Quello che vi propongo oggi su segnalazione dell’amico Luigi Mariani, è un articolo apparso due domeniche fa sul Domenicale de IlSole24Ore. Per una volta non si parla di clima, ma per l’ennesima volta invece si parla di politica della ricerca e i toni non sono propriamente elogiativi.
Si parla di sperimentazione animale, un argomento controverso che a pelle ci vedrebbe tutti d’accordo, ma che se affrontato con raziocinio e soprattutto se sottoposto ad un libero e attento dibattito, è molto più complesso di quello che sembra.
E così, leggiamo dagli autori di questo articolo – cui se non altro per ignoranza nel settore va concesso almeno il beneficio del dubbio – che l’attivismo e la disinformazione di pochi a danno di molti, nella fattispecie forse potenzialmente tutti, avrebbe avuto la meglio sul raziocinio, sul dibattito e sulle decisioni. E’ una storia che ci riporta anche ai temi cari alle nostre pagine, temi per i quali da tempo si è perso il lume della ragione, in favore di non meglio specificati interventi salvifici dei quali si deve ancora capire dove vogliano andare a parare, se al ritorno ad un mondo mai esistito in cui la Natura si presentava solo tra prati fioriti, raccolti abbondanti e tepore primaverile, o un’epoca in cui l’obbiettivo era la riduzione del numero degli aventi diritto all’esistenza, traguardo di per se’ comprensibile, ma guai a trovarsi dalla parte sbagliata del problema.
Insomma, un tema specifico che fa riflettere su orizzonti ben più ampi. Lo trovate qui, buona domenica.
Davide, vorrei farti una domanda. Questo argomento è stato trattato qui anche in passato, non mi ricordo se con te o un altro lettore. Non mi sembra di ricordare di aver ricevuto una risposta soddisfacente; in ogni caso, ho un esempio un po’ più completo di quelli che generalmente discutevo.
Dunque, in sintesi, qui si sta dicendo che non è morale che degli uomini sottopongano a sofferenza degli animali neanche per il nobile scopo di salvare vite umane. Quando si parla di vegetarianesimo, la mia obiezione standard è per quale motivo noi esseri umani non dovremmo fare quello che fanno altri animali, i carnivori: la risposta tipica è che il paragone non regge, perché il soggetto è diverso: noi siamo dotati di morale, gli animali no, dunque noi siamo chiamati ad un comportamento più controllato. E’ ben poco soddisfacente, visto che si giustifica la pari dignità che dovremmo dare agli animali con il fatto che sono inferiori a noi: la conclusione che invalida le premesse e che dovrebbe segnalare l’illogicità di una tesi. Ma, come dicevo, ho un argomento più sofisticato.
Qualche giorno fa a Geo & Geo è stato trasmesso un documentario sulle attività di una coppia di biologi brasiliani che si occupa dei giaguari: questa specie è sotto pressione per via della deforestazione. La storia è tutta su tre (bellissimi) cuccioli di giaguaro che rimangono orfani, vengono adottati, svezzati e preparati poi per il ritorno in natura, nonostante la commozione dei due biologi che, più che comprensibilmente, si sono affezionati ai tre gattoni. Alla fine del documentario, dopo un pochino di suspence, li mostrano mentre recuperano con sollievo uno dei tre esemplari il cui trasmettitore radio ha segnalato un problema; l’animale, infatti, è stato ferito gravemente, ma viene salvato.
