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Geo-ingegneria? Grazie, forse più tardi!

Davos, Luglio 2013. Riunione del Comitato esecutivo IAMAS (International Association of Meteorology and Atmospheric Sciences): tra le diverse cose in discussione Andrea Flossmann presenta una risoluzione dell’ICCP (International Commission on Clouds and Precipitation) sulla geo-ingegneria denominata ‘Statement on Radiation Management Climate Engineering.

Differenti strategie possono essere proposte per ridurre il rischio di cambiamento climatico laddove la riduzione delle emissioni sono una possibile soluzione sul lungo termine ma si hanno difficoltà oggettive nel raggiungimento di questa riduzione.
L’adattamento è una possibile azione ma sapendo che questa non eviterà una perdita di biodiversità.

 

 

La Commissione individua una terza possibilità basata su un sottoinsieme di strategie che prendono il nome di Radiation Management (RM) e che fanno capo a ipotesi di geo-ingegneria: riflessione della radiazione attraverso specchi posizionati nello spazio, introduzione di particlelle di solfato in stratosfera e incremento della concentrazione di particlelle nelle nubi marine, riduzione dello spessore ottico dei cirri e della copertura nuvolosa che impedisce la riflessione dell’onda lunga verso lo spazio.

La Commissione riconosce che queste tecniche sono da considerarsi in uno stadio infantile della conoscenza e che la conoscenza esatta delle conseguenze di possibili alterazioni del bilancio di radiazione è ancora inadeguata per potere ‘disegnare’ delle politiche di intervento. Per esempio si riconosce il potenziale pericolo di poter produrre cambi nei regimi precipitativi su base regionale causati da cambi di circolazione legati a modifiche nel bilancio radiativo dovuto a GHGs, ozono ed aerosols. Queste potenziali modifiche avrebbero esseri socio-politici ed etici di grande impatto.

 

Si intravedono, inoltre, ulteriori rischi dovuti alle applicazioni di geo-ingegneria in quanto potrebbero essere confuse con un equivalente di strategie di riduzione delle emissioni con quali le tecniche RM non debbono essere confuse e neppure essere considerate sostituto ed in particolare deve essere sempre considerato che: le tecniche RM agiscono su areali differenti di quelli su quali operano le forzanti radiative dovute ai GHGs, che l’RM non può prevenire fenomeni quali l’acidificazione degli oceani, e che la durata di vita dei GHGs è molto più lunga di quella di gas e particelle proposta nelle tecniche di geo-ingegneria.

Dato il basso livello di conoscenza delle tecniche di geo-ingegneria e delle possibili interazioni che si possono formare tra nubi, aerosol e precipitazioni con l’applicazione di queste, la Commissione ICCP non supporta l’implementazione delle tecniche e che queste possano risolvere il problema del riscaldamento globale né tantomeno essere un valido sostituto per le strategie di riduzione. Allo stato attuale la Commissione supporta la conduzione di ricerche che possano migliorare la conoscenza dei possibili effetti dell’applicazione di queste tecniche.

 

La Commissione IO3C (International Ozone Commission) nel proprio statement relativo alle immissioni di aerosol per scopi geo-ingegneristici sottolinea le stesse perplessità avanzate da ICCP e conclude ricordando la vulnerabilità dello strato di ozono all’immissione di composti in atmosfera.

Dibattute le risoluzioni delle Commissioni ICCP e IO3C il Comitato esecutivo di IAMAS approva l’11 Luglio una risoluzione denominata ‘Statement on Radiation Management Climate Engineering’ nella quale l’approccio supplementare di ingegneria climatica o geo-engineering, definito come la deliberata manipolazione dei processi fisici, chimici o biologici della Terra per contrastare gli effetti deleteri del cambiamento climatico, è ancora così scarsamente conosciuto nelle possibili interazioni che gli eventuali benefici non possono essere determinati con sufficiente confidenza per poterlo pensare come una possibile opzione di strategia politica. Fa propri i dubbi e le motivazioni espressi dalle Commissioni e raccomanda: che ulteriori ricerche siano condotte per meglio comprendere i ‘fondamentali’ scientifici legati ai processi, che le ricerche siano condotte in modo aperto ed indipendente, che i rischi potenziali siano determinati e che gli studi comprendano anche i possibili impatti umani, etici, legali, economici e politici implicanti la geo-ingegneria.

