L’esperienza insegna, non è detto che cada, benché sia difficile che torni a star dritta, specie se gli inqulini non guardano giù.
L’economist ha pubblicato la settimana scorsa un articolo alquanto interessante sul carattere eccessivamente autoreferenziale della ricerca scientifica degli ultimi anni, sulla fallibilità del sistema di revisione paritaria e sull’impossibilità di riprodurre i risultati di una importante porzione di quanto viene pubblicato. Il tutto basato su di un altro articolo più dettagliato in cui qualcuno ha fatto un po’ di conti.
Non è un bel vedere e, soprattutto, pur non entrando mai nello specifico delle vicende di quella parte della scienza che si occupa di clima, leggendo i due testi si ritrovano gran parte delle problematiche innescate dall’insana commistione tra ricerca della conoscenza, politica ed interessi di cui invece proprio questo settore dello scibile è rimasto vittima. Risultati deboli riportati a nove colonne e di lì tradotti in provvedimenti normativi, con tanti saluti a quel che succede dopo. Confutazione degli stessi – ove concessa dal sistema – non pervenuta né tra le colonne, né nei provvedimenti suddetti. Per aderenza al sistema, carrierismo, timore di non essere pubblicati e quindi finanziati etc etc.
Che dire? Altro segnale di risveglio dei media generalisti? Si vedrà, per adesso leggiamo.
- Il commento – Come sbaglia la scienza: La ricerca scientifica ha cambiato il mondo, ora deve cambiare se stessa.
- L’articolo – Problemi in laboratorio: Agli scienziati piace pensare che la scienza sappia correggere se stessa, cosa che risulta non vera in modo allarmante.
Articoli certamente interessanti ed in parte anche condivisibili. Tuttavia, non essendo riuscito ad identificare gli autori degli articoli ed il loro curriculum, mi viene da pensare che si tratti di persone quasi completamente estranee al mondo della ricerca scientifica. In genere questo tipo di approccio è tipico della sociologia o della psicologia, o di chi eventualmente ha subito qualche torto personale nell’ambito della comunità scientifica. Le critiche infatti a mio avviso, appaiono molto generiche, vaghe, senza esempi e riferimenti precisi a contenuti e metodologie. Infatti non tutti i contenuti sono indagabili scientificamente e l’esempio della tipologia di pensiero e il punteggio sul test intellettivo non fa altro che confermare tutto questo; da questo punto di vista, le critiche, a loro volta, appaiono scientificamente poco significative. Con questo non voglio dire che la problematica non esista, anzi, probabilmente ci sono ampi spazi di miglioramento, ma non vorrei che questi saggi non facessero altro che gettare ombre generaliste e spesso immeritate sulla vera scienza agli occhi dell’opinione pubblica. Perchè le cose evidentemente sono molto più complesse di così, a mio avviso.
Saluto sempre tutti cordialmente.