Tutto coerente fin qui. Ma a metà documentario si vede che i due biologi si devono preoccupare che i tre giaguari siano in grado di sopravvivere da soli. Dunque li esercitano a cacciare introducendo nel loro recinto animali vivi: emù e tapiri (se ricordo bene, ma la specie ovviamente non è importante). Dunque, ora il soggetto è lo stesso della ricerca in medicina, l’essere umano: per i giaguari, sacrifica vite animali (a decine di esemplari) per il bene di vite animali (solo tre). Non si preoccupa minimamente dell’aspetto sofferenza: puoi immaginare lo stress di una preda che scappa, oltretutto dentro un recinto (ampio, ma pur sempre limitato) con tre giaguari alle calcagna; la preda, oltretutto, è un animale di allevamento, che non è mai stato abituato a sopravvivere o a difendersi. Puoi anche immaginarti la crudità del contesto (i tapiri sanno vendere cara la pelle) e degli sbranamenti (i giaguari non anestetizzano le prede). Però se le stesse cose un essere umano le fa per salvare vite umane, no, allora è immorale.
Penserò male, ma c’è sempre una certa dose di ipocrisia e mancanza di sincerità quando i documentaristi raccontano queste vicende: infatti, nel documentario, le scene finali della caccia sono state tutte sfumate (per questo ho scritto “si può solo immaginare”). Eppure è noto a tutti che i documentari che ritraggono predatori allo stato naturale ci mostrano tutti i dettagli di inseguimenti, assalti ed uccisioni. La conclusione che ne ricavo da tutto ciò non può essere che una: secondo un certo modo di pensare, l’uomo ha meno diritti degli animali.
Mi piacerebbe tanto avere una spiegazione coerente dal punto di vista animalista.
Secondo Darwin, le specie occupano il massimo territorio che riescono ad occupare; a volte le ferma un fiume abbastanza largo, a volte una catena di monti, a volte non le ferma un mare.
Ma io vorrei aggiungere un pensiero a quanto dice quel famoso scienziato; chi limita l’espansione di una specie ? Se essa non fosse limitata da qualcosa, occuperebbe, nello spazio e nel numero, tuttto quel che può occupare; così una (anche sola) coppia di topi potrebbe dare vita, nell’arco di pochi anni, a miliardi di topi (fino a 15 parti all’anno, fino a 14 cuccioli per volta; le femmine possono generare a partire dalle 6 settimane, i maschi a partire dalle otto settimane; i topi si accoppiano anche tra fratelli e sorelle, e quindi nell’anno non dovremmo conteggiare “solo” i topi generati dalla prima coppia, ma anche quelli generati a loro volta dalle successive coppie, nell’anno)… perché non succede ? Perché la Natura NON è vegana, ed ha previsto molti predatori per i topi (serpenti, gatti, aquile ed altri rapaci, faine, volpi, ecc. ecc.) che quindi contengono una popolazione altrimenti esplosiva e portatrice di malattie e devastazioni delle risorse alimentari.
Grazie al meccanismo prede-predatori, le popolazioni dei vari animali coesistono e vengono limitate a numeri ragionevoli.
In altre parole i topi vengono massacrati da madre natura. Se non fosse così, il pianeta non potrebbe sostenere la vita.
Ma c’è gente che sacrificherebbe al loro posto delle persone per salvare qualche esemplare di topo, una specie estremamente prolifica, che va comunque contenuta.
Vorrei anche spiegare che la realtà è diversa dai cartoni animati. Quando si vedono nei cartoni animati i topi comportarsi in maniera umana, si tratta di favolette, di falsificazioni… pensate al concetto di mamma come è concepito nella nostra civiltà cristiana… vi pare possibile che una mamma di topi, che in un anno si vedesse intorno (posto che li salvassimo tutti) centinaia tra figli e nipoti, possa avere lo stesso sentimento che alberga in una mamma umana ?
L’unica alternativa alla Sperimentazione Animale è quella Umana, e gli animalisti lo sanno bene, tanto che suggeriscono chi questa categoria, chi quella, di persone da sacrificare al posto dei topi.
C’è chi suggerisce di usare i condannati, come se non sapessero che una grossa porzione di essi è innocente… ma pur di salvare qualche topo c’è chi si è detto “orgoglioso” se suo figlio, malato di cancro, rifiutasse le cure per non causare la morte di 5 topi.
