Nei giorni scorsi le temperature misurate con le sonde satellitari, di cui solitamente riportiamo i rilevamenti, hanno fatto registrare una fase di picco molto interessante, segnando quello che a tutti gli effetti può essere considerato un record nel pur breve data set di riferimento (NOAA, qui e qui).
L’anomalia, registrata nella normale fase di picco stagionale, è stata discussa su vari blog specializzati. In particolare, sul blog di Antony Watts, ho trovato il link ad un breve approdondimento di Roger Pielke Sr., che propone una duplice ma dicotomica spiegazione, arrivando a mettere in gioco il suo personale punto di vista sull’intera problematica del riscaldamento globale.
La prima di queste parte dal contestuale insorgere di una fase positiva delle temperature di superficie dell’Oceano Pacifico Orientale, con la quale la NOAA ha dichiarato ufficialmente che siamo passati ad una fase di Niño, che lo stesso Pielke ha discusso qui, sul suo blog. In associazione con quanto scritto da Roy Spencer con riferimento alla dipendenza delle dinamiche climatiche dalle caratteristiche globali della circolazione atmosferica, se questa anomalia dovesse rientrare velocemente nel pattern seguito recentemente, si confermerebbe che il solo trend della temperatura media di superficie non è adatto a descrivere l’evoluzione del sistema, spiegandone così lo scostamento dalle proiezioni e la sostanziale variabilità naturale.
Diversamente, se l’anomalia dovesse persistere in un ambiente di abbondante e ben mescolata concentrazione di anidride carbonica, sempre secondo Pielke Sr., potrebbe segnare la ripresa del riscaldamento, arrivando a confermare quanto sostenuto nella maggior parte della letteratura di riferimento del Panel delle Nazioni Unite (IPCC), ossia che fasi anche decadali come quella recente di limitato o del tutto assente riscaldamento devono essere considerate normali in un trend di lungo periodo di tendenza all’aumento delle temperature.
Ancora più interessante la chiosa di questo intervento. “Il risultato di questo test reale a livello globale, influenzerà certamente il mio punto di vista sulla teoria del riscaldamento globale“.
Aspettiamo termometro alla mano.
Solo per informare sul nuovo indirizzo…
Non so perchè ma ho l’impressione che tu continui a far finta di non capire che ciò che sto mettendo in evidenza è che il problema si pone dal 2003 (guarda caso quando le temperature satellitari hanno iniziato il loro declino), non su tutta la serie dall’inizio delle rilevazioni satellitari :-). Metto in evidenza altresì che tale differenza continua ad aumentare e i dati dello scorso mese ne sono una clamorosa evidenza. In ogni caso ritengo inutile continuare a tediare eventuali lettori di questa discussione con un confronto che se non mi sbaglio abbiamo già avuto in seguito ad un post di argomento similare e che evidentemente non porta a niente ;-).
@Lorenzo
Devo essermi espresso male. Nonostante le due tipologie di misura “guardino” a cose diverse, non è questione di opinione che siano sostanzialmente in accordo; sono dati di fatto.
Prendi i dati, normalizzali per la stessa baseline (immagino tu sappia che sono diverse) e poi fammi sapere quel’è lo scarto medio che trovi; non so perchè ma ho propio l’impressione che tu non l’abbia mai fatto 😉
Affermare che dal 2003 ci sia un aumento, significa assumere il 2003 come punto di partenza. Mai neanche pensato ai decenni precedenti o al trend generale. Inoltre io mi riferivo appunto alla variabilità fra mese e mese, che anche tu ammetti essere diversi decimi di grado.
Se poi a tuo riguardo sono in “sostanziale accordo” ed il tutto ti sembra “molto soddisfacente”, beh, meglio così, una volta tanto lascia che siamo noi a preoccuparci: voi riguardo ad un pianeta sulla graticola, noi riguardo alla discordanza fra i sistemi di rilevazione 😉
@Lorenzo
Certo sarebbe bello che satelliti e stazioni di superficie misurassero la stessa cosa, ma purtroppo non è così; non ci si dovrebbe aspettare una coincidenza di valori. Il sostanziale accordo, anzi, mi sembra davvero soddisfacente.
