Da qualche giorno gira in rete una notizia che presto approderà sui media generalisti:
Il ritiro dei ghiacciai sta riportando alla luce piante sepolte durante la Piccola Età Glaciale
Si tratta di briofite, ovvero piante con l’organizzazione più primitiva e sostanzialmente prive di tessuti conduttori. Vegetali in grado di restare “in letargo” anche sotto al ghiaccio, per poi tornare ad aver vita se e quando le condizioni ambientali tornano ad essere favorevoli. Appunto, tornano. Ciò vuol dire che prima della PEG le condizioni ambientali erano favorevoli, i ghiacciai erano meno estesi di adesso e magari la temperatura era anche più alta. Tutto questo a partire da 400-600 anni fa. A nessuno viene in mente quale inarrestabile effetto antropico può averle fatte crescere prima di seppellirle sotto al ghiaccio?
Restiamo sempre in argomento biosfera. Da Science Daily:
L’alta anidride carbonica sta rendendo più verdi le zone aride
Anche in questo caso si tratta di un nuovo paper, uscito fresco fresco sul GRL. Incredibile, anche le piante, se c’è più cibo crescono e prosperano. E il cibo delle piante è la CO2. L’abstract:
Satellite observations reveal a greening of the globe over recent decades. The role in this greening of the ‘CO2 fertilization’ effect – the enhancement of photosynthesis due to rising CO2 levels – is yet to be established. The direct CO2 effect on vegetation should be most clearly expressed in warm, arid environments where water is the dominant limit to vegetation growth. Using gas exchange theory, we predict that the 14% increase in atmospheric CO2 (1982–2010) led to a 5 to 10% increase in green foliage cover in warm, arid environments. Satellite observations, analysed to remove the effect of variations in rainfall, show that cover across these environments has increased by 11%. Our results confirm that the anticipated CO2 fertilization effect is occurring alongside ongoing anthropogenic perturbations to the carbon cycle and that the fertilisation effect is now a significant land surface process.
Ricapitolando: il ritiro dei ghiacciai, che tra l’altro è iniziato parecchio tempo prima che si potesse parlare di effetto antropico, riporta alla luce vegetali cresciuti in ambienti più favorevoli, i quali, evidentemente, stanno tornando tali; nel frattempo la concentrazione di CO2 in atmosfera rende più verdi i deserti, verrebbe da dire alla faccia della desertificazione. Certo che ‘sto global warming è veramente un flagello…
[…] Sicché, in un Mediterraneo più caldo e più arido Ulivi e viti se la passerebbero scura. Ma, naturalmente, si tratta di proiezioni, affidabili fino a quando non arriva la prova contraria. Appunto. […]
Trovo con piacere questa conferma dell’utilità, malgrado la relativa maldicenza, della CO2. Già in passato (quand’ancora non sapevo, o forse neppure c’erano, siti eroici come questo) lessi che in verità essa non è veleno ma alimento per piante (l’aveva scritta, se non ricordo male, A.Zichichi) e mi ci sentii subito d’accordo, poi l’ho riletta sulle pagine del prof. Franco Battaglia confermandomi quanto già ritenevo giusto e in più ho ritrovato un’asserzione simile nel sito americano di Kary B.Mullis: uno dei primi critici dell’eco-catastrofismo (vedi negli ultimi capitoli della sua vivace biografia), ove s’indica che nel periodo Carbonifero risulta, da rilevamenti bioarcheologici, che una rigogliosa e fertile vitalità pervadeva il nostro pianeta… Dunque non erravo a giudicare, contro la maggioranza di “scienziati” ed “esperti”, valide tali considerazioni in contrasto con l’allarmismo dominante.
Guido,
grazie anzitutto perchè è necessario segnalare quella che è una palese contraddizione rispetto agli slogan della “cultura dominante” ed in particolare quello per cui, grazie alla perfida CO2, la desertificazione debba per forza sempre avanzare (e per desertificazione non intendo qui l’avanzata dei deserti – che è invece da chiamare “desertizzazione” – ma l’aumento dei territori non più in grado di “supportare” la vita vegetale e di conseguenza quella animale).
Questo mito culturale ha radici profonde e ad esempio il letterato Chateaubriand scriveva che “la foresta precede l’uomo, il deserto lo segue” (http://spazioinwind.libero.it/serenaonline/aforismi.htm), slogan bellissimo ma che trova ahimè chiarissima smentita nell’Italia del 20° secolo, in cui la superficie a bosco in 100 anni è quasi raddoppiata, suppongo in virtù del crescente inurbamento delle popolazioni.
Ieri scrivendo a un amico che mi chiedeva informazioni sull’argomento del “global greening” mi sono trovato a cercare quanto da me scritto su CM in passato e con il motore di ricerca ho rintracciato almeno 5 post che sono:
http://www.climatemonitor.it/?p=29370
http://www.climatemonitor.it/?p=28389
http://www.climatemonitor.it/?p=28254
http://www.climatemonitor.it/?p=26639
http://www.climatemonitor.it/?p=24816
Mi domandavo se, per ragioni di completezza dell’informazione, non varrebbe la pena che ad ogni nuovo post venisse attribuito un argomento e che fosse possibile per il lettore diporre dell’elenco di tutti gli altri post che tale argomento hanno trattato.
Che ne pensi?
Ciao.
Luigi
Luigi,
se ai post viene attribuita la giusta categoria, e questo dovrei farlo io ma non sempre accade, qualcosa del genere, sebbene non dettagliato di fatto già esiste. Per avere di meglio occorre un plug-in che consenta appunto di segnalare quanto già scritto su quello specifico argomento o su argomenti ad esso correlati che si vogliono mettere in evidenza. Alcuni di questi plug-in lavorano in automatico ma in essi non nutro molta fiducia (ci sarebbe da fare qualche test), altri forse consentono di fare delle segnalazioni ad hoc, procedura più utile ma più impegnativa, perché i post vanno ricercati come hai fatto tu e, ahinoi, ne abbiamo scritti ormai moltissimi. Ultima ratio, farlo a mano in chiusura del post, fisicamente editando i link degli articoli che si vuole segnalare (più o meno come sopra in termini di impegno).
Comunque, raccolgo senz’altro il tuo suggerimento e vedo cosa si può fare.
gg