Gli animalisti estremi (che è diverso dal semplice e naturale animalista, che ama gli animali, come me, ma non li mette al disopra dell’uomo) non si pongono il problema delle conseguenze dei loro atti; “loro” pensano che una cosa sia come la vedono loro ? E allora questo gli basta per sentirsi autorizzati ai sabotaggi, alle “liberazioni” di animali; alle violenze contro chi non la pensa come loro; a violare la legge…sulla base del fatto che la “loro” opinione per loro è sacrosanta, incontestabile verità.
Dunque i ricercatori sarebbero tutti dei sadici che lo fanno per puro sadismo…e già questa affermazione dovrebbe bastare a individuare gli animalisti estremi per quello che sono, e mi astengo dall’aggiungere altro.
Se qualcuno è stato abbagliato da queste assurdità, ma gli è rimasta una libertà di pensiero, lo invito a riflettere su questa affermazione, constatarne la ridicolaggine, e a prendere atto di quante falsità vengano dette dai vari movimenti animalisti estremi.
Secondo me.
L’articolo in questione per quanto incondivisibile(ebbene sono un ANIMALISTA),contiene una grossa bugia storica
peraltro confermata da siti (WIKIPEDIA) CHE RIBADISCONO CHE IL talidomide fu sperimentato sui topi non gravidi
risultando innocuo.Quindi cari forumisti non si tratta di guerra santa,ma di dati(ad un poco di UMANITA’)
Cari saluti .
http://it.wikipedia.org/wiki/Talidomide
Si potrebbe dare una definizione di animalista? (o di ANIMALISTA)
Io lo sono, per certi versi, per altri no.
Wikipedia non è il vangelo e spesso ha contenuti “di parte” ma hai ragione non si devono fare affermazioni storiche affrettate o false (se lo erano effettivamente) .
Comunque il fatto di non aver sperimentato su topi GRAVIDI potrebbe aver nascosto l’effetto teratogeno del Talidomide. Sarebbe diverso se avendo sperimentato su animali gravidi e non avendo riscontrato effetti si fosse deciso che il medicinale poteva essere somministrato in gravidanza.
E’ chiaro che le reazioni dell’animale possono differire dall’uomo, ma quando vi fossero reazioni nell’animale occorre fare molta attenzione, scoprirne il motivo o cambiare strada.
Sul talidomide credo che davide abbia ragione: almeno per quanto mi riguarda, la storia di quell’errore l’ho sempre saputa come dice Wikipedia, per questo dettaglio. Non cambia il nocciolo della questione, tuttavia, se non per il fatto che tutti devono essere più oggettivi. Anche dall’altra parte c’è fanatismo, quando si sostiene a spada tratta che oggi TUTTI (così uso anch’io qualche maiuscola) i farmaci potrebbero essere sperimentati in modo sicuro senza animali. L’umanità è il senso di compassione che hanno gli umani, e solo loro (tant’è che si chiama umanità), per i viventi; però prima di tutto per gli altri umani e poi per gli animali.
Pare che non ci sia niente da fare. Le radio sono piene di spot in cui i vip a turno sposano la guerra santa contro la “vivisezione che blocca la vera ricerca scientifica”, spot di senso diverso non ce ne sono. Stando così le cose non c’è partita e diversamente dal global warming, dove se farà freddo qualcuno che si gratterà la testa lo troveremo, in questo caso avremo perso l’ennesimo treno, e pagheremo profumatamente altri paesi che non si saranno fatti fregare per la solita manciata di voti su cui costruiscono la carriera gli amici degli animali.
caro Guido,
grazie per averci richiamato ad un tema tanto attuale. Attuale anche perché proprio ieri si è tenuta una manifestazione di animalisti a Milano, proprio sostegno delle tesi mio avviso aberranti giustamente stigmatizzate nell’articolo da te segnalato.
