polare, cioè della zona di separazione tra l’aria polare e l’aria delle medie latitudini, unico vero metronomo del tempo nel breve periodo e, a quanto pare, anche del clima per periodi più lunghi.
Questo l’abstract dell’articolo:
Si esamina la risposta climatica alle variazioni dell’irradianza solare tra il Minimo di Maunder del tardo 17° secolo e il tardo 18° secolo. Le variazioni delle temperature globali sono piccole (circa 0.3°/0.4°C) sia in un modello climatico che nelle ricostruzioni empiriche. Tuttavia, le variazioni regionali sono piuttosto ampie. Nel modello, queste giungono principalmente attraverso una discesa verso valori di indice mediamente bassi dell’Oscillazione Artica/Oscillazione Nord Atlantica al calare dell’irradianza solare. Questo conduce a temperature più fredde sui continenti dell’emisfero nord, specialmente in inverno (1°/2°C), in accordo con le serie storiche e i dati di prossimità delle temperature superficiali. |
Queste le conclusioni:
Questi risultati forniscono prove che un forcing solare relativamente piccolo possa avere un ruolo significativo nei cambiamenti climatici dell’emisfero nord a scala temporale secolare. Questo suggerisce che le temperature invernali più fredde nell’emisfero nord durante periodi dal 15° al 17° secolo (a volte definito Piccola Età Glaciale) e temperature più calde dal 12° al 14° secolo (il Periodo Caldo Medioevale) possano essere state condizionate da variazioni solari di lungo periodo. |
L’articolo, liberamente disponibile, è quello linkato qui sotto:
Solar Forcing of Regional Climate Change During the Maunder Minimum – Science 7 Dicembre 2001: Vol. 294 no. 5549 pp. 2149-2152 DOI: 10.1126/science.1064363
Se siete andati al link avrete scoperto che delle quattro firme, due sono ‘nomi noti’ della lotta al clima che cambia e cambia male, Gavin Shmidt, fondatore del blog Real Climate e Michael Mann, autore del famigerato Hockey Stick. Shmidt, in una recente intervista televisiva, che non sarà soggetta a referaggio ma dovrebbe ugualmente rispecchiare il suo pensiero, con riferimento ai fattori dominanti delle variazioni climatiche ha dichiarato:
Abbiamo guardato al sole; non è il sole. Abbiamo guardato ai vulcani; non sono i vulcani. Abbiamo guardato all’orbita; non è l’orbita.
Sarebbe interessante sapere cos’è che gli ha fatto cambiare idea così radicalmente. Qualche indizio lo fornisce Leif Svalgaard, fisico solare della Stanford University proprio in un commento al post di WUWT. Lo studio in questione sarebbe stato basato su di una errata ricostruzione della Radiazione Solare Totale, quindi non può essere preso in considerazione. Non risulta però che sia stato ritirato o che ne siano stati pubblicamente ammessi i limiti, quindi l’intervento di Svalgaard vale in quanto commento, non molto di più.
A valere forse qualcosa di più sono il Solar Grand Maximum del secolo scorso, culminato proprio nell’ultimo tretennio insieme all’impennata delle temperature globali e, per i palati più fini, la prima decade di questo secolo, che ha visto l’attività solare scendere in picchiata e l’aumento delle temperature medie globali arrestarsi. Chissà, se l’attività solare dovesse continuare ad esser bassa per un altro paio di decadi – come molti fisici solari ipotizzano – e le temperature non dovessero riprendere a salire o magari anche scendere, potremmo scorpire che l’idea di Shmidt e Mann è che il forcing solare funzioni a senso unico, in grado cioè di raffreddare il pianeta ma non di riscaldarlo, perché per quello c’è la CO2 che basta e avanza. E’ solo questione di tempo.
Non c’è bisogno di tempo invece per scoprire che questo lavoro non figura tra gli 11944 presi in esame dal carpentiere del consenso (Cook et al 2013) per dimostrare che la pensano tutti come lui. Anche il mainstream ha i suoi scheletri nell’armadio evidentemente…
oppure come in missili d’ottobre vediamo quegli incrociatori che incominciano una ampia virata a 180° …centigradi in questo caso. Ma stiamo attenti a non gioire troppo perche’ quando si compatteranno tornando indietro chi avra’ ancora torto saremo noi perche’ come l’acqua la va all’ingiu’ anche il denaro deve prendere la stessa direzione di prima.