Domenica scorsa Luigi Mariani ha firmato un post su queste pagine per commentare l’ultimo editoriale di Giovanni Sartori uscito sul Corriere della Sera. Non proprio un commento elogiativo ça va sans dire. Se volete conoscerne i contenuti ecco titolo e link:
A seguire, anche Fabio Spina ha detto la sua su La nuova Bussola Quotidiana, palesando parimenti un ‘certo disaccordo’ con le opinioni climatico-malthusian-demografiche del noto politologo:
Le folli idee del professor Sartori
Opinioni, sia quelle di Luigi che quelle di Fabio, che hanno trovato il consenso di quanti partecipano solitamente alle nostre discussioni. Volendo fare della statistica spannometrica, se consideriamo quei commenti un campione rappresentativo, dobbiamo pensare che i lettori di CM abbiano espresso in modo unanime un po’ di malsopportazione per quell’editoriale, forse anche perché il professor Sartori normalmente ci allieta con le sue opinioni sulle materie oggetto di questi commenti il 15 agosto di ogni anno, cascasse il mond…ehm, no, questo lo scriverebbe lui.
Unanimità. Ecco perché nel leggere tra gli altri un commento che segnalava come anche su altri lidi di tutt’altro orientamento si fosse proceduto a bacchettare il nostro editorialista sono rimasto piuttosto perplesso. Spinto da curiosità sono andato a controllare, scoprendo che in realtà il bacchettamento c’era stato, ma era datato 11 settembre 2013. Lì ho iniziato a capire. Il 15 agosto scorso, infatti, l’articolo di fondo di Sartori era parimenti climatico-malthusian-demografico, ma denotava incredibilmente un certo scetticismo del professore nei confronti delle tesi care all’attivismo climatico de’ noantri (qui il nostro commento dell’indomani). Temperature che non salgono più, previsioni climatiche che, si sa, non sono mai certe, emissioni (incredibile) diminuite più per la crisi che per i virtuosi sforzi di mitigazione etc etc. Insomma, catastrofe sì ma all’acqua di rose. Per cui, anche da quei lidi, sotto con la bacchetta, ma con segno opposto. Lo spirito battagliero e di denuncia del politologo aveva fatto cilecca per una volta, tanto che tra i commenti si leggono anche le prime avvisaglie del più classico degli affondi, 89 anni sono troppi e i neuroni cominciano a invecchiare; iniziativa però subito colpita dalla dura reprimenda di chi sapeva che Sartori avrebbe di lì a poco ripreso a ragionare.
Ed ecco che infatti arriva l’editoriale di sabato scorso, oggetto della nostra discussione. Un pezzo che rimette decisamente in carreggiata tanto il professore quanto il corriere e, soprattutto, riconcilia entrambi con movimento salva pianeta.
Ora, l’ultimo report IPCC, seppur controvoglia, ha certificato le ferie quindicennali che si è preso il riscaldamento globale, faccenda che mette a dura prova l’attendibilità delle proiezioni climatiche almeno per lo stesso periodo. Questo ha donato una insperata base di scientificità alle affermazioni ferragostane di Sartori, proprio quelle su cui aveva vibrato la famosa bacchetta. Allo stesso tempo, sempre l’ultimo report IPCC, ma anche il penultimo, quello espressamente dedicato agli eventi estremi, hanno sillabato per l’ennesima volta che il collegamento clima che cambia e eventi estremi (tornado, uragani, alluvioni etc etc) non si può fare. Questo toglie definitivamente ogni base di scientificità alle dissertazioni climatiche ‘ripensate’ del 24 novembre. Per cui si chiarische che, neanche questa volta, tra questi lidi e quelli c’è accordo. Vabbè, questo ormai è scontato. Ma si apre anche un dilemma sul quale magari vorrete dire la vostra:
- Uscirà a breve un post di sincero apprezzamento e malcelato sollievo per salutare il riallineamento di Sartori.
- L’IPCC pubblicherà un emendamento al nuovo report dichiarando che Sartori aveva torto ad agosto e ragione a novembre e quindi le bacchettate sono state utili per la salvezza del pianeta.
- Il nuovo editoriale di Sartori passerà semplicemente inosservato su quei lidi perché un opinionista a favore è sempre meglio di uno contro anche se palesa di non averci capito un gran che o, meglio, dice cose non vere che però aiutano la causa.
- A Natale uscirà un altro editoriale che metterà d’accordo tutti dicendo che il clima pur in disfacimento a causa dell’uomo, in realtà non rappresenta un problema, perché l’uomo si autoestinguerà causa sovrannumero entro l’Epifania.
Liberi di scegliere, il premio, lo sapete, è una menzione speciale sui lidi suddetti, il sottoscritto ne ha parecchie da smaltire. 🙂
Direi che l’ipotesi più probabile è la 3, nel senso che sul sito di cui discorriamo nessuno criticherà i contenuti di Sartori, e non lo farà per ragioni di natura ideologica (non è sensato sparare sugli alleati).
Ciò apre tuttavia le porte per me ad un problema epistemologicamente interessante: una visione galileiana del processo scientifico indica nella realtà naturale l’unico arbitro dell’accettabilità o meno delle nostre costruzioni teoriche. In tale ottica se un modello non funziona, nel senso che non rappresenta la realtà in modo convincente, sarebbe interesse di tutti sottoporre a critica il modello evidenziandone i limiti in termini di dominio di applicabilità. Se per ragioni ideologiche si evita di fare ciò e si demonizza chi cerca altre strade (e su queste “altre strade” vi è oggi parecchia letteratura scientifica) ci si pone sostanzialmente in una logica di tipo metafisico, e con i metafisici come sappiamo il dialogo è del tutto impossibile.
Voto n°4, con postilla: l’Umanita’ si estinguera’, ma lascera’ un pianeta “climaticamente devastato” per millenni. Quindi, dovremo anche cercare di vivere al peggio i nostri ultimi giorni, per impattare il meno possibile sulla Natura. Un’estinzione volontaria in bare biodegrabili, magari: in modo da lasciare spazio agli Illuminati che, loro no, non darebbero certamente il buon esempio, pur dicendo agli altri cosa fare.