In ogni caso, la tua affermazione che dal 2003 ci sia un aumento della discrepanza mi sorprende. Ad un’analisi un pò meno superficiale si ottiene una progressiva riduzione delle differenze fra GISS e entrambi i data set satellitari. La differenza media dal 2003 ad oggi è di circa 0.04 °C per RSS e 0.07 °C per UAH a fronte di una media di 0.18 e 0.17 nel primo decennio e di 0.12 e 0.14 su tutto il periodo. Fra mese e mese invece la variabilità è molto maggiore, diversi decimi di grado.
@Achab
E’ vero, la ciclicità è particolarmente marcata per UAH, ma per il momento, nel 2009, RSS segue un pò staccata la sua falsariga. Differenze NASA-RSS: gen 0.21, feb 0.21, mar 0.3, apr 0.26, mag 0.47, giu 0.56.
Come si vede, perfettamente stabile fino ad aprile, boom a partire da maggio. Naturalmente questi confronti andrebbero fatti anche per gli anni passati, per verificare che sia davvero così….magari quando ho un pò di tempo 🙂 Per inciso si può notare come le temperature NASA siano costantemente più alte di almeno 0.2…e questo più o meno a partire dal 2003, ovvero quando le temperature globali secondo i satelliti hanno iniziato a declinare….
@ Georgiadis
🙂 si sa che voi fisici genialoidi intenti a scandagliare le profondità dell’universo perdete di vista ciò che è banale per i comuni mortali 😉
a parte le battute, la mia è un’idea buttata là , l’unica cosa che mi era venuta in mente legata ad un ciclicità annuale è stata, per quanto ovvia, l’alternanza e la contrapposizione delle stagioni fra emisfero nord e sud, che sono contrapposti anche riguardo a densità di stazioni ed urbanizzazione. Tra l’altro il fatto che la differenza si accentui in estate, potrebbe indicare che un ruolo fondamentale è svolto non tanto dalle attività umane quali ad esempio il riscaldamento invernale, quanto piuttosto dal cambiamento dell’uso del suolo nelle aree urbanizzate, i cui effetti sulle temprature dovrebbero essere massimi proprio quando è massima la radiazione solare, ovvero in estate per quanto riguarda l’emisfero nord…
se non sbaglio questo è proprio il tuo pane quotidiano 😉
@Lorenzo
Che l’influenza dell’ENSO fosse assodata è chiaro; meno chiara mi sembra la consistenza con il trend sottostante, che è propio ciò che volevo mostrare.
La ciclicità particolamrente marcata di UAH non è nel confronto con GISS ma in assoluto. Non c’entrano le isole di calore, la cattiva locazione delle stazioni e quant’altro. Leggi cosa dice il Dr. Christy che ho linkato, ti sarà più chiaro.
@Lorenzo
“Riguardo alla differenza fra UAH e GISS, il fatto che presenti una ciclicità interannuale è semplicemente una conferma di quello che molti vanno ripetendo da anni, ovvero della cattiva distribuzione delle stazioni di rilevamento a terra, distribuzione fortemente influenzata da fattori come la presenza di terre emerse, preponderante nell’emisfero nord, e di urbanizzazione, anch’essa ovviamente preponderante nell’emisfero nord.”
Peccato! Rispondendo “non lo so” mi sono perso una occasione per darmi ragione 🙂
Che le temperature globali fossero fortemente guidate dall’indice MEI credo fosse cosa assodata. Come cosa assodata dovrebbe essere il fatto che nè le une, nè l’altro crescono più da oltre 10 anni come si vede bene anche dal grafico gentilmente proposto da Achab: la chiara progressione di entrambe le curve, con i minimi ed i massimi costantemente più alti rispetto al periodo precedente, si arresta nel 1998.
Riguardo alla differenza fra UAH e GISS, il fatto che presenti una ciclicità interannuale è semplicemente una conferma di quello che molti vanno ripetendo da anni, ovvero della cattiva distribuzione delle stazioni di rilevamento a terra, distribuzione fortemente influenzata da fattori come la presenza di terre emerse, preponderante nell’emisfero nord, e di urbanizzazione, anch’essa ovviamente preponderante nell’emisfero nord.
Tale differenza in ogni caso si è accentuata negli ultimi anni e ritengo che 0.6° C sia un valore davvero indecente, per cui a mio modesto parere la priorità per chi si occupa di clima dovrebbe essere indagare il fenomeno e capire finalmente quale delle 2 rilevazioni è attendibile, poichè la veridicità dei dati è alla base di qualsiasi possibile ragionamento, ipotesi e teoria scientifica.