 

In conclusione IAMAS ritiene che l’ingegneria climatica non sia una alternativa alla riduzione delle emissioni.

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Published inAttualità

9 Comments

  1. “Per quel che riguarda le altre tecniche di geo-ingegneria, mi ha fortemente colpito una sua considerazione: che cosa penserebbero i fondamentalisti religiosi che si vedrebbero inondare territori e moschee dalle gocce di acido solforico diffuse in atmosfera dalle aerocisterne occidentali? Secondo me niente di buono per noi. ”

    Eh, ma prima ancora di arrivare ai fondamentalisti religiosi orientali, pensa ai fanatici occidentali non necessariamente religiosi, tipo quelli delle scie chimiche…

    • donato

      Onestamente anche a me darebbe fastidio veder piovere acqua ed acido solforico (soprattutto darebbe fastidio alle mie piante)! 🙂
      Ciao, Donato.

  2. donato

    Nel numero di settembre 2012 di “Le Scienze” fu pubblicato un bellissimo articolo a firma del prof. Vaclav Smil dal titolo “Energia: l’illusione delle cose facili”.
    Il contenuto on-line è riservato agli abbonati per cui l’articolo deve essere letto in forma cartacea o previo abbonamento
    http://www.lescienze.it/archivio/articoli/2012/08/31/news/energia_l_illusione_delle_soluzioni_facili-1212078/ .
    .
    L’autore è considerato uno dei massimi studiosi mondiali di problematiche energetiche e di interazione della produzione energetica con l’ambiente per cui il suo parere, secondo me, è degno di essere tenuto in conto.
    La parte iniziale dell’articolo delinea brevemente l’evoluzione delle varie strategie di sfruttamento delle fonti energetiche: da una struttura produttiva ottocentensca basata sulle bio-masse, si passò ad un uso massiccio del carbone e, con il 20° secolo, all’uso del petrolio e del gas che hanno assicurato l’energia a buon mercato che ha consentito lo sviluppo tecnologico e le condizioni di benessere di cui oggi godiamo. Dopo aver sottolineato la velleità delle soluzioni alternative all’uso dei combustibili fossili ed aver dimostrato l’impossibilità di passare in tempi brevi da un sistema di approvvigionamento energetico basato su carbone, petrolio e gas ad un sistema di produzione energetica di tipo “verde” (eolico, fotovoltaico, biocombustibili e nucleare) conclude che l’unica vera fonte di energia veramente nuova e competitiva è ….. l’aumento della resa energetica delle tecnologie attuali ed il risparmio energetico: ciò che su queste pagine moltissimi di noi scrivono da anni!
    .
    Nell’articolo, inoltre, è stato riservato uno spazio alle tecniche geo-ingegneristiche. L’autore le bolla per ciò che sono: premature e dannose. A titolo di esempio cita la “fertilizzazione a base di ferro” di una parte minuscola dell’Oceano Atlantico: si è dimostrata un fallimento in quanto la fioritura di fitoplancton che si cercava di ottenere è stata impedita da un abnorme sviluppo di zooplancton che ha trovato nei micro-organismi sviluppatisi un’ottima ed insperata fonte di cibo. In altre parole la cattura di CO2 è stata irrisoria se non nulla. Altre forme di geo-ingegneria, anche se in senso non proprio letterale, possono essere considerate le centrali eoliche e fotovoltaiche ubicate nei deserti dei paesi arabi nord-africani e non o le turbine eoliche stratosferiche: si tratta di iniziative di cui già ci siamo occupati su CM e che abbiamo fortemente criticato. Anche il prof. V. Smil non è affatto tenero con esse, anzi le considera talmente difficili da realizzare e talmente impattanti (sia da un punto di vista ambientale che economico) da relegarle nelle facili illusioni di cui al titolo dell’articolo.
    .
    Per quel che riguarda le altre tecniche di geo-ingegneria, mi ha fortemente colpito una sua considerazione: che cosa penserebbero i fondamentalisti religiosi che si vedrebbero inondare territori e moschee dalle gocce di acido solforico diffuse in atmosfera dalle aerocisterne occidentali? Secondo me niente di buono per noi. 🙂
    E il sequestro di CO2? Un’altra facile illusione. Alcuni pensano di poter sequestrare la CO2 nelle profondità oceaniche, altri sotto gli strati di rocce basaltiche profonde, altri attraverso la carbonatazione di porfiriti: per poter realizzare il sequestro del 20/25% delle emissioni annuali della Terra sarebbero necessarie delle infrastrutture enormi e costosissime che richiederebbero generazioni per poter essere realizzate e tutto a spese di pantalone in quanto nessun privato investirebbe capitali in un’iniziativa che non è in grado di fornire ritorni economici. E questo senza parlare del pericolo che un improvviso rilascio della CO2 accumulata potrebbe costituire per le popolazioni e l’ambiente nelle vicinanze dei siti di stoccaggio.
    .
    Dopo questo desolante quadro delineato dal prof. V. Smil appare del tutto logica la conclusione del suo articolo: se la CO2 è la fonte del problema ambientale, l’unico mezzo per abbatterla è ridurre il consumo di energia o, per essere più precisi, razionalizzarne l’uso riducendo gli sprechi. Tutto il contrario delle infatuazioni (testuale) ideologiche che da oltre un secolo scandiscono la storia delle fonti energetiche terrestri e che non riescono a risolvere alle radici il problema.
    Mi sento di condividere integralmente tutte le considerazioni che il prof. Smil sviluppa nel suo articolo.
    Ciao, Donato.

