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La parola fine, finché dura…

E’ probabile che non duri molto, anzi, a dirla tutta, i soliti noti faranno finta di non essersene accorti. Vi starete chiedendo di cosa parlo. E’ presto detto, tra una presa di coraggio e un ripensamento sull’incertezza e sull’attendibilità delle simulazioni climatiche, tra dichiarazioni altisonanti scientificamente non sostenibili e astruse elucubraazioni climatiche degne del miglior Ugo Tognazzi di “Amici miei”, il report dell’IPCC appena pubblicato ha in effetti messo la parola fine sul collegamento tra gli eventi estremi e i cambiamenti climatici, ove con questi si intenda una modifica alle normali dinamiche indotta da cause esterne al sistema.

 

Il processo, pur lento e laborioso, era iniziato con la pubblicazione dello special report espressamente dedicato all’argomento, dove pur con scarso entuusiasmo e senza troppi clamori, era apparso chiaramente che allo stato attuale non è possibile stabilire alcun rapporto di causa-effetto tra ciò che si intende per dinamiche climatiche, tipicamente definite a scale spaziali e temporali molto ampie e quanto si misura in termini di fenomeni intensi, che prendono vita sempre in tempi brevi ed a scala temporale molto limitata. In particolare, se il livello di confidenza per la connessione tra la temperaura del pianeta che è aumentata e alcuni eventi siccitosi o di ondate di calore è accettabile, per quel che riguarda i cicloni tropicali, i tornado, le piogge alluvionali e i temporali intensi il collegamento non c’è. Il quinto report IPCC non li nomina neanche.

 

 

Viene da chiedersi che cosa ne pensano, se pensano, quanti in questi anni hanno continuato a fare associazioni di idee e attribuzioni scientificamente inconsistenti e puramente speculative. Certo, a scala spaziale relativamente limitata, quale può essere ad esempio quella di una nazione o di un contesto climatico arealmente omogeneo, saranno anche state identificate delle variazioni, ma nessuno è mai riuscito a rispondere alla domanda più semplice. Variazioni rispetto a cosa? Se ad una norma climatica definita – nella maggior parte dei casi con scelta obbligata dalla scarsa disponibilità di dati – non è certamente sufficiente dire prima non c’era il global warming e adesso c’è, per cui quella deve essere la causa. Il discorso, come timidamente abbiamo cercato di dire più volte, non funziona. E lo sa persino l’IPCC, che si è quindi tenuto alla larga dall’argomento.

 

Ad ogni modo, siccome alla fine leggono tutti soltanto il Summary for Policy Makers e chi vuol fare catastrofismo non legge neanche quello, diamo una mano riprendendo da un post di Roger Pielke jr una serie di punti ripresi dall’AR5 che chiariscono l’argomento:

 

  • “Alla fine, i cambiamenti globali più evidenti degli estremi climatici si evidenziano nelle misurazioni giornaliere delle temperature, includendo fino a un certo punto lìle ondate di calore. Anche le precipitazioni estreme sembrano essere in aumento, ma c’è molta variabilità spaziale”
  • “L’evidenza di cambiamenti in eventi estremi associati con altre variabili climatiche sin dalla metà del ventesimo secolo è limitata”
  • “Le serie storiche disponibili non indicano trend significativi nella frequenza dei cicloni tropicali nello scorso secolo … Né sono stati identificati trend robusti nel numero dei cicloni tropicali, uragani e uragani intensi negli ultimi cento anni nel bacino del Nord Atlantico.
  • “Riassumendo, continua ad esserci scarsa evidenza e quindi livello di confidenza basso circa il segno del trend dell’intensità delle alluvioni a scala globale”
  • “Riassumendo, la confidenza nei trend osservati degli eventi a ridotta scala spaziale come la grandine, e i temporali è bassa, a causa della disomogenità dei dati stoorici e dell’inadeguatezza dei sistemi di monitoraggio”
  • Riassumendo, si conclude che non c’è ad oggi sufficiente evidenza per suggerire un livello di confidenza più che basso nel trend osservato a scala globale nelle siccità (assenza di pioggia) sin dalla metà del secolo scorso, per effetto dell’assenza di osservazioni dirette, inconsistenza geografica dei trend e dipendenza dei trend derivati dalla scelta degli indici utilizzati. Basandosi su studi recenti, le conclusioni dell’AR4 concernenti l’aumento globale del trend delle siccità a partire dal 1970 erano probabilmente sovrastimate. Tuttavia, è probabile che la frequenza e l’intensità delle siccità sia aumentaata nel Mediterraneo e nell’Africa occidentale, diminuendo invece nel Nord America e nell’Australia nord-occidentale a partire dal 1950″.
  • Riassumendo, la confidenza nelle variazioni a partire dal 1900 a larga scala spaziale nell’intensità dei cicloni tropicali è bassa”.

 

Probabilmente con la traduzione ci ho messo del mio ma, sebbene con un linguaggio alquanto criptico, i dati sono chiari. “low confidence” indica mancanza totale di robustezza scientifica, “likely” indica probabilità inferiori al 60%… Insomma, il collegamento non c’è, non c’è mai stato e quello che ho sempre definito “la trasposizione nel  mondo reale” dei cambiamenti climatici virtuali è un’operazione fallita, i profeti disventura se facciano una ragione. Inoltre, colmo dei colmi, questo fallimento non è frutto della solita moralmente deplorevole attività di disinformazione scientifica operata dagli scettici cattivi al soldo delle multinazionali, è frutto del consenso scientifico. Per cui, fino al prossimo cianciare dell’esperto di turno, ovvero fino alla prossima pioggia autunnale, chi di consenso ferisce, di consenso perisce.

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Published inAttualità

7 Comments

  1. claudio

    Se penso che Gore ha vinto un nobel dicendo che lo sciogliersi dei ghiacci polari avrebbe innalzato il livello degli oceani…

  2. Alex

    D’ accordo, ma ormai il collegamento tra eventi estremi e cambiamento climatico per I Mass Media e’ un fatto acquisito. Se sono riusciti ad attribuire il crollo di una parete carsiaca al “Riscaldamento Globale”, mi sembra ovvio di chi sara’ la colpa della prossima “bomba d’ acqua”.

  3. Carlo

    Il geologo con la picozza e l’agronomo col papillon se ne faranno una ragione? Io dubito…

    • giovanni p.

      Quei due non sono altro che dei prodotti mediatici, arricchitisi nel circo mediatico esattamente come i tronisti della De FIlippi e lei stessa. Come i venditori di acqua sporca per medicinale miracoloso si sono arricchiti vendendo catastrofismo climatico e ecologismo spinto, in particolare il farfallone sovrappeso che grazie ai lauti guadagni si puo permettere una vita “ecologica” da favoletta che non sarà mai accessibile alla popolazione comune. Delle loro proffesioni a quei 2 é rimasto giusto il martello e il papillon, e un lauto conto in banca.
      Peccato che come dice Alex la frittata mass-mediatica ormai é fatta

    • Mah… secondo me non si faranno problemi per un bel po’ di tempo ancora.

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