E’ cronaca recente, anche se ormai piuttosto fredda. Nei primi giorni del maggio scorso, più precisamente nel pomeriggio del giorno 3, due trombe d’aria hanno interessato la pianura modenese e bolognese. Paolo Mezzasalma, meteorologo del Servizio IdroMeteoClima dell’ARPA Emilia Romagna, ha scritto un articolo molto interessante sui dettagli di quell’evento, allargando il discorso alla natura della genesi di questo genere di fenomeni, al loro passato e, per quanto possibile, anche al loro futuro.
Avendo ricevuto la sua autorizzazione avrei potuto pubblicare il testo per esteso, ma ho preferito mantenerne la forma originale e lasciarvi il pdf disponibile per il download, così come pubblicato sulle pagine dell’ARPA Emilia Romagna. Per stuzzicarvi l’appetito, quello che trovate qui sotto è un breve estratto dell’articolo:
Una delle domande più pressanti che ci è stata rivolta dopo il 3 maggio è: “Fenomeni di questo tipo sono nuovi per la nostra zona?” La risposta breve è: no! E’ vero, invece, che ci si dimentica troppo in fretta di quanto è accaduto nel passato, e questo non solo nell’ambito delle vicende meteorologiche ma, in genere, tutte quelle volte in cui si fa affidamento alla memoria umana. Oggi, per fortuna, è facile reperire in rete molte informazioni storiche così che, in pochi istanti, si possa venire a conoscenza di un tornado che nel 1965 provocò 9 vittime nella zona di Fiorenzuola (PC) e di un altro che, cinque anni dopo, tolse la vita a ben 36
persone nei territori tra Padova e Venezia (www.tornadoit.org). L’esperienza mia diretta e le ricerche pubblicate nel passato (Simonini, AER n° 5 del 1995) ci fanno affermare che ci sono in media uno o due tornado l‟anno in Emilia-Romagna, sebbene quasi sempre d’intensità molto inferiore. I tornado, insomma, sono una caratteristica del nostro clima, anche se adesso, a mia opinione, la velocità delle informazioni, le nuove tecnologie, che permettono l’individuazione da remoto, e le registrazioni filmate hanno aumentato la sensibilità verso questi e altri fenomeni intensi. Si sente spesso dire sui mass media o nelle registrazioni di filmati amatoriali che questi fenomeni sono causati da una “tropicalizzazione” del clima delle nostre zone. Diciamo subito che i tropici non c’entrano per nulla con quanto osserviamo. I tornado più intensi, cioè le trombe d’aria mesocicloniche o, per essere più precisi, le supercellule generatrici, sono una caratteristica delle medie latitudini. E’ infatti a queste latitudini che si possono combinare quei fattori che portano alla formazione di una supercellula, a cominciare dal più importante, l’esistenza a breve distanza tra masse d’aria diversa, una calda, sia di tipo umido sia di tipo secca, e l’altra più fredda. Ai tropici, per definizione, non c’è la massa d’aria fredda che permetta quel livello di shear del vento grazie al quale una corrente ascensionale possa rotare su sé stessa. Ai tropici ci sono altri tipi di tempesta. A noi le nostre, tra le quali i tornado mesociclonici, che prendono l‟energia proprio dalla differenza tra le masse d’aria.
Il resto, molto altro, lo trovate qui: Cronaca di un Tornado tra Modena e Bologna
Per chi avesse poco tempo, inoltre, su Eco-Scienza 2/2013 è anche disponibile una versione ridotta dell’articolo.
NB: Grazie a Paolo per aver voluto condividere il suo lavoro con le nostre pagine!
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