  3. A questo proposito, vorrei far notare il solito paradosso. Qualche settimana fa mi sono imbattuto nel primo articolo (per me) che descrive uno studio scientifico a proposito di una correlazione tra sismicità locale e sfruttamento di shale gas. A livello pedestre e populista, d’altronde, l’argomento è già stato tirato fuori dopo il terremoto in Emilia.

    Ora, io non ho proprio un’opinione a riguardo: dovrò farmela da ora in poi, visto che l’argomento shale riguarda anche il mio paese. Ragionando in modo incompleto, da uomo della strada, capisco che il punto è relativo alla rottura di equilibri nel sottosuolo. Considero però che l’estrazione petrolifera ha a che fare con lo stesso problema, che effettivamente viene gestito con l’iniezione di riempitivi, e che in cento anni e passa, con tutto quanto di male è stato detto sul petrolio, nessuno ha mai seriamente criticato l’industria petrolifera per aver causato terremoti disastrosi. E questo è un primo dubbio. Se il limite di questo ragionamento sta nella superficialità, perché comunque lo shale prevede modalità innovative nella gestione del sottosuolo, allora mi chiedo se il problema non possa essere sollevato anche a proposito del sequestro della CO2. E infatti ad una prima googlata vedo che qualcuno il problema se l’è posto:

    http://esd.lbl.gov/research/projects/induced_seismicity/co2/

    Dunque mi chiedo: perché per certo ambientalismo lo sfruttamento dello shale viene considerato sismicamente pericoloso, mentre il sequestro della CO2 è cosa buona e giusta? Beninteso che non sto considerando altre critiche allo shale (come la deturpazione del territorio, le possibili contaminazioni, eccetera): mi concentro solo sul pericolo sismico. Se potenzialmente esiste per l’uno, deve potenzialmente esistere per l’altro.

    • teo

      Credo che per la CO2 deep sequestration il dibattito sia aperto esattamente come per la geoingegneria. Sul sequestro della CO2 in profondita’ si apre anche il problema gravissimo degli eventuali effetti si un sisma che potrebbero far risalire il composto alla superficie con conseguenze mortali per le popolazioni interessate.
      Comunque il dibattito e’ assolutamente ancora aperto.

  4. giovanni p.

    NOn è la prima volta che sento parlare di geo-ingegneria legata al clima, alle scie chimiche a interventi fatti dall’uomo per modifiche sull’ambiente. Ora non capisco bene visto che da almeno 20 ho lavorato in maniera piu o meno continuativa nelle grandi opere e il termine geoingengeria era proprio utilizzato per definire la costruzione di dighe, tunnel, centrali ecc.ecc. e il geo ingengere spesso era oltre all’ingegnere anche il geologo che si occupava di grandi opere, tant’è che io stesso sono spesso stato definito geoingegnere. Ugualmente sui bigiettini da visita e sull’organigramma degli studi in cui ho lavorato proprio per essere piu “cool” come direbbe Renzi e per essere al passo con i tempi altre al solito senior geologist si utilizzava il termine geoengineering. Ugualmente molte facoltà di geologia nella parte applicativa hanno corsi di geoingengeria. QUindi alla luce di tutto cio mi stupisce alquanto questa accezione misteriosa e negativa che sul web viene attribuita al termine geoingengeria, collegandola a personaggi loschi che vorrebbero camibare i destini del mondo con pratiche grottesche. Per me questi personaggi che pensano di ridurre la CO2 con gli specchi spaziali o che vorrebbero far piovere con immissioni di polveri di ioduro ecc.ecc. mi danno piu l’aria di folli chimici, alchimisti moderni malati di mente che non hanno nulla a che vedere con la geoingengeria. In ogni caso dal moi punto di vista questi tipi di intervetni chimici per modificare il clima o altro sono il lato piu folle e pericoloso di tutta la farsa dell’AGW, quello che potrebbe avere conseguneze veramente catastrofiche e pesanti sull’uomo e sulla vita del pianeta. Alla stragua proprio ieri veniva ricordato su un commento l’assurdità delle lampadine a risparmio energetico che funzionano con vapori di mercurio e sono infinitamente piu danose per l’ambiente delle precedenti a incandescenza.

