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Non tutti i mali vengono per nuocere

Il titolo di questo post avrebbe anche potuto essere “Caldo è bello”, ma qualcuno avrebbe potuto pensare che avessi preso un colpo di sole. Anche perché è fresco di stampa un paper su Environmental Research Letters in cui lasciando andare a briglia sciolta i soliti modelli climatici e i soliti scenari di emissione si prospettano ondate di calore di intensità eccedenti da 3 a 5 volte oltre la normale variabilità delle temperature per le decadi a venire (qui su Science Daily per il riassunto). Ma non è questo l’argomento di oggi o, meglio, non lo è direttamente.

 

Prendendo spunto anche dall’ultimo editoriale di Giovanni Sartori uscito sul Corriere della Sera, pezzo che abbiamo sommariamente commentato appena qualche giorno fa, oggi parliamo di risorse idriche e dell’impatto che su queste potrebbero avere potenzialmente la crescita demografica, le emissioni di CO2 e i cambiamenti climatici. Per certi aspetti, anche su questi argomenti siamo freschi di commento, avendo recentemente parlato di uno studio secondo il quale la diminuzione di massa dei ghiacciai dei due principali bacini dell’Himalaya e l’aumento delle precipitazioni che si prospettano sulla stessa area in ragione dei cambiamenti climatici dovrebbero elidersi a vicenda rislutando in una disponibilità idrica pressoché invariata per le popolazioni di quell’area.

 

Ma, per quel che abbiamo letto in quello studio, il fattore popolazione, ovvero l’aumento della stessa, non era tra le variabili esaminate, né lo era l’effetto diretto dell’accrescimento della CO2 sull’uso che le piante fanno delle risorse idriche. Questo differente punto di vista è invece l’oggetto di un altro studio ancora, redatto a cura di ricercatori dello UK met Office, in cui si cerca appunto di prendere in esame tutti i fattori in gioco. Naturalmente, anche in questo caso, si parla di diritti esclusivi delle tecniche di simulazione delle dinamiche del clima, per cui, pinze alla mano per non scottarsi, cerchiamo di capire di che si tratta.

 

 

Ci aiutano un esaustivo comunicato stampa emesso proprio dal Met Office e un commento di Judith Curry, che ha prontamente ripreso l’argomento sul suo blog. Il paper in questione è questo:

 

The importance of population, climate change and CO2 plant physiological forcing in determining future global water stres

 

Tre gli higlights che troviamo in testa al comunicato stampa:

 

  1. Concentrazioni più elevate di anidride carbonica (CO2) cambieranno in futuro il modo in cui le piante fanno uso dell’acqua, e potrebbero aiutare ad attenuare la carenza idrica [water stress] generate da una popolazione più numerosa e dai cambiamenti climatici.
  2. L’aumento della popolazione è previsto che sia il fattore principale per il numero di persone che sperimenteranno una carenza idrica nel corso del 21° secolo.
  3. Il cambiamento climatico è previsto essere meno importante, e potrebbe di fatto diminuire il numero di persone a livello globale soggette a stress idrico – sebbene regionalmente ci saranno vincitori e perdenti.

 

Insomma, con più CO2 disponibile le piante diventerebbero più efficienti nell’usare l’acqua, liberando risorse per la popolazione in crescita. Il cambiamento climatico e i suoi effetti sul ciclo dell’acqua, nella fattispecie sembra non si immagini che possa avere un ruolo determinante, ruolo invece giocato quasi interamente dalla crescita demografica.

 

Nel contesto di proiezioni che “vedono” per fine secolo ben 4 miliardi di esseri umani avere un qualche genere di stress idrico, l’aumento della CO2 potrebbe ridurre a 3 miliardi questo numero di per se non poco preoccupante. nello studio non se ne parla, ma forse vale la pena aggiungere che una maggiore concentrazione di CO2 vuol dire anche aumento di cibo disponibile per le piante stesse, cioè anche per quelli che le piante le mangiano, cioè sempre la popolazione. All’acqua, quindi, aggiungiamo anche il pane, che tutto sommato non guasta.

 

Vabbè, direte voi, sempre di simulazioni si tratta, e il cielo sa se la faccenda ci piace molto poco, date le deludenti performance cui queste stanno andando incontro. Vero, ma c’è un altro messaggio non poco significativo da portar via dal comunicato stampa e da questo studio. Si parla della necessità di analizzare tutti i fattori in gioco anche con riferimento ad eventuali politiche di mitigazione. Delle azioni volte a ridurre le emissioni di CO2 in favore di altri gas serra, potrebbero lasciare invariato il problema dei cambiamenti climatici, eliminando però gli aspetti positivi dell’aumento della concentrazione di anidride carbonica analizzati e prospettati. Non so a voi, ma ame sembra un cambiamento di rotta non banale in ordine alle lenti con cui si sta iniziando a guardare al tema dei cambiamenti climatici, speriamo non sia un colpo di sole isolato!

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Published inAttualitàClimatologia

2 Comments

  1. Luigi Mariani

    Caro Guido, carico la spingarda con i primi elementi critici che colgo in questo lavoro:
    – oggi non sappiamo quanto piove in giro per il mondo, nel senso che reti pluviometriche “fanno acqua da tutte le parti”
    – i modelli fanno fatica a prevedere la pioggia a 1 giorno, figuriamoci a 100 anni.
    – simulare il runoff è di una difficoltà estrema (e te lo dice uno che ci prova da tempo)
    – che effetto può avere sulla previsione di evapotraspirazione a 100 anni la manifesta incapacità dei GCM a prevedere le nubi (e dunque la radiazione solare globale) e temperature (per non parlare del vento e dell’umidità relativa)?
    In sostanza il lavoro di Wiltsihire et al mi pare senza dubbio di moda (cosa non si farebbe oggi con i modelli…) ma temo che graviti più nel campo della fantascienza che in quello della scienza.
    Certo, gli autori prendono atto (bontà loro) del fatto che la CO2 non è il demonio il che una volta, prima del lavaggio del cervello cui siamo stati sottoposti per oltre 20 anni, lo sapevano anche i bimbi delle scuole elementari…
    Sono comunque d’accordo con te: occorre gioire di fronte a queste queste ammissioni, augurandosi che prelundano ad un rinsavimento generale.
    Luigi

    • Luigi, ci sta che prima o poi qualcuno decida di capire davvero che succede, piuttosto che pensare di saperlo e cercarne le prove.
      gg

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