In fondo tutti sapevano che prima o poi ci saremmo arrivati. E’ necessario ridurre le emissioni perché questo dicono i modelli di simulazione del clima? Bene, visto che l’attendibilità di questi sistemi di proiezione è tutta da dimostrare e, anzi, recentemente sta mostrando seri problemi, piuttosto che caricarci di costi insostenibili senza tener conto del fatto che c’è ancora molto da capire, proviamo a legare i costi della mitigazione del riscaldamento globale a ciò che succede realmente.
E’ la proposta di Ross McKitrick, economista canadese specializzato in problematiche ambientali e già noto alle cronache climatiche. Una carbon tax legata alle dinamiche delle temperature della troposfera tropicale e un mercato di futures trentennali di certificati di esenzione dalla tassa. Se le temperature aumenteranno vertiginosamente come dicono i modelli anche la tassa aumenterà innescando la leva di aumento dei costi dell’uso delle fonti fossili a beneficio della transizione ad altri sistemi energetici, stimolando al contempo la ricerca sia nel settore energetico che in quello più specificatamente climatico. Invece, se la temperatura non dovesse aumentare o dovesse farlo molto meno del previsto (cosa che già è), la tassa sarà bassa, il processo di decarbonizzazione più lento perché non così urgente e saranno affrontati solo i costi che vale la pena affrontare.
An Evidence-Based Approach To Pricing CO2 Emissions
Nel frattempo, aggiungerei, nulla vieta che siano implementate altre azioni di immediato beneficio ambientale, come ad esempio gli interventi sulle aree urbane cui accennava qualche giorno fa l’amico Teo Georgiadis, perché magari potremmo scoprire, qualora non fosse già abbastanza chiaro, che nelle nostre città fa caldo perché non circola l’aria, non perché la temperatura media del pianeta è aumentata di 7 decimi di grado.
Ora, il mio commercialista dice sempre che di economia non ne capisco un accidenti. Temo abbia ragione, perché la proposta mi sembra sensata, ripeto pur non sapendo neanche in cosa possa consistere un mercato di futures di certificati di credito fiscale. Sono però curioso sapere cosa ne pensate voi, magari tra i nostri lettori c’è qualcuno che leggendo il paper di McKitrick può darci una mano a capire. Penso però di sapere già cosa ne penseranno le vestali del clima: guai a mettere in piedi qualcosa che sia agganciato al mondo reale e, soprattutto, guai a perder tempo dietro a pratiche dilatorie, bisogna agire subito, anzi, a pensarci bene è già troppo tardi!
eh eh, mi sa che le azioni “mitiganti” sarebbero in pratica annullate, se ci agganciassimo al mondo reale, e se il mondo reale fosse misurato come si deve;
perché ultimamente ci sono notizie che andrebbero approfondite, come questa:
http://wattsupwiththat.com/2013/07/04/the-australian-bureau-of-meteorology-gets-it-wrong/
se la misura viene agganciata ai soldi, chi ci garantisce che al misura sarà esatta ?
(visto che c’è chi già afferma che qualcosa non funzionerebbe come dovrebbe)