    • teo

      Caro Giovanni,
      capisco lo stupore. Un equivalente e’ per l’uso del termine geofisico. La geofisica nelle scienze geologiche e’ principalmente legata agli studi dei cicli bio-geo-chimici e la si puo’ esemplificare nella figura di un laureato in geologia che si occupa appunto di questi studi( l’amico Franco Ricci Lucchi ed il suo incomparabile ‘La scienza di Gaia’ ne rappresentano l’essenza piu’ intima). Per i fisici il geofisico e’ un laureato in fisica che si occupa principalmente di Terra e Terra fluida, quindi oceanografi, meteorologi, climatologi ecc., una questione di terminalogie affini quindi.
      Nelle Scienze del clima con geo-ingegneria si intende questa cosa qui, cosa che ha preso molto risalto dagli studi e lavori di Paul Crutzen e del libro ‘L’inverno nucleare’.
      Sul mio biglietto da visita una volta mi sono divertito a mettere la dicitura Geo-ecofisiologo occupandomi di bilanci energetici superficiali…biglietti fortunatamente finiti da tempo visto le facce interdette degli interlocutori.

  5. Guido Botteri

    Per me la geoingegneria è come quel bambino che avesse avuto accesso ad un laboratorio di chimica, in assenza dei ricercatori veri, quelli che conoscono le reazioni dei vari elementi…. e che pensa sia lecito mettere insieme elementi a caso, per vedere l’effetto che fa…
    se poi ne esce vivo, è già un miracolo.
    Per fortuna le varie Commissioni sono formate da persone più ragionevoli, e ammoniscono che le conoscenze sono ancora assolutamente insufficienti (che è quello che ripeto anch’io da tempo), e bocciano in pratica la geoingegneria.
    Da ingegnere, quale sono, pur non essendo edile, e proprio perché non ho le conoscenze necessarie (pur avendo fatto l’esame di Scienza delle Costruzioni), non costruirei palazzi (quando non si sa bisognerebbe riconoscerlo a sé stessi ed astenersi da imprese dove il proprio know-how non è sufficiente), e soprattutto non costruirei un bellissimo grattacielo in legno di rovere… 🙂
    Alcune persone invece si lanciano in progetti di manipolazione del clima del pianeta, senza avere assolutamente le conoscenze per rendersi conto di quello che farebbero…

  6. Purtroppo la geo-ingegneria e´ gia´ iniziata da tempo con il sequestro della CO2 e anche se tante di queste alternative geo-ingegneristiche sembrano assurde, un sacco di milioni vengono investiti per svilupparle. Il problema non e´ che siano assurde, ma che non sappiamo, ne sapremo mai, quali possano essere le conseguenze, non siamo neppure in grado di monitorare cio´ che esiste, figuriamoci di prevedere …
    La cosa che mi meraviglia di piu´ e´ che chi insiste maggiormente su queste tecniche sono le stesse persone che sostengono che l´impatto antropico ha provocato i cambiamenti climatici. Che abbiano ragione o no sui cambiamenti climatici, come si puo´ pretendere di risolvere il problema impattando ancora di piu´??
    L´ uomo ha sempre avuto la memoria corta, qualche decina di anni fa gli americani decisero che avrebbero dovuto attenuare l´ intesita´ degli uragani, investirono diversi milioni in questo progetto, poi (indipendentemente dai risultati ottenuti) capirono che forse gli uragani avevano una loro ragione di esistere …

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