Allora, lo avevamo anticipato nei giorni scorsi, il ghiaccio marino dell’Artico ha invertito il trend stagionale. Di qui in avanti potrà solo aumentare, fino al picco invernale. Come già anticipato qualche giorno fa il bilancio di quest’anno è nettamente migliore di quello dell’anno scorso e, per molti aspetti, anche degli anni più recenti.
Per molti tra quelli che si interessano a queste cose, la fonte informativa di riferimento è il National Snow and Ice Data Center, ente che gestisce i dati e rende pubbliche costantemente le sorti del ghiaccio alle alte latitudini. Il loro messaggio ufficiale era dunque molto atteso. E loro che fanno? Semplice, un comunicato quasi interamente dedicato al minimo
Arctic sea ice reaches lowest extent for 2013
Scopriamo così che il ghiaccio che quest’anno manca all’appello rispetto alla media di riferimento è grande come un paio di stati degli Stati Uniti, senza essere messi al corrente del fatto che il ghiaccio che c’è in più quest’anno rispetto all’anno scorso ha un’estensione doppia di quella differenza.
Scopriamo che loro ‘si aspettavano’ un anno più favorevole, anche se in primavera circolavano presagi di ben altro tenore che nessuno si è preoccupato di smentire.
Scopriamo che secondo loro se le cose continueranno ad andare nella direzione della diminuzione con il rateo degli ultimi anni, il ghiaccio estivo artico sarà scomparso entro il 2100, dimenticandosi che il loro ex direttore, ora passato alla NASA, qualche anno fa scriveva di una non meglio specificata ‘death spiral’ in cui sarebbe entrato l’Artico che avrebbe portato alla scomparsa del ghiaccio entro pochi anni.
Scopriamo che quest’anno ha fatto più freddo lassù, nonostante il riscaldamento globale.
Scopriamo che negli anni di estensione minima, al polo regna l’alta pressione, e i venti prevalenti tendono a disperdere il ghiaccio, mentre quest’anno la bassa pressione e venti più favorevoli lo avrebbero compattato. Però si dimenticano di dirci come si mettono in relazione le dinamiche della pressione atmosferica, ovvero della circolazione e redistribuzione del calore, con il riscaldamento, specie ora che il mondo non si scalda più.
Scopriamo che l’anno scorso una forte tempesta giunta in agosto sarebbe stata determinante per il minimo storico, mentre quest’anno sarebbe accaduto il contrario. Anche in questo caso non è dato sapere come si mettono in relazione un trend di riscaldamento trentennale con eventi atmosferici che durano al massimo una settimana.
Scopriamo che il problema è nel fatto che il ghiaccio è sempre molto giovane, cioè si forma d’inverno e si scioglie d’estate. Non scopriamo però che quello in più rispetto allo scorso anno che quest’anno non si è sciolto l’anno prossimo sarà meno giovane, cioè più resistente.
E, infine, perla delle perle, scopriamo che se le condizioni di ventilazione e temperatura verificatesi negli ultimi mesi fossero arrivate negli anni ’80, cioè prima che iniziasse il trend negativo, avremmo finito per vedere un anno con il ghiaccio sopra la media.
Visti i toni da operetta di tutte queste scoperte, mi associo: sta iniziando una inversione di tendenza, quando gli esperti decideranno di spiegarci come e perché, ammesso che non si debba aspettare che il ghiaccio arrivi alla porta dei loro laboratori, sarà sempre troppo tardi.
Dunque, gustoso articolo su The Telegraph a proposito delle dichiarazioni della signora Connie Hedegaard, responsabile UE delle politiche climatiche:
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“I personally have a very pragmatic view.
“Say that 30 years from now, science came back and said, ‘wow, we were mistaken then now we have some new information so we think it is something else’. In a world with nine billion people, even 10 billion at the middle of this century, where literally billions of global citizens will still have to get out of poverty and enter the consuming middle classes, don’t you think that anyway it makes a lot of sense to get more energy and resource efficient,” she said.
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Traduco in modo sbrigativo, perché in questo momento sono soggetto ad un riscaldamento corporeo di due gradi e mezzo per sindrome influenzale…
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Io ho un approccio molto pragmatico. Anche se tra trent’anni la scienza ci dicesse “ci siamo sbagliati” [excusatio non petita?] le nostre politiche energetiche sono comunque corrette perché basate sul risparmio e l’efficienza energetica…
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Ovviamente fosse solo questione di risparmio ed efficienza energetica, saremmo tutti d’accordo. Se però il prezzo da pagare sono lampade al mercurio, che inquinano, e costi energetici ingiustificatamente alti per immettere in produzione tecnologie immature, che premiano gli speculatori del momento e danneggiano i cittadini (leggete la risposta di Lomborg nell’articolo) non ci siamo proprio. E meno male che la signora ha un approccio pragmatico.
Anche interessante questo dettaglio che finora mi ero perso:
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In the process of defending controversial policies, the EU has often linked extreme weather events to global warming after the IPCC said six years ago that it was more than 50 per cent sure that hurricanes, flooding and droughts were being caused by manmade global warming. That figure is expected to be revised down to less than a 21 per cent certainty that natural disasters are caused by climate change.
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In sintesi: sei anni fa c’era il 50% di sicurezza sul fatto che l’AGW causava un aumento di uragani, inondazioni e siccità. Ora la sicurezza è solo del 21%. Siccome purtroppo da noi si avvicina il periodo delle alluvioni, tenete presente – e fatelo presente, che ora lo dice pure l’IPCC.
Anche questa come perla non scherza, sempre dal NSIDC:” However, a shift in wind patterns or a period of late season melt could still push the ice extent lower.” Tuttavia un cambiamento nello schema dei venti o un periodo di sciogliemmo stagionale ritardato potrebbe ancora spingere più in basso il minimo stagionale…..
Insomma la speranza è l’ultima a morire. Intanto nevica vicinissimo Mosca e la Siberia registra una delle maggiori estensioni di terreno già innevato degli ultimi anni, sì sì quest’anno fa più caldo!
Colonnello Guidi,
sono un affezionato lettore di climate monitor. Apprezzo i suoi articoli redatti con profondo scrupolo e rigoroso metodo scientifico. Tuttavia, le confesso che provo un certo disorientamento quando pongo a confronto i suoi contributi e quelli pubblicati da importanti quotidiani nazionali. In particolare Lei conoscerà l’esperto o presunto tale Luca Mercalli che, dalle colonne de La Stampa, non perde occasione (anche oggi 27 settembre su La Stampa) per annunciare probabili catastrofi climatiche nell’arco di pochi decenni.
Sa, essendo di mezz’età non vorrei trovarmi come in “Waterworld” mediocre pellicola hollywoodiana con l’allora divo Kevin Costner, quasi sommerso dall’acqua…A parte la battuta di spirito, mi aiuta a comprendere la radicale diversità di conclusioni su un tema come il clima che dovrebbe essere oggetto di studio analitico senza assurde contese stile guelfi ghibellini.
Cordialmente
Roberto
Roberto, ognuno risponde per se’. Le catastrofi dei prossimi decenni sono come quelle di questi decenni, annunciate un sacco di volta ma in evidente ritardo…
gg
“l’anno scorso una forte tempesta giunta in agosto sarebbe stata determinante per il minimo storico”
sì
peccato però che attribuirono la cosa agli effetti del riscaldamento globale, e non alla forte tempesta, come dicevano gli scettici
e allora
lo vogliamo notare che almeno questa volta è
“provato, e fuori di ogni ragionevole dubbio”
che loro hanno sbagliato e che gli scettici invece avevano ragione ?