Finalmente si sta capendo perché le fonti energetiche alternative a quelle tradizionali siano definite rinnovabili oltre al fatto di non essere derivate da materie prime ‘finite’. Si chiamano così perché rinnovano per l’ennesima volta un problema. Il mercato ha le sue regole, prima tra tutte quella della domanda e dell’offerta. Spesso ci si arriva attraverso percorsi tortuosi e tutt’altro che privi di furbi nascosti dietro l’angolo, ma alla fine il conto deve tornare, non si può pretendere di imporre al mercato di assorbire qualcosa che è diversamente disponibile a costi inferiori e che, per di più, non garantisce il risultato finale. Se si contravviene a questa regola c’è un problema.
Questa regola è stata – ed è – largamente disattesa nel settore delle rinnovabili e nelle norme di legge che ne hanno incoraggiato e sostenuto l’esplosione. E ora il mercato si riprende il maltolto. Qualche giorno fa dalle pagine della GWPF è stato rilanciato un commento uscito sul Financial Post:
Why China’s renewables industry is headed for collapse.
Già, perché l’industria delle rinnovabili cinese va verso il collasso? Per contrazione della domanda rispetto ad un’offerta affetta da gigantismo. Qualche anno fa, quando l’entusiasmo dell’occidente per il settore e le politiche incentivanti era alle stelle, l’industria rinnovabile cinese è cresciuta raddoppiandosi ogni anno, ha invaso il mercato e ha sbaragliato la concorrenza dei pochi paesi che avevano costruito una filiera industriale che provasse a sostenere quell’entusiasmo. Tra questi, per esempio, gli USA e la Germania, non certo noialtri. Ora la domanda è crollata perché sono stati ridotti moltissimo ove non annullati del tutto gli incentivi, e siccome produrre energia con le rinnovabili costa ancora parecchio di più che farlo con le fonti tradizionali, al gigante cinese stanno venendo i piedi d’argilla. Dei due colossi industriali di cui più si è sentito parlare, Suntek e LDK Solar, il primo ha già portato i libri in tribunale, il secondo è alla canna del gas…statale. Sicché, sempre lo stato, che tanto aveva investito nel settore, pare stia puntando ora verso la domanda interna, sostanzialmente imponendo ai suoi ‘sudditi’ di comprare e installare solare. Questo rimetterà le scarpe al gigante ma alzerà i costi dell’energia riducendo lo sviluppo, né più né meno come accade da noi.
Nel frattempo, nel nostro piccolo, condannati a pagare 220 miliardi di Euro di incentivi alle rinnovabili di qui al 2020, abbiamo anche noi le nostre industrie in difficoltà e le nostre ‘politiche di sostegno’. Non si tratta di produttori di infrastrutture energetiche ma di produttori di energia. L’energia prodotta con fonti rinnovabili ha la priorità nel dispacciamento, per cui quando abbonda, se abbonda, le centrali che impiegano fonti tradizionali vanno in stand by. Queste ultime però, se non producono e vendono non sono economicamente sostenibili, ma non possono comunque essere eliminate perché l’energia rinnovabile è discontinua (sole e vento si sa, fanno i capricci). Sicché leggiamo (qui e qui) che sono in discussione delle norme che garantiscano risorse per il cosiddetto Capacity Payment, che sta per ‘ti pago anche se non funzioni’.
Sicché, ricapitolando, l’energia da fonti rinnovabili costa cara e ad oggi ancora non è in grado di supplire le fonti tradizionali in modo efficace. Queste ultime vanno mantenute ma dato il regime di esercizio ridotto diventano più care. Si pagano da una parte gli incentivi per le rinnovabili e dall’altra le fonti fossili per non produrre energia. Il tutto mentre l’industria rinnovabile è al collasso, la bolletta energetica è alle stelle e…tutto il resto non si sente molto bene.
Enjoy.
Le cosiddette energie rinnovabili non potranno, almeno per quanto si sa attualmente, sostituire quelle fossili e le idroelettriche: sono troppo costose e coprono il fabbisogno mpondiale solo per qualche punto percentuale. Ciononostante sono sponsorizzate dagli ambientalisti e non si comprende il perchè. Deturpano il territorio, come soprattutto l’eolico, accentuano il consumo delle terre, come soprattutto il fotovoltaico (basta vedere i campi utilizzati per ospitarlo sottratti così all’agricoltura). Invece i solitiambientalisti fanno la guerra al nucleare e da qualche anno anche agli idrocarburi, con motivatini non certo basate sulla scienza o semplicamente sulla conoscenza dei veri problemi connessi con il loro utilizzo. Si dice che il tempo è galante; si accorgeranno politici e imprenditori interessati che stanno percotrrendo una strada senza uscita?
Uberto Crescenti