A margine di tale manifestazione dobbiamo però anche rendere merito ai ricercatori che si sono ieri riuniti (presenti il professor Silvio Garattini del Mario Negri ed il professor Gianluca Vago, rettore dell’Università degli Studi di Milano ) per protestare contro un fenomeno a base ideologica che impedisce di fatto la ricerca italiana (http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/11/30/foto/convegno-72357707/#1).
In proposito credo che Il problema di fondo sia il seguente: in presenza di un nuovo farmaco pediatrico lo si prova direttamente sui bambini o, come mi pare ovvio, facciamo sperimentazioni preliminari su animali?
Per inciso mi pongo un problema solo in apparenza banale: la deriva antitecnologica oggi in atto su tanti fronti (agricoltura, ricerca medica, risorse energetiche) può essere affrontata con le tradizionali categorie dell’ambientalismo e del luddismo o siamo di fronte a qualcosa di nuovo, cui dedicare nuovi strumenti concettuali? Me lo domando anche perché avverto il bisogno del supporto di sociologi e antropologi.
Mi sembra ovvio che quelli protesterebbero meno se le cavie fossero poveri disgraziati costretti a farlo per soldi in qualche angolo del mondo non sotto i riflettori. D’altronde esistono già turpi commerci di corpi umani, non per ricerca ma per il traffico di organi: certo, esecrati da tutti, ma nessun gruppo organizzato ha mai ritenuto di dover protestare contro quelle cose così platealmente e al grido “assassini”; ci si limita semmai ad auspicare che “qualcun altro” (politici, polizia) se ne occupi. Oggi si da’ più dell’assassino a chi uccide animali che non a chi uccide uomini.
E’ una cosa nuova, ti chiedi? Puntualmente sì, nel senso che il mondo ambientalista non è nato così disumano (*) e in generale non dobbiamo neanche fare di tutta l’erba un fascio. Ma visto con una prospettiva più ampia è l’ennesimo ricorso storico dell’ennesima ideologia nata per motivi “umanitari” che poi si rivela profondamente anti-umanitaria; così come altre ideologie sono nate per promuovere la giustizia sociale e poi hanno prodotto dittature, eccetera eccetera eccetera.
(*) A ben guardare, tracce evidenti di disumanità si possono ritrovare già dall’inizio nelle posizioni di certi personaggi di rilievo del mondo ambientalista. Ma qui si apre il discorso complicato sulla necessità che certi fenomeni evolvano in una certa direzione perché avevano già “in germe” una certa caratteristica o se il meccanismo è più complicato. Su un piano puramente sociologico non ho una risposta.
“siamo di fronte a qualcosa di nuovo, cui dedicare nuovi strumenti concettuali?”
secondo me no, risale alla notte dei tempi, ad adamo ed eva, quel che ci offre la Natura è Buono, l’uomo e qualunque cosa esso produca è Male
nell’ultimo secolo in europa abbiamo, a parole, marginalizzato la religione, in realtà l’abbiamo sostituita con nuove religioni, dal marxismo all’ambientalismo a tutte le altre minori, ma il Peccato Originale ha solo cambiato aspetto, non più la mela dei cristiana o il fuoco dei pagani ma un atomo, un gene, un soldo e qualunque altra cosa funzioni
qualcuno ricorda le tre vecchie leggi della robotica di asimov?
sono semplici, eleganti, generali e astratte, proprio come teoricamente dovrebbero essere le leggi
in teoria, poi come al solito la realtà è diversa
l’europa ha lanciato il progetto robolaw, e, da quel che mi è giunto sulle proposte che stanno valutando, altro che incentivare la ricerca, rischiamo di trovarci fra un paio d’anni con le piazze illuminate dai falò, e non di chissà quali marchingegni futuristici, ma di quel che oggi consideriamo normale, dalle lavatrici ai telecomandi, dai cancelli automatici ai semafori ai piloti automatici degli aerei tutto al rogo…mentre i politici cercheranno voti sbraitando che non spendiamo abbastanza in ricerca!