@Daniele Gamma
La risposta veloce sarebbe un secco “non lo so”. Si può però osservare che l’anomalia UAH presenta una non spiegata ciclicità annuale con un pronunciato minimo propio nei mesi di maggio e giugno. Questa discrepanza non è quindi un’eccezione ma si ripresenta annualmente.
Nel file readme sul sito UAH il Dr. Christy ne da una possibile spiegazione, ma al momento anche la sua risposta veloce sarebbe un “non lo so” 🙂
@Teo Georgiadis
Sono assolutamente daccordo sul problema del bias; io, all’estremo opposto, ho pensato di aver preso per errore gli stessi dati GISS leggermente modificati tanto mi sembravano identici 😀
Su Pielke, in un post successivo (la “scommessa” cui facevo riferimento) l’ha messa giù drastica, due sole ipotesi, da verificare con l’andamento nel prossimo futuro, il cui risultato “will certainly influence my viewpoint on climate science”. Forse fra non molto vedremo il Dr. Pielke Sr. dalla parte dell’AGW 🙂
@Daniele Gamma
Riferimento a quella piccola ( 😉 ) differenza di 0.6 °C??
Molto onestamente io non saprei.
Ci sono commenti interessanti al blog di McIntyre:
http://www.climateaudit.org/?p=6586
@Achab
molto interessante, anche se all’inizio ho fatto un po’ fatica a riconoscere le curve, mio evidente bias 🙂 .
Siamo d’accordo: non escludo la compatibilita’ con un trend in crescita.
Pielke, se ho capito bene, ci dice che il messaggio potrebbe essere: clima dominato dalla circolazione e non un global annual average della temperatura. Io mi accontenterei di risolvere questo come primo target. Non sarebbe poco perche’ sono due strade che portano a adattamento-mitigazione diversi ed e’ li che ce la giochiamo tutta.
@Teo Georgiadis
Quanto segue riguarda, in parte, ciò da te scritto di recente in altro post a proposito dell’anomalia degli ultimi 10 anni.
Riguardo invece il titolo del post e la “ripresa” del global warming, io credo che non ci sia nulla da riprendere in quanto nulla è mai cessato. Riprendo l’analisi proposta da tamino qualche tempo fa in altro blog e la rendo ancora più semplice per essere alla mia portata. Non ho fatto altro che prendere l’intervallo temporale 1965-2008 (medie annuali GISS), calcolare il trend lineare e aggiungere la variabilità data dall’indice MEI. A occhio e grossolanamente ho aggiustato il lag e un fattore moltiplicativo al MEI (6 mesi per il lag e 0.1 a moltiplicare il valore dell’indice). Il risultato lo trovate qui:
http://img368.imageshack.us/img368/755/meiz.jpg
Premesso che non voglio sostenere in alcun modo che sia un’analisi quantitiva corretta, la similitudine nell’andamento mi sembra evidente. In particolare sono da notare le due eruzioni vulcaniche segnate, che coincidono con i periodi di maggior discostamento fra i dati e la mia “simulazione”, e che l’ultimo decennio è assolutamente compatibile con un trend lineare in crescita.
Se è vero quanto detto, la “scommessa” di Pielke dovrebbe riguardare più che altro la durata del Niño e il conseguente impatto sulla media annuale dell’indice MEI. Ma questo non desterebbe molta attenzione nei media e nella cosiddetta blogsfera.
Buongiorno
Sono un Vs. lettore accanito, a proposito di temperature, volevo conoscere il Vs. punto di vista riguardante la differenza di misurazione delle temperature, per il mese di Giugno 2009, tra Nasa e Uah .
Saluti
Beh, Pielke Sr. ha fatto una scommessa ragionata, anche se mi sembra molto legata alla teleonomia del riscaldamento. Infatti, diversi scrivono di rappresentazioni nelle quali, in un mondo in riscaldamento, ci si puo’ aspettare comunque delle fasi di stasi o di raffreddamento. Per me pero’ non significa affatto che questi risultati implichino la conseguenza inversa ovvero che una stasi sia necessariamente conseguente ad un mondo in riscaldamento. Continuo a vederci dei break-point sara’ che mi ha influenzato